Negli ultimi anni la Cina ha aumentato notevolmente i propri investimenti in Sri Lanka, diventando uno dei maggiori partner finanziari e commerciali di Colombo. Ora Pechino mira anche a sviluppare rapporti militari stretti con le AutoritĂ cingalesi, soprattutto in ambito navale. Le preoccupazioni indiane e i tentativi del Giappone di difendere i propri interessi strategici nell’isola.
UNA VISITA STORICA – Lo scorso 16 settembre il presidente cinese Xi Jinping ha visitato brevemente lo Sri Lanka, ricevendo un’accoglienza trionfale da parte del Governo di Colombo. Scortati da un imponente servizio d’ordine, Xi e sua moglie Peng Liyuan hanno infatti raggiunto a bordo di una lussuosa vettura il palazzo presidenziale cingalese, dove sono stati accolti da ben 21 salve di cannone e da una folta rappresentanza militare. Ospiti del presidente Mahinda Rajapaksa, Xi e Peng hanno poi ricevuto una targa commemorativa in onore dell’ammiraglio Zheng He, grande navigatore dell’Oceano Indiano nel XV secolo, e un album fotografico delle relazioni tra Cina e Sri Lanka nel XX secolo. Da parte sua la coppia presidenziale ha ricambiato i doni di Rajapaksa con un’antica collezione di classici letterari cinesi, pensata apposta per impreziosire l’imminente Fiera internazionale del libro di Colombo.
Fin qui i dettagli piĂą mondani di una visita storica, la prima di un Presidente cinese in Sri Lanka dal 1986. Ma l’incontro tra Xi e Rajapaksa è anche stato foriero di importanti accordi economici e militari, volti a rafforzare la cooperazione strategica tra i due Paesi nell’Oceano Indiano. Anzitutto, la delegazione cinese ha promesso investimenti imponenti (circa 1,5 miliardi di dollari) per l’ammodernamento del porto di Colombo, operazione destinata a trasformare la capitale cingalese in uno dei principali hub turistici e commerciali dell’Asia meridionale.
Inoltre, Xi e i suoi piĂą stretti collaboratori hanno anche confermato precedenti impegni finanziari per la costruzione di centrali elettriche a carbone, necessarie per sostenere il recente boom economico dello Sri Lanka iniziato dopo la fine del conflitto con le Tigri tamil, nel 2009. Una di queste centrali è stata proprio inaugurata nel distretto settentrionale di Puttalam durante la visita di Xi e dovrebbe produrre 540 milioni di unitĂ elettriche al mese, coprendo una buona fetta del consumo energetico nazionale. Altri impianti finanziati dalla Cina sono in fase di progettazione e il loro sviluppo futuro dovrebbe permettere a Rajapaksa di abbassare permanentemente le tariffe elettriche nazionali, rafforzando il proprio consenso elettorale nelle regioni piĂą povere del Paese. Ma gli accordi con Pechino si spingono anche aldilĂ della sfera economica, promettendo di cambiare gli equilibri geopolitici nell’Oceano Indiano. Il Governo cingalese ha infatti accettato di rafforzare la propria cooperazione militare con la Cina, soprattutto in ambito navale, e ha chiesto alle AutoritĂ cinesi un maggiore scambio di know-how scientifico-tecnologico nel settore della difesa. Una richiesta accettata con entusiasmo da Xi e dai suoi collaboratori, che sembrano mirare a stabilire una qualche forma di presenza militare permanente in Sri Lanka. Non a caso la visita di Xi a Colombo è stata accompagnata dalla breve sosta nel porto locale di un sommergibile nucleare e di due altre navi da guerra cinesi, in rotta per il Mar Rosso e la Somalia – evento poi ripetutosi nei primi giorni di novembre. Si tratta di un fatto eccezionale, mai verificatosi prima nella storia delle relazioni sino-cingalesi, e che ha provocato parecchi malumori in India, preoccupata per la possibile estensione del potere navale cinese alle porte di casa.
PREOCCUPAZIONI INDIANE – Quelle indiane potrebbero sembrare preoccupazioni esagerate e come tali sono state trattate dalle AutoritĂ cingalesi, che hanno difeso la loro decisione di ospitare le unitĂ navali cinesi sulla base del diritto marittimo internazionale. Tuttavia il Governo di New Delhi continua a nutrire dubbi sulla buona fede dei recenti accordi sino-cingalesi e i media indiani hanno reagito con rabbia alla presenza di sommergibili nucleari cinesi a Colombo, accusando Rajapaksa di mettere a rischio la pace regionale per i suoi interessi personali. Una posizione parzialmente condivisa dai principali partiti d’opposizione cingalesi, che hanno criticato ripetutamente i crescenti legami economici e militari con Pechino, giudicandoli pericolosi e controproducenti per il Paese. L’economista Harsha de Silva ha denunciato, per esempio, la crescente dipendenza finanziaria dello Sri Lanka dalla Cina, con prestiti e aiuti economici ottenuti spesso al di fuori delle regole ufficiali del Fondo monetario internazionale. In tal senso le banche cinesi applicherebbero tassi d’interesse nettamente superiori a quelli delle loro rivali arabe e occidentali, ottenendo pesanti ipoteche sull’utilizzo delle infrastrutture costruite in Sri Lanka. Non solo, ma molti politici cingalesi mostrano preoccupazione per il futuro dei numerosi porti e aeroporti costruiti o rimodernati da imprese cinesi negli ultimi anni. L’aeroporto internazionale di Mattala, recentemente inaugurato nel Sud del Paese e costruito integralmente da aziende cinesi, ha infatti presentato sin dall’inizio gravi carenze strutturali, generando ricavi nettamente inferiori ai pesanti costi sostenuti per la sua edificazione. Il Governo di Colombo ha anche fallito nell’attirare grandi compagnie aeree sullo scalo, condannandolo di fatto alla stagnazione economica. Stesso discorso per il vicino porto di Hambantota, sottoutilizzato nonostante le enormi cifre spese per la sua costruzione. Molti temono un simile destino per il rimodernato porto di Colombo, mentre persino le progettate centrali elettriche a carbone non sono esenti da dubbi privati e recriminazioni pubbliche. Il nuovo impianto di Puttalam, per esempio, ha mostrato serie difficoltĂ operative nelle prime settimane di attivitĂ , costringendo le AutoritĂ cingalesi a chiedere assistenza tecnica alla Cina.
A dispetto di queste critiche, Rajapaksa e il Governo del primo ministro D.M. Jayaratne proseguono per la loro strada, rafforzando i legami con Pechino e insistendo sul valore positivo degli accordi raggiunti con Xi Jinping. Da questo punto di vista le AutoritĂ di Colombo mirano in futuro a stabilire una vera e propria zona di libero scambio commerciale con la Cina e a costruire un ambizioso circuito di Formula 1 finanziato da banche cinesi. A livello militare Jayaratne spera anche di collaborare attivamente con Pechino per la costruzione di una nuova base aerea sulla costa orientale, anche se l’India si è giĂ opposta a gran voce al progetto, minacciando serie ritorsioni diplomatiche. D’altro canto New Delhi ha lanciato una vasta campagna economica volta a limitare l’influenza cinese in Sri Lanka, promettendo 348 milioni di dollari per la ricostruzione delle zone devastate dalla guerra trentennale contro i separatisti tamil. Le AutoritĂ indiane si sono anche impegnate a sostenere la costruzione di una nuova centrale a carbone nel distretto di Trincomalee e a sviluppare una rete di cavi sottomarini per collegare permanentemente la rete elettrica cingalese a quella dell’India meridionale.
GIAPPONE AL