Caffè ristretto – Khaled al-Qaisi, studente italo-palestinese, è stato arrestato dalle autorità israeliane senza accuse lo scorso agosto, mentre varcava il confine con la Giordania. Nonostante gli appelli della famiglia, il Tribunale ha prolungato l’arresto fino al 14 settembre e poi fino al 1 ottobre.
Leggi tutto: Khaled al-Qaisi: l’arresto dell’italo-palestinese di cui nessuno parlaKhaled al-Qaisi è uno studente e traduttore italo-palestinese dell’Università La Sapienza di Roma, co-fondatore del Centro Documentazione Palestinese, un’associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia. Il 31 agosto si è recato al valico di Allenby, sul confine tra Cisgiordania e Giordania, da cui avrebbe poi dovuto fare ritorno a Roma, ma al controllo dei bagagli è stato arrestato.
Khaled viaggiava con la moglie, Francesca Antinucci, e il figlio di 4 anni, con i quali si era recato a Betlemme per trascorrere le vacanze con la sua famiglia che risiede in Cisgiordania, nel campo profughi di Azza. In una lettera aperta, la moglie di Khaled racconta del fermo arrivato al momento del controllo dei documenti e dei bagagli, e del suo allontanamento dal marito, il quale è stato portato via senza fornire alcuna motivazione. A Francesca sono state rivolte una serie di domande sulla sua vita privata e soprattutto sull’orientamento politico del marito, prima che lei e il figlio venissero fatti entrare in Giordania senza soldi, né cellulare, capaci di raggiungere l’ambasciata italiana di Amman solo nel tardo pomeriggio grazie all’aiuto di alcune persone del posto.
La loro presenza al varco era dovuta al fatto che Khaled, cittadino palestinese, poiché nato su suolo cisgiordano, secondo la legge israeliana, per raggiungere il suo Paese di nascita è costretto a far scalo su suolo giordano, invece del più vicino aeroporto di Tel Aviv.
Lo scorso 7 settembre, lo studente italo-palestinese è stato convocato per un’udienza al Tribunale israeliano di Rishon Lezion, vicino Tel Aviv, dove è apparso in buone condizioni e accompagnato dall’avvocato arabo-israeliano Ahmed Khalifa. Durante l’udienza, il procuratore israeliano ha rivolto al ricercatore diverse domande sulla sua permanenza in Cisgiordania e, al termine della stessa, ha decretato il prolungamento del periodo di confinamento fino al 14 settembre, quando una nuova udienza ha rinnovato l’arresto per altri sette giorni e poi fino al 1 ottobre.
Intanto, insieme a Francesca e Lucia – madre di Khaled – che chiedono “a chiunque ne abbia il potere” di esercitare “tutte le pressioni necessarie per la sua celere liberazione”, diversi esponenti politici italiani si sono mobilitati per riportare la notizia all’attenzione della premier Giorgia Meloni e del Ministro degli Esteri Tajani. Il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha scritto al capo della Farnesina per conoscere quali siano le modalità che intende adottare per tutelare al-Qaisi e assicurare che sia sottoposto a giusto processo, nonché che le condizioni di detenzione siano conformi agli standard internazionali. Anche il M5S si è espresso tramite la deputata Stefania Ascari, che dice «No a un altro caso Zaki». Più dura è, invece, l’accusa di Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare, denunciando che «in quella che ancora viene spacciata come la ‘sola democrazia mediorientale’ è detenuto dal 31 agosto scorso un cittadino italo palestinese, stimato ricercatore universitario in Italia, colpevole di sostenere i diritti del suo popolo».
Acerbo, come molti, pone l’accento sul comportamento decisamente poco democratico di Israele, soprattutto in un momento in cui è la sua stessa popolazione a non definirla tale, mentre protesta nelle piazze contro la riforma della legge giudiziaria in atto da Netanyahu.
Alessia Mazzaferro
Immagine di copertina: “Flying check point in the Old City.” by ISM Palestine is licensed under CC BY-SA