In 3 sorsi – Il tentativo di imporre un accordo unilaterale all’Ucraina ha riacceso lo scontro tra l’establishment repubblicano e l’ala MAGA.
1. CHE COSA È SUCCESSO
La pressione dell’Amministrazione Trump per un accordo di pace rapido in Ucraina ha subito una brusca frenata, dopo il tentativo fallito di imporre la bozza iniziale di 28 punti, che subordinava drasticamente le garanzie di sicurezza alla firma immediata del patto.
L’approccio iniziale era stato guidato dal vicepresidente Vance e dall’inviato Witkoff, sviluppatore immobiliare senza esperienza diplomatica. Dietro le quinte, Witkoff (probabilmente con l’avallo di Trump e di Vance) ha tentato un vero e proprio colpo di mano diplomatico a scapito del Dipartimento di Stato, provando a imporre il piano in segreto. Il sospetto è emerso con la pubblicazione da parte di Bloomberg di una registrazione telefonica (risalente al 14 ottobre) tra Witkoff e il consigliere di Putin, Yuri Ushakov, in cui il primo forniva suggerimenti sulla gestione della guerra e su come rendere Trump più ricettivo alle posizioni russe.
Il piano di 28 punti prevedeva condizioni estremamente onerose: il riconoscimento de facto del controllo russo sul Donbass, il ridimensionamento forzato delle FFAA, una perenne interdizione all’ingresso nella NATO e il divieto assoluto di stazionamento di truppe occidentali sul territorio ucraino.
Tuttavia, di fronte alle reazioni negative di alleati (Regno Unito, Francia, Germania, NATO) e all’opposizione interna, il Segretario di Stato Marco Rubio, ha lavorato con Kyiv e l’UE per produrre la controproposta di pace di 19 punti. La versione emendata è meno favorevole a Mosca. Stati Uniti e Ucraina si sono incontrati a Miami, dove la questione territoriale è stata al centro delle discussioni.
Fig. 1 – Il Segretario di Stato Rubio e l’inviato speciale Witkoff durante un incontro con il Segretario del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa ucraino Umerov
2. PERCHÉ È IMPORTANTE
Questa dinamica sposta il conflitto sulle lotte intestine di potere nella Casa Bianca e nel Partito Repubblicano.
- La vittoria momentanea dei moderati: l’ala populista ha cercato una chiusura rapida e isolazionista, ma le soffiate alla stampa hanno fatto deragliare i piani.
- La confusione del movimento MAGA: la base elettorale MAGA mostra crescenti segnali di disorientamento, percependo un allontanamento di Trump dai suoi obiettivi iniziali (in particolare la promessa di concludere rapidamente la guerra). Le recenti dimissioni e i malumori interni, pur indicando insoddisfazione, sono mitigati dal fatto che il GOP rimane il partito di Trump. Il vicepresidente Vance, in questa posizione, può solo tentare di mediare. Rubio ha fatto buon viso a cattivo gioco sul fatto di essere stato quasi scavalcato, anche se ufficialmente ha negato qualsiasi scontro interno.
Fig. 2 – Zelensky e Trump durante il loro ultimo incontro
3. DA TENERE D’OCCHIO
Il vero banco di prova è la reazione di Mosca e la prossima mossa di Trump, che determinerà il futuro del processo e, indirettamente, la gerarchia di potere attorno al Presidente.
- La Risposta del Cremlino: il rifiuto implicito della versione emendata ha confermato che l’iniziativa non era un negoziato, ma un tentativo di imposizione unilaterale. A complicare ulteriormente il quadro, Putin ha affermato che il riconoscimento legale della Crimea e dell’intero Donbass come territori russi è una “questione chiave”. Inoltre ha detto che un accordo con l’attuale Governo ucraino è impossibile perché “illegittimo”.
- Il Ruolo di Vance e Rubio: il duello nascosto tra istituzionalisti e isolazionisti all’interno dell’Amministrazione potrebbe intensificarsi. Rubio e Vance mostrano unità, ma dentro e quinte hanno visioni diverse della politica estera statunitense. La linea diplomatica resta subordinata al volere del Presidente e il massimo che possono fare è provare a influenzarlo. A complicare il quadro, l’Amministrazione affronta le pressioni di diversi repubblicani al Congresso, i quali chiedono che, in caso di cessione territoriale da parte di Kyiv, siano fornite garanzie di sicurezza chiare.
- Le mosse di Trump: per il Presidente c’è la necessità di evitare una disaffezione della base MAGA che potrebbe tradursi in un drastico calo dei consensi alle prossime elezioni di midterm. Un risultato negativo, in particolare la perdita del controllo della Camera, significherebbe per Trump la paralisi legislativa e l’immediata apertura di inchieste ostili da parte del Congresso.
Maria Delle Donne
Immagine di copertina: “NATO Bad, Russia Good-4842” by Geoff Livingston is licensed under CC BY


