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L’incubo del terrorismo nel Caucaso russo

Caffè lungoLa minaccia terroristica ha recentemente colpito il Daghestan, provincia russa nel Caucaso settentrionale. Il 23 giugno un commando di uomini ha aperto il fuoco in due città, colpendo una sinagoga, due chiese ortodosse e una centrale di polizia.

IL TERRORISMO COLPISCE IL DAGHESTAN

Il Daghestan è una repubblica russa a maggioranza musulmana sunnita, confinante con la Cecenia, la Georgia e l’Azerbaigian. È una regione in cui convivono numerose etnie e in cui malcontento e povertà alimentano l’odio interreligioso, che non di rado sfocia in violenza e estremismo. Di recente le due città di Derbent e Makhachkala sono state colpite da un commando di terroristi. Poco prima delle 18.00 (ora locale) del 23 giugno un gruppo di uomini ha attaccato e dato alle fiamme la sinagoga Kele-Numaz, cuore della comunità ebraica di Derbent, e due chiese ortodosse. Simultaneamente a Makhachkala, capitale della provincia russa situata sul Mar Caspio, è stata presa di mira una centrale di polizia. Il bilancio delle vittime è di almeno venti persone, tra cui quindici agenti di polizia e un sacerdote ortodosso. L’attacco è stato accuratamente pianificato per colpire figure di spicco all’interno delle comunità religiose della regione, al contrario di quanto avvenuto tre mesi fa al Crocus City Hall di Mosca, in cui i soggetti presi di mira erano civili colpiti in maniera indiscriminata. Entrambi gli eventi mettono in luce la debolezza del Governo di Putin nel garantire un adeguato livello di sicurezza interna e dimostrano che la Russia non si è ancora lasciata alle spalle la guerra al jihadismo. 

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Fig. 1 – Uomini dei servizi sicurezza russi impegnati in un’operazione antiterrorismo nel Daghestan dopo gli attacchi a Derbent e Makhachkala, 24 giugno 2024

L’OMBRA DELL’ISIS 

La natura religiosa degli obiettivi colpiti fa pensare a un coinvolgimento del fondamentalismo islamico, nonostante finora nessun gruppo abbia ancora rivendicato l’attacco. Principale indiziato è il Wilayat Kavkaz, ramo del Caucaso settentrionale dell’IS-K. Lo fa pensare una dichiarazione del 23 giugno pubblicata dal ramo russo dell’Al-Azaim media dell’IS-K, in cui vengono elogiati “i loro fratelli del Caucaso” per aver dimostrato di cosa sono capaci.
Lo Stato Islamico della provincia del Khorasan (IS-K) è un ramo dell’IS sorto nel 2014. Il Khorasan si riferisce a una regione storica comprendente parte dell’Iran, dell’Afghanistan e in più in generale dell’Asia centrale. Dall’Afghanistan, centro nevralgico, il gruppo si è espanso e ha assunto maggiore autonomia dallo Stato islamico in Iraq e nel Levante, di cui costituisce comunque un ramo importante. Dal 2021, anno della caduta del Governo afghano e del ritorno al potere dei talebani, l’IS-K si è consolidato sempre di più ed è stato protagonista di vari attacchi terroristici. Ricordiamo tra questi l’attentato suicida all’aeroporto di Kabul nell’agosto del 2021, in cui morirono 183 persone e il già citato attentato al Crocus City Hall di Mosca, uno dei più gravi avvenuti in Russia negli ultimi anni.

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Fig. 2 – Vladimir Putin in visita nel Daghestan nel settembre 2019. La Repubblica caucasica è sempre stata turbolenta e insofferente al controllo di Mosca

LA GENESI DELLE VIOLENZE NEL CAUCASO

Nonostante negli ultimi anni ci sia stato un forte calo di episodi terroristici, il Daghestan rimane la repubblica russa maggiormente colpita, seguita solo dalla Cecenia. Le violenze nel distretto del Caucaso del Nord resta all’ordine del giorno, fomentate ulteriormente dal dilagare della propaganda jihadista in lingua russa. Per comprendere l’origine di questa spirale di violenza occorre analizzare meglio la composizione di questa provincia. Il Daghestan si configura come un insieme plurietnico: l’etnia russa comprende circa il 7% della popolazione, e la quasi totalità delle etnie locali, la più numerosa delle quali è quella àvara, professa l’Islam, delineando un mosaico etnico in cui le lingue ufficiali sono ben quattordici. La marcata multietnicità della società ha dato origine a una politica clanica dominata da gruppi familiari in costante conflitto, risultando in un quadro di coesistenza spesso teso e instabile. La situazione appare ancora meno rosea se si guarda il lato socioeconomico: il Daghestan è una delle repubbliche più povere della Russia, con dei tassi di disoccupazione e criminalità alle stelle. Il Cremlino nel 2010 aveva tentato invano di portare avanti un progetto di ripresa della regione, la Strategia di Sviluppo Socioeconomico del Distretto Federale russo del Caucaso del Nord per il 2025, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’area puntando sul turismo e alzando il livello di occupazione e il benessere economico della popolazione. 
Quindi la difficile convivenza multietnica e le disastrose condizioni socioeconomiche si uniscono alle più antiche motivazioni storiche. I rapporti tra la Russia e le popolazioni che abitano il Caucaso non sono mai state facili. Dalla prima guerra caucasica del 1817 tra l’impero russo e le popolazioni islamiche locali si sono poi susseguiti ulteriori conflitti e deportazioni. Il conflitto di più recente memoria è quello in due fasi avvenuto in Cecenia negli anni Novanta, di cui il Daghestan ha costituito un retrovia. Tutto questo confluisce in un più generico sentimento di malcontento della comunità islamica che abita queste terre, insoddisfazioni che trovano terreno fertile nella propaganda jihadista e nel fondamentalismo islamico e che negli anni sono esplose in attentati terroristici, seminando terrore e minacciando la stabilità del regime di Putin.

Chiara Battaglini

Scan-130828-0078” by gadzhi is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • In Daghestan un commando terroristico ha aperto il fuoco in una sinagoga, due chiese ortodosse e una centrale di polizia, uccidendo almeno venti persone.
  • L’attacco è stato con molta probabilità coordinato da una branca affiliata allo Stato Islamico.
  • Il Daghestan è da sempre turbolento e insofferente al controllo di Mosca, anche per via di antiche motivazioni storiche.

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Chiara Battaglini
Chiara Battaglini

Nata nel 2001 a Roma. Mi sono laureata in Scienze politiche e attualmente frequento il corso magistrale alla Sapienza di “Relazioni internazionali e istituzioni sovranazionali”. Mi appassiona comprendere e analizzare le intricate dinamiche geopolitiche e le vicende di politica internazionale, con particolare interesse per tutto ciò che rientra nel mondo post sovietico.

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