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Commercio globale: un anno dopo Bali, cosa è cambiato?

Un anno fa la firma dello storico accordo di Bali nell’ambito del Doha Development Round, il ciclo di negoziati tra 159 Stati membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) che ha l’obiettivo di favorire l’ingresso delle economie emergenti nel mercato globale.

IL DOHA ROUND – Nel novembre del 2001, a Doha (Qatar), durante la quarta conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio venne ufficialmente presentato il cosiddetto Doha Development Round, che diede inizio ai negoziati commerciali tra i 159 Stati membri dell’OMC, per il conseguimento di una grande riforma del sistema commerciale internazionale. L’Agenda di Doha stabilì come obiettivo il miglioramento delle prospettive economiche dei Paesi emergenti attraverso l’eliminazione delle barriere commerciali e la revisione delle regole commerciali. Tuttavia la crisi globale del 2008 e la tendenza a prediligere accordi più piccoli, bilaterali e regionali (definiti in gergo Free Trade Agreements – FTA e Regional Trade Agreements – RTA), causò un profondo rallentamento nello sviluppo delle iniziative per l’applicazione del progetto, e il Doha Round entrò in una completa fase di stallo nel 2011. Un’inaspettata scossa positiva arrivò alla nona conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio, tenutasi a Bali dal 3 al 6 dicembre 2013. Diverse furono le questioni sollevate al tavolo delle trattative di Bali dall’allora neo eletto direttore generale dell’OMC, il brasiliano Roberto Carvalho de Azevêdo, con lo scopo comune di rilanciare il ruolo dell’OMC e di proporre trasformazioni economiche nell’ambito di accordi multilaterali favorevoli al libero scambio. Al termine dei negoziati la presidente della riunione ministeriale, Gita Wirjawan, ministro indonesiano al Commercio, annunciò l’approvazione dello storico accordo multilaterale sulla liberalizzazione degli scambi commerciali, e la firma della Dichiarazione ministeriale di Bali (Bali Ministerial Declaration), adottata all’unanimità dagli Stati membri dell’OMC il 7 dicembre 2013.

IL ‘BALI PACKAGE’ – Tre i punti principali su cui si sono concentrate le trattative che hanno portato, dopo 12 anni dall’inizio del Doha Round, all’accordo di Bali: l’aiuto ai Paesi emergenti; le agevolazioni sugli scambi commerciali; l’agricoltura. Il pacchetto per i Paesi emergenti (Least Development Countries – LDCs package) ha rappresentato l’ambito meno controverso di negoziazione, riaffermando l’impegno all’esenzione doganale delle merci d’esportazione e l’accesso alla quota libera di mercato. Tuttavia non sono stati affrontati temi più sostanziali che potrebbero effettivamente incidere sull’eliminazione degli ostacoli di accesso al mercato, quali una proposta di riforma delle norme nei Paesi di origine e un controllo sulle barriere non tariffarie. Le agevolazioni sugli scambi commerciali (Trade Facilitation), per ridurre i costi delle transazioni commerciali, sono state potenziate tramite l’assunzione di impegni vincolanti nelle procedure e nei regolamenti doganali. Al fine di sostenere la capacità di attuazione dell’accordo e il rispetto dei vincoli da questo derivanti, anche ai Paesi emergenti è stato contestualmente riaffermato il supporto di finanziamenti adeguati e delle tecnologie necessarie a tale scopo. Infine, il settore agricolo ed alimentare (Agriculture) ha rappresentato l’ambito più controverso delle trattative, concentrandosi primariamente sulla legalizzazione della pratica di stoccaggio illimitato di beni alimentari sussidiata dallo Stato. Il susseguirsi di proposte, bocciature ed emendamenti ai progetti presentati dai vari Paesi (soprattutto India e Stati Uniti), si è concluso senza una soluzione permanente, ma con un accordo finale ad interim e la garanzia di identificare una soluzione permanente a tale problema nel corso dei prossimi quattro anni.

