In 3 sorsi – Il divieto talebano alla produzione di droghe ha ristrutturato il narcotraffico afghano, portando a un aumento della produzione di metanfetamina tramite l’utilizzo dell’efedrina.
1. IL BAN TALEBANO ALLE DROGHE
Nel 2022 il leader talebano, il Mullah Hibatullah Akhundzada, ha promulgato un atto religioso volto a bandire la produzione e il commercio di oppio e altre droghe all’interno dell’Afghanistan. Questo ha causato un drastico calo delle coltivazioni di oppio, trasformando le dinamiche del narcotraffico locale. Nello stesso periodo, però, stava crescendo la produzione di un’altra sostanza stupefacente, la metanfetamina. Alla base della produzione di questa droga c’è l’efedrina, un alcaloide estratto dalle piante di efedra, che ha permesso ai narcotrafficanti di diversificare la produzione, approfittando della disponibilitĂ locale della pianta. Ed è con l’efedra che il mercato afghano della droga sembra aver trovato un’alternativa.
Fig. 1 – Distruzione di campi utilizzati per la produzione di droghe
2. LE COLTIVAZIONI DI EFEDRA
L’efedra è una pianta che cresce abbondantemente sul territorio dell’Afghanistan. Già nel 2021 la coltivazione di questo prodotto era aumentata esponenzialmente, portando il Paese a imporsi come uno dei principali produttori regionali della metanfetamina, come riportato dal Drugs Monitoring Platform dell’UNODC. I talebani hanno cercato fin da subito di interrompere il traffico di questa droga che sembrava essere la nuova frontiera del narcotraffico afghano, sequestrando quantità ingenti di efedra e chiudendo laboratori clandestini che producevano metanfetamina tramite l’efedrina.
Va inoltre sottolineato come la conversione di efedra in efedrina richiede quantità molto maggiori rispetto al processo di raffinazione dell’oppio in eroina. Tuttavia, la sua crescita spontanea in territori marginali offre un vantaggio strategico ai coltivatori. Inoltre, l’efedra tende a crescere su territori aridi e ripidi, quindi più difficili all’accesso. Queste problematiche, combinate col divieto imposto dai talebani, hanno reso complicato il fiorire del traffico di metanfetamina, che è anch’esso diminuito negli ultimi anni.
Fig. 2 – Droghe e alcolici vengono bruciati da ufficiali talebani
3. LE CONSEGUENZE SUL MERCATO
Nonostante l’alternativa rappresentata dalle coltivazioni di efedra e il parallelo mercato dell’oppio, che rimane comunque solido, resta incertezza attorno al narcotraffico dell’Afghanistan. L’instabilità del mercato afghano delle droghe è evidente: il divieto talebano ha generato un calo sia nella produzione di oppio che di metanfetamina, mentre il traffico si sposta verso zone remote meno controllate. Parallelamente, l’offerta in eccesso ha ridotto i prezzi di efedra, efedrina e metanfetamina, mettendo ulteriormente sotto pressione i profitti dei trafficanti.
Il divieto imposto dai talebani ha quindi messo in crisi il narcotraffico afghano, che si è spostato e sviluppato maggiormente nelle aree più remote del Paese, dove i controlli sono più difficili. L’incapacità di controllare completamente i territori periferici potrebbe spingere i Talebani a tollerare tacitamente le coltivazioni, mantenendo un fragile equilibrio tra repressione e consenso locale.
La produzione di metanfetamina in Afghanistan ha rilevanza diretta per l’Europa e l’Italia, dove il narcotraffico sfrutta le stesse rotte consolidate dell’eroina. L’Osservatorio Europeo delle Droghe (EMCDDA) ha evidenziato come la disponibilità di questa droga sintetica, economica e ad alta purezza, stia aumentando in Europa, rendendola più accessibile ai consumatori locali. Con la sua posizione strategica, l’Italia rischia di diventare un punto di transito e consumo per questa sostanza. L’ingresso di metanfetamina sul mercato italiano potrebbe quindi aggravare le già complesse sfide legate al narcotraffico e alla salute pubblica.
Matteo Bettoli
“Opium poppy..” by Robert Körner is licensed under CC BY-NC-SA