Analisi – Diciannove droni russi sono entrati in Polonia nella notte tra il 9 e il 10 settembre, una parte dei quali è stata abbattuta da caccia NATO. Al di lĂ dei numeri ancora incerti, perchĂ© avvengono questi sconfinamenti?
Nella notte tra 9 e 10 settembre, durante un massiccio attacco russo contro l’Ucraina, diversi droni russi sono entrati nello spazio aereo polacco e almeno una parte è stata abbattuta. La difesa antiaerea è stata condotta da F-16 polacchi e F-35 olandesi, riforniti in volo da una aerocisterna olandese e aiutati nel loro compito da aerei di sorveglianza polacchi e da un aereo da guerra elettronica G550 CAEW italiano. Il tutto probabilmente coordinato dal CAOC (Combined Air Operations Centre) NATO a Uedem in Germania, a dimostrazione della capacità degli alleati di operare assieme. I dettagli sono comunque ancora incerti e potrebbero dover essere aggiornati nel tempo.

Fig. 1 – Il comunicato stampa del comando NATO SHAPE – ACO
L’abbattimento dei droni ha portato anche a una NOTAM (NOtice To AirMen o avviso ai piloti) del Governo polacco che parti dello spazio aereo orientale polacco sono stati chiusi ai voli, cosa che ha avuto ripercussioni su vari aeroporti.
La Polonia ha quindi invocato l’articolo 4 della NATO per richiedere consultazioni urgenti circa la situazione e una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
La Russia in questi ultimi anni (dall’inizio della guerra in Ucraina) ha più volte violato lo spazio aereo di Paesi europei e NATO con propri droni o missili. I missili cruise e i droni, infatti, hanno la possibilità di essere programmati con traiettorie di volo anche molto complesse e questo permette di attaccare le difese antiaeree nemiche da più direzioni, fare lunghi percorsi per costringere i radar avversari ad accendersi anzitempo (ed essere quindi individuati) e in generale mettere in difficoltà il difensore presentando bersagli multipli da direzioni multiple… Tuttavia la Russia tende a sfruttare al massimo tale capacità , impostando appunto traiettorie che a volte sconfinano (Polonia e Romania soprattutto), principalmente per due motivi:
- Aumentare l’imprevedibilità delle traiettorie, facendo giungere i propri missili e droni anche da aree considerate in teoria “sicure”.
- Testare e infastidire gli alleati NATO dell’Ucraina: testare i tempi e le modalità di risposta, minacciare indirettamente (“immaginate se vi attaccassimo davvero”) e in generale causare paura e reazioni negative nella popolazione.
Se nei primi anni di conflitto gli sconfinamenti venivano generalmente accolti solo da proteste e condanne verbali, questa dovrebbe essere la prima volta in cui i droni vengono abbattuti.
Da un lato, salvo emergano ulteriori elementi di taglio opposto, non sembra un attacco diretto contro la Polonia, che comunque ha il diritto di difendere il proprio spazio aereo e protestare contro il pericolo costituito da tali violazioni, anche perchĂ© i relitti dei droni possono colpire aree civili. Un drone è addirittura arrivato a una base delle Wojska Obrony Terytorialnej (Forze di difesa territoriali) a circa 75 chilometri dalla capitale polacca Varsavia. Inoltre quando si verifica un’intrusione dello spazio aereo nessuno può dare per scontato che un velivolo in ingresso poi si diriga davvero altrove, invece di puntare a un altro bersaglio.
Realisticamente questa mossa fa parte di quella serie di misure che l’analista Franz-Stephan Gady ha recentemente citato sul New York Times come modi con i quali la Russia vuole imporre costi all’Occidente per il suo appoggio all’Ucraina senza causare una reazione armata diretta.

Fig. 2 – Il commento di Franz-Stefan Gady, dal suo profilo LinkedIn
L’invocazione dell’articolo 4 del trattato NATO infatti coinvolge semplicemente consultazioni tra gli alleati, ma è improbabile che conduca ad azioni particolari dato il tipo di evento (sconfinamento: la NATO ha dichiarato che non lo considera un attacco diretto). La tensione è comunque destinata ad aumentare.
CapiterĂ ancora? Nel 2015 l’abbattimento da parte dei turchi di un cacciabombardiere russo sulla Siria dopo l’ennesimo sconfinamento in Turchia ha portato all’interruzione di tali violazioni e una nuova intesa temporanea tra i due Paesi. Tuttavia è improbabile si abbia un risultato simile. Le tensioni tra Russia e NATO sono maggiori, così come maggiore è l’incentivo per la Russia di ripetere tali azioni contando appunto sulla mancata reazione NATO al di fuori dell’autodifesa all’interno dei suoi confini. Al tempo stesso, una continua violazione dei cieli di Paesi NATO rischia di avere un impatto serio sulla stabilitĂ politica ed economica delle regioni coinvolte e sulla vita della popolazione: la sottile linea di come fermare una tale pratica senza scatenare una guerra diretta rimane la principale problematica politica e militare – ed è esattamente il tipo di dilemma su cui gioca il Presidente russo Vladimir Putin per poter continuare la guerra contro l’Ucraina.
Lorenzo Nannetti
“Russian drone Gerbera, downed in Ukraine (2025-01-05)” by State Border Guard Service of Ukraine is licensed under CC BY 4.0.