Roberto Azevedo, direttore generale del WTO
Roberto Azevedo, direttore generale del WTO

UN BILANCIO – Controversa la valutazione sull’accordo multilaterale che ha visto protagonisti i 159 Stati membri dell’OMC. Da un lato l’agevolazione agli scambi commerciali internazionali proposta dal Pacchetto di Bali rappresenta un’opportunità di crescita, rafforzando il sistema multilaterale degli scambi e garantendo una maggiore sicurezza alimentare. Anche il rafforzamento del ruolo delle amministrazioni doganali è stato argomento di dibattito al tavolo delle trattative, con una rivalutazione del loro ruolo non solo come guardiani dell’accesso, ma anche come strumento atto a favorire scambi multilaterali e di sviluppo economico in sicurezza. L’accordo prevede dunque la riduzione del peso della burocrazia nelle pratiche doganali, e il potenziamento delle infrastrutture, attraverso l’uso di strumenti digitali e automatizzati. È stata altresì riconosciuta la necessità di garantire risorse e capacità tecnica ai Paesi che chiederanno assistenza al fine di adempiere agli impegni assunti. Anche l’Unione europea si è dimostrata favorevole a intensificare gli accordi e i lavori, per sostenere i vantaggi derivanti dalle agevolazioni al commercio internazionale. Dall’altro lato, però, non sono mancate le critiche, anche in Italia. Ad esempio da parte di Trade Game, l’Osservatorio sul commercio internazionale promosso da CGIL, ARCS/ARCI, Fairwatch e Legambiente. Nella relazione, datata 7 dicembre 2013, si legge che «sindacati e società civile mantengono un atteggiamento critico e vigile». Un altro colpo è arrivato recentemente, il 31 luglio 2014, allo scadere del termine per la ratifica dell’accordo sulle facilitazioni commerciali (Trade Facilitation agreement – TFA), da parte del premier indiano Narendra Modi, il quale ha ritirato il sostegno accordato dal precedente governo indiano, per difendere i propri sussidi alimentari. La mossa del nuovo Premier indiano non ha visto l’appoggio di nessun altro Paese e anzi, di fronte a una paralisi dell’OMC gli Stati potrebbero continuare a favorire intese bilaterali, come sta accadendo con la Trans Pacific Partnership (TPP) o la Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), tra Ue e Usa. Ciononostante il direttore generale dell’OMC, Roberto Carvalho de Azevêdo, ha annunciato, nel corso della riunione del Consiglio generale il 21 ottobre 2014, l’inizio delle consultazioni sull’accordo di Bali affermando «la volontà di impegnarsi in questa conversazione e di fare tutto il possibile per trovare una soluzione».

Eleonora Lombardi

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Un chicco in più

Si parlerà di commercio internazionale e del Bali Package anche in occasione dell’imminente vertice G20 che si svolgerà a Brisbane il 15 e 16 novembre. Riusciranno i leader riuniti a trovare un accordo per sbloccare l’impasse?[/box]

Foto: jikatu

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Eleonora Lombardi
Eleonora Lombardi

Laureata in Relazioni Internazionali e specializzata in diritto e politiche spaziali, ho collaborato con l’Università di Edimburgo e l’Università di Parigi Sud a seguito dell’assegnazione di borse di studio. A Parigi, ho svolto un’esperienza lavorativa presso il Dipartimento Strategie dell’Agenzia Spaziale Europea e presso Eurisy, associazione non-profit di agenzie spaziali europee a supporto degli utenti delle applicazioni satellitari. Ad oggi mi occupo di trasferimento tecnologico e politiche industriali nel settore spazio all’interno della piattaforma italiana ARTES Business Applications presso il Consorzio di Ricerca Hypatia e in collaborazione con ESA e ASI.

Appassionata di viaggi e fotografia, mi interesso dell’evoluzione delle dinamiche di politica estera europea e geopolitica del Medio Oriente.

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