In 3 sorsi – Lo scorso luglio la Francia ha restituito ad Algeri i resti di alcuni combattenti algerini appartenuti alla resistenza, uccisi durante il periodo coloniale e, fino ad oggi, conservati al Musée de l’Homme di Parigi. Un gesto decisivo che segna la volontà dell’Eliseo di appianare i rapporti con il Paese guidato da Abdelmadjid Tebboune, fino ad ora troppo instabili, con la speranza di un nuovo futuro.
1. UN PEZZO DI STORIA DIMENTICATO
È avvenuta lo scorso luglio la tanto attesa restituzione delle teste di 24 combattenti appartenenti alla resistenza popolare algerina brutalmente decapitati durante l’occupazione coloniale francese del Paese. I resti erano stati conservati fino a poco tempo fa nel Musée de l’Homme di Parigi, dove erano stati riposti “in volgari scatole di cartone che ricordano gli imballaggi dei negozi di calzature” ha affermato lo storico algerino Ali-Farid Belkadi, il primo ad aver sollevato la questione dell’appartenenza dei resti, dopo alcune sue ricerche, già nel lontano 2011. Dopo numerose petizioni da parte di storici e ricercatori, lo stesso Macron durante una visita ad Algeri nel 2017 si era detto determinato a restituire all’Algeria ciò che le apparteneva quanto prima possibile. Ed è così che il 3 luglio scorso i resti hanno potuto raggiungere la loro madrepatria attraverso un jet militare e sono stati accolti dal Presidente Abdelmadjid Tebboune, il quale ha dichiarato come l’Algeria sia “determinata a riportare a casa tutto ciò che resta degli altri martiri deportati e di come riponga un profondo impegno nel non tralasciare alcuna parte della sua eredità storica e culturale”.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune partecipa al rito funebre in onore dei combattenti della resistenza algerina i cui resti sono stati restituiti dalla Francia. Algeri, 5 luglio 2020
2. IL COLONIALISMO E I SUOI LASCITI
“Abbiamo recuperato parte della nostra memoria, ma la battaglia deve continuare, fino a quando non avremo recuperato tutti i resti delle centinaia di combattenti appartenuti alla resistenza e tutti gli archivi della nostra rivoluzione”. È con queste parole che lo storico Mohamed El Korso ha commentato il rientro in patria dei resti dei 24 uomini, simbolo della resistenza algerina all’occupazione straniera avvenuta nel 1830 con la presa della città di Algeri. La colonizzazione dell’Algeria rappresentava all’epoca la mossa perfetta per riuscire a dare prestigio al Governo del sovrano Carlo X, il quale non godeva di particolare popolarità e, al contempo, per imporre alla Francia una politica più autoritaria e reazionaria. La resistenza della popolazione algerina alla presenza straniera sul territorio non tardò a farsi sentire e continuò nel tempo in diverse fasi, delle quali una tra le più importanti a seguito del primo conflitto mondiale, con la nascita del Movimento Nazionale Algerino. La colonizzazione giunse alla sua fine con la guerra d’Algeria, scontro che, iniziato nel 1954, terminò nel 1962 con la conquista dell’indipendenza. Un legame senza dubbio travagliato quello tra Parigi e Algeri, che oggi riesce forse a intravedere delle nuove premesse: l’Eliseo si dichiara infatti desideroso di porre, con questo gesto, nuove basi per un rapporto futuro più solido e alla pari. Secondo le fonti ufficiali l’obiettivo di Macron sarebbe “raggiungere quella pace e quella serenità che il conflitto algerino ha ucciso in entrambi i Paesi”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’immagine della cerimonia in onore dei 24 combattenti della resistenza algerina restituiti dopo essere stati conservati in Francia per 170 anni. Algeri, 5 luglio 2020
3. LE PROSPETTIVE FUTURE
La restituzione avvenuta a luglio sembra essere la dimostrazione di una solida volontà da parte del Governo francese di costruire un rapporto più stabile e concreto con l’Algeria, soprattutto dopo i recenti avvenimenti. Lo scorso maggio infatti Algeri ha richiamato il suo ambasciatore a Parigi dopo la diffusione in Francia di alcuni documentari televisivi sul movimento di contestazione anti regime “Hirak” (dall’arabo “movimento”). La diffusione di questi documentari è stato visto dal Ministero algerino degli Affari Esteri “come un attacco contro il popolo algerino e le sue istituzioni, tra cui l’ANP (Armée Nationale Populaire)”. Come già anticipato a inizio anno da una visita ad Algeri da parte del capo della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian, la volontà della Francia è lavorare con il nuovo Governo algerino su più fronti, tra cui quello delle crisi libica e del Sahel, e della mobilità delle persone tra i due Paesi. Ad oggi il desiderio di instaurare un rapporto duraturo e bilaterale è presente su entrambi i fronti, nonostante le difficoltà che i Pue paesi stanno affrontando in questo momento storico. Soltanto attraverso un percorso stabile basato su promesse concrete e piani d’azione efficaci sarà possibile una riconciliazione definitiva.
Marta Madotto
Immagine di copertina: Photo by Kaufdex is licensed under CC BY-NC-SA