Caffè lungo – Lo scontro fra il premier Plenković e il Presidente della Repubblica Milanović ha condizionato le elezioni politiche dello scorso 17 aprile e condizionerĂ anche la formazione del nuovo Governo.
LE ELEZIONI
Il 17 aprile scorso si sono tenute le elezioni parlamentari in Croazia. Il partito fondato da Franjo Tuđman – il primo e controverso Presidente della Repubblica di Croazia – l’HDZ (Unione Democratica Croata) ha ottenuto 61 seggi, mentre la coalizione di opposizione “Il fiume della giustizia”, guidato dall’SDP (Partito Social Democratico di Croazia), si è assicurata 42 posti in Parlamento. Apparentemente, nulla è cambiato rispetto alla scorsa legislatura in cui l’HDZ governava e controllava in toto la vita pubblica croata. In realtà , però, la scena politica di Zagabria è instabile e incandescente, non solo perché l’HDZ non ha più la maggioranza assoluta e dovrà chiedere l’appoggio ai partiti minori, ma anche per via dello scontro fra il Premier Andrej Plenković e il Presidente della Repubblica Zoran Milanović che prosegue ininterrottamente da 4 anni a questa parte.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Premier croato Andrej Plenković (HDZ) vota in un seggio di Zagabria, 17 aprile 2024
LO SCONTRO PLENKOVIC-MILANOVIC
Dopo l’elezione di Milanović a Presidente della Repubblica nel 2019, l’UE era convinta che la Croazia avrebbe conosciuto una vera e propria rinascita democratica: il Governo, infatti, era in mano all’HDZ, mentre il Presidente della Repubblica apparteneva all’SDP, in una perfetta ripartizione dei poteri fra le due principali forze politiche del Paese. Al contrario delle previsioni, la scena politica croata si è trasformata in un ring in cui il premier e il Presidente si sono scontrati senza esclusione di colpi, con reciproche accuse di corruzione e di abusi di potere che hanno completamente dominato, per ben 4 anni, le dinamiche istituzionali e il campo mediatico del Paese. L’HDZ da sempre promuove una politica clientelare volta a privilegiare i propri tesserati, che ricevono posti di lavoro, pensioni e prebende; Plenković, però, ha a tal punto esagerato con gli abusi di potere che persino alcuni partiti ideologicamente vicini all’HDZ si sono schierati contro il Governo. L’esempio più lampante è quello del Movimento Patriottico (DP) guidato da Ivan Penava, sindaco di Vukovar e ex membro dell’HDZ – da cui è uscito nel 2020 proprio in quanto nemico personale di Plenković – che si è addirittura avvicinato alla sinistra di Milanović pur di non avere nulla a che fare con il Governo.
La vera novità di queste elezioni politiche è stata la candidatura dello stesso Milanović a premier, cosa che ha suscitato una valanga di critiche da parte dell’HDZ ma che ha anche portato più voti all’SPD. Costituzionalmente, Milanović potrebbe diventare Presidente del Consiglio a patto che si dimetta dalla carica di Presidente della Repubblica. Il 18 aprile scorso, vale a dire a elezioni già avvenute, la Corte Costituzionale croata ha decretato che Milanović non può essere mandatario del Governo e neppure diventare Premier perché è contravvenuto all’avvertimento che la stessa Corte aveva emesso il 18 marzo scorso, avvertimento che sconsigliava al Presidente di candidarsi solo nel caso in cui avesse dato le dimissioni. L’avvertimento, però, non è una misura coercitiva, per cui Milanović si è candidato ugualmente. Il fatto poi che la Corte Costituzionale si sia espressa apertamente contro la candidatura del Presidente solo dopo le elezioni, fa pensare che dietro a tale decisione ci sia lo stesso premier Plenković. Una tesi corroborata dal fatto che il Presidente della Corte Costituzionale, Miroslav Šeparović, è stato Ministro della Giustizia in uno dei tanti Governi guidati dall’HDZ, capo dei servizi segreti e padrino di Vladimir Šeks, consigliere personale di Plenković. La lotta fra il Premier e il Presidente continua così anche a elezioni terminate. In ogni caso, Milanović può tranquillamente continuare a ignorare l’avvertimento della Corte Costituzionale perché non è contravvenuto a nessuna norma o legge costituzionale: in quanto cittadino croato, infatti, ha il diritto di candidarsi a premier nonostante ricopra la carica di Presidente della Repubblica. La mossa è sicuramente inusuale e testimonia la fragilità della democrazia croata, in cui le lotte personali diventano più importanti delle prassi istituzionali consolidate (una delle quali prevede che un Presidente della Repubblica in carica non si candidi a premier).
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente croato Zoran Milanović insieme al Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg durante il summit di Vilnius del luglio 2023
COSA ACCADRĂ€?
L’HDZ riuscirà a formare il Governo, dato che il DP ha deciso di dare l’appoggio a Plenković, contravvenendo così a tutte le promesse pre-elettorali. Questo comporterà , però, uno spostamente a destra dell’asse governativo dato che ciò che accomuna tutti i parlamentari che si sono candidati con Penava, oltre a uno spiccato populismo, è un fortissimo sentimento antiserbo, tipico dei croati della regione di Vukovar, che più degli altri hanno sofferto durante l’invasione serba degli anni Novanta. Va detto, però, che a pagarne le conseguenze saranno i serbi rimasti nella regione di Vukovar, rappresentati dall’SDSS (Partito Democratico Indipendente Serbo) e dal suo segretario Milorad Pupovac, che nella precedente legislatura ha appoggiato il Governo Plenković. Pupovac ha dimostrato di essere un politico corretto, misurato e coraggioso, dato che ha rifiutato di prendere ordini da Belgrado e ha cercato in ogni modo di arrivare a una convivenza pacifica con i croati. L’esatto contrario di ciò che fa in Bosnia il Presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodik, che sta utilizzando tutte le proprie forze per rovinare i rapporti con i musulmani bosniaci e con la classe politica federale di Sarajevo. Se un eventuale Governo Plenković dovesse esacerbare ulteriormente l’ideologia nazionalistica croata, i serbi si rivolgerebbero a Belgrado per chiedere protezione e questo inasprirebbe i già tesi rapporti fra le due etnie.
I rapporti fra Belgrado e Zagabria sono giĂ ai minimi storici dalla fine della guerra degli anni Novanta e l’ulteriore crescita delle tensioni nei Balcani non farebbe altro che destabilizzare l’Unione Europea e la sua posizione a livello internazionale.
Christian Eccher
“This is Europe: Andrej Plenković” by European Parliament is licensed under CC BY