Caffè Lungo – Le proteste in Serbia hanno acceso una debole speranza anche fra i serbi del Kosovo: quella di poter finalmente vivere normalmente senza essere delle pedine utilizzate dalle Autorità di Belgrado a fini geopolitici. I problemi della componente serba sono però complessi e atavici, a tal punto da far sembrare la speranza stessa una chimera. Prima parte di un reportage da Kosovska Mitrovica, simbolo delle divisioni della regione.
MITROVICA, LA CITTÀ DIVISA
La passeggiata di Kosovska Mitrovica, Mitrovicë nord in albanese, collega il monumento del principe Lazar (dai serbi erroneamente chiamato imperatore) al ponte sul fiume Ibar, costantemente presidiato dai carabinieri italiani nell’ambito della missione di pace Kfor. La parte sud della città è abitata prevalentemente da albanesi, mentre quella nord da serbi. I caffè della passeggiata sono pieni di avventori, i cani randagi riposano sulle sedie all’aperto che oggi sono libere a causa del forte vento che porta con sé petali di fiori e grosse gocce di pioggia.
Su ciascun palo della luce, garriscono le bandiere serbe ma sono scolorite e lacerate e, all’ingresso di uno dei locali, fa bella mostra di sé una bandiera kosovara. I locali più vicini al ponte sono stati rilevati da albanesi del sud di Mitrovica; gli avventori sono esclusivamente albanesi. Secondo Milan, che siede in un caffè gestito da serbi, si tratta di una provocazione: “La politica del premier kosovaro Kurti è quella di albanesizzare il più possibile la parte nord della città per costringere lentamente i serbi che sono rimasti a lasciare le proprie case e a trasferirsi nella Serbia centrale”. Mentre fuma una sigaretta, Milan aggiunge: “Vivere qui è sempre più difficile. Kurti ha chiuso quasi tutte le Istituzioni serbe, comprese le banche. Per ritirare la pensione o la paga in dinari noi serbi dobbiamo andare fino a Raška, la prima città della Serbia appena oltrepassato il confine amministrativo. Ecco guarda – mi dice Milan – stanno passando due poliziotti kosovari. Sono albanesi, non parlano la nostra lingua”.

Fig. 1 – Mitrovica, il ponte sul fiume Ibar. I ponti uniscono sempre, anche quando sembrano dividere | Foto: Christian Eccher
BUGIE E MEZZE VERITÀ
Che il premier kosovaro Albin Kurti sia un nazionalista e che non abbia mai nascosto il desiderio di albanesizzare l’intero Kosovo è fuori discussione, ma la ragione non è completamente dalla parte di Milan. Gli accordi di Bruxelles, firmati nel 2013 fra il Ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić con l’avallo del padre-padrone della Serbia, l’attuale Presidente Aleksandar Vučić, hanno stabilito che il nord del Paese sarebbe passato sotto l’amministrazione di Pristina, con due eccezioni: la sanità e l’istruzione. Le scuole e gli ospedali, infatti, sono gestiti dalla Serbia. Le altre Istituzioni parallele sono state chiuse progressivamente. La versione ufficiale di Belgrado, a uso e consumo propagandistico interno, è che le Autorità di Pristina stiano lentamente albanesizzando Mitrovica contro la legge, cosa non vera. Ciò che è vero, è il fatto che Pristina tarda a creare la “Comunità dei Comuni serbi“, vale a dire una provincia a statuto speciale sempre controllata dalle Autorità kosovare. Anche su questo punto, la retorica dei media belgradesi, persino di quelli di opposizione, si basa su una bugia: quella che la “Comunità“ godrebbe di uno statuto speciale paragonabile a un’Istituzione parallela completamente slegata da Pristina. Il Presidente serbo Aleksandar Vučić sembra portare avanti due discorsi completamente differenti, uno per i propri elettori e un altro a livello internazionale. La presenza della polizia kosovara, poi, è il frutto delle politiche schizofreniche di Belgrado: nel 2022, infatti, i serbi sono usciti dalle Istituzioni kosovare su ordine dello stesso Vučić.

Fig. 2 – Mitrovica nord. La Banca di Risparmio Postale serba, chiusa con i sigilli dalle Autorità di Pristina | Foto: Christian Eccher
Mitrovica nord aveva il proprio corpo di polizia, pagato da Pristina, i propri consiglieri comunali e i propri impiegati. Dopo l’abbandono dei posti di lavoro da parte dei serbi, Kurti non ha potuto far altro che rimpiazzare i posti mancanti con gli albanesi. Fra i poliziotti, sono arrivati molti kosovari dal Kosovo meridionale che non sanno una parola di serbo e che non conoscono il contesto multietnico di Mitrovica. Le scaramucce fra cittadini serbi e gestori dell’ordine pubblico albanesi sono da allora all’ordine del giorno.

Fig. 3 – Una bandiera kosovara accanto a quella serba. Per i serbi di Mitrovica un segno della crescente “albanesizzazione” del nord del Kosovo | Foto: Christian Eccher
LA VITA AGRA DEI SERBI DEL KOSOVO
Milena ha 34 anni, è serba, lavora per un’organizzazione non governativa che ha sede nella parte nord di Mitrovica. Come quasi tutti i giovani, sia serbi sia albanesi, sta pensando di lasciare il Kosovo. “Qui la vita è sempre più difficile – asserisce Milena con uno sguardo arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo. – Le Autorità di Belgrado hanno portato i serbi della regione alla disperazione. La Lista Serba – il partito legato al Presidente Vučić – dispensa prebende, posti di lavoro, pensioni solo a chi vota per lei. Abbiamo così famiglie con 3-4 stipendi mensili e altre che fanno letteralmente la fame”. Milena continua il proprio racconto: “Belgrado ordina di organizzare manifestazioni e proteste contro Kurti, quando però qualcuno di noi viene arrestato non interviene, ci abbandona al nostro destino. Mia nonna prende la pensione serba, per ritirarla dobbiamo andare a 60 chilometri da qui, a Raška, oppure usare il bancomat, prendere gli euro, pagare la conversione dinaro-euro. Ogni operazione costa 5 euro, che su una pensione di 250 euro mensili non sono poca cosa“.

Fig. 4 – Bambini rom a Mitrovica nord | Foto: Christian Eccher
Non è tutto. Milena parla con veemenza, le sue guance diventano rosse per la rabbia: “Per ogni questione amministrativa, un calvario: la registrazione delle targhe, se la fai qui in Kosovo, sei un traditore, se la fai in Serbia, in Kosovo hai un’auto straniera e una marea di problemi. Le tasse di successione, i certificati di nascita, non sai se farli qui o in Serbia. Se li fai a Mitrovica, sei un traditore e hai problemi poi ad andare in Serbia per ritirare la pensione di tua nonna o per ricevere l’assistenza sanitaria che è controllata dalle Istituzioni di Belgrado. Se scegli di regolarizzare la tua posizione con le Autorità kosovare, meglio non andare mai più in Serbia. Ai giovani le Autorità di Belgrado comprano gli appartamenti nella parte nord della città, a patto che non se ne vadano da qui, e chi vuole trasferirsi in Serbia ha innumerevoli problemi e spesso è costretto a tornare a Mitrovica, anche se non ha lavoro. Con l’unico scopo di dire che ci sono ancora serbi in Kosovo“. Al passaggio di frontiera di Merdare, che per la Serbia è solo un valico amministrativo, la polizia fa spesso problemi ai serbi che hanno carte di identità kosovare, come ho avuto modo di rendermi conto io stesso. “È stato un errore uscire dalle Istituzioni senza un piano B – continua Milena. – Molti pensavano che Belgrado avesse una strategia di uscita che, invece, non c’era. In Serbia ci odiano, perché le paghe che gli impiegati pubblici prendevano da Pristina sono adesso erogate da Belgrado“. Alla mia espressione di stupore e alla mia obiezione che forse parlare di odio è eccessivo, Milena ribatte prontamente: “Sai come ci chiamano quando andiamo a Raška a risolvere le nostre questioni amministrative? Shiptari (termine fortemente spregiativo usato in Serbia per indicare i membri della nazionalità albanese). Una volta, una signora mi ha anche urlato di tornare a casa mia, in Kosovo, e che dobbiamo smetterla di rubare il lavoro ai serbi di Serbia, quando non siamo stati in grado di difendere casa nostra dagli attacchi albanesi. In Serbia, tutti i patrioti si battono il petto e si stracciano i vestiti quando parlano di Kosovo, ma non hanno idea di come si viva qui e di quali siano le nostre reali esigenze“.
Christian Eccher
Qui la seconda parte dell’articolo: I serbi del Kosovo (II): l’impatto delle proteste anti-Vučić
“Italian Carabinieri KFOR Contingent at Ibar River Bridge – Mitrovica (Albanian Side) – Kosovo” by Adam Jones, Ph.D. – Global Photo Archive is licensed under CC BY