In 3 Sorsi – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che identifica il piano di “autonomia” prefigurato dal Marocco per il Sahara Occidentale come la soluzione preferibile per il futuro del territorio. I dettagli e il possibile scenario futuro.
1. UNA DECISIONE STORICA CHE PUÒ CAMBIARE IL FUTURO
Con una risoluzione approvata al tramonto del mese di ottobre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di procedere a una svolta radicale sul fronte legato al futuro del Sahara Occidentale. Grazie agli 11 voti favorevoli – con tre astensioni e nessun voto contrario, dato l’abbandono dell’aula da parte dei rappresentanti dell’Algeria – l’organo esecutivo dell’ONU ha stabilito che il piano di “autonomia” presentato dal Marocco rappresenta la base da cui partire per risolvere il conflitto nel Sahara Occidentale. Tale decisione può essere definita storica in quanto delinea un cambio di passo netto rispetto a tutte le altre risoluzioni adottate sul punto dal 2007 ad oggi, ossia da quando il Marocco ha presentato il piano ora menzionato. Ciò significa, nel concreto, che le Nazioni Unite hanno scelto di sostituire il riferimento al “referendum” – come soluzione ideale per soddisfare le aspettative di autodeterminazione dei Saharawi – con quello alla “autonomia nella sovranità“. Nella cornice del sistema giuridico e politico del Marocco, l’idea è che il Sahara Occidentale possa dunque esercitare un’autonomia limitata, rinunciando alla pretesa di essere riconosciuto come Stato sovrano e indipendente.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Manifestazione per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale, 16 novembre 2024, Madrid
2. I DETTAGLI DELLA RISOLUZIONE: QUALE EVOLUZIONE ATTENDERSI?
Un altro punto dirimente del piano è quello dato dalla richiesta al Segretario Generale della Minurso di provvedere, entro sei mesi, a definire una revisione strategica del futuro della missione. Aprendo, così, la strada a una ridefinizione dei suoi compiti da “operazione per il mantenimento della pace” a “missione chiamata a preparare il terreno per una soluzione politica del conflitto“. Un netto cambio di passo, dunque, che rappresenta l’inevitabile conseguenza del superamento dell’idea di un referendum come “base per raggiungere una soluzione giusta e duratura” al conflitto nel Sahara Occidentale. Riconoscere come credibile, sia sul piano giuridico sia su quello politico, il piano di autonomia prefigurato da Rabat significa anche ridefinire il concetto di autodeterminazione da una variante esterna a una interna: da presupposto per la nascita di un nuovo Stato a fattore di pace e stabilità nel contesto dei confini di un’altra entità statale. In questo punto si consuma la frattura fra le pretese del Fronte Polisario – e dell’Algeria – e la soluzione auspicata in sede ONU, con l’affermazione di un nuovo paradigma ormai osteggiato soltanto da Algeri.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’inviato personale delle Nazioni Unite per il Sahara occidentale Staffan de Mistura parla durante i Rome MED Mediterranean Dialogues a Roma, 27 novembre 2024
3. L’ASTENSIONE DI CINA E RUSSIA È UN SEGNALE PER IL FUTURO?
I tre Paesi che si sono astenuti in occasione del voto del Consiglio di Sicurezza ONU sono stati la Russia, la Cina e il Pakistan. Per quanto non si tratti di un’apertura sostanziale alle posizioni del Marocco, la scelta di Pechino e Mosca alimenta nel concreto gli auspici di Rabat di addivenire a una soluzione coerente con il suo modello di “autonomia nella sovranità del Marocco”. Perseguendo una politica dell’autonomia strategica, i due attori globali aprono allo scenario di applicazione del piano presentato dal Marocco nel 2007, senza però esplicitare una posizione che possa essere osteggiata da Algeri. Una realtà, quest’ultima, che non deve stupire, stante l’interesse di Mosca e Pechino a preservare relazioni privilegiate sia con il Marocco sia con l’Algeria, promuovendo al contempo un’agenda finalizzata a evitare un’escalation che potrebbe minare i loro interessi politici ed economici nell’area.
Sul fronte di Islamabad, la decisione di astenersi si spiega sulla base di due fattori: supporto alla lotta per l’autodeterminazione del Kashmir e volontà di bilanciare i rapporti con Rabat e Algeri.
L’assenza di un’opposizione autentica al piano di autonomia del Marocco per il Sahara Occidentale – se si esclude l’Algeria – è dunque netta. Con Algeri sempre più isolata, Rabat ha l’intenzione di sfruttare il momento positivo per realizzare il suo principale disegno di politica estera: il riconoscimento del Saharawi come parte integrante del proprio territorio.
Michele Maresca
Immagine in evidenza: “Euskadi-Sahara” by Saharauiak is licensed under CC BY-SA.


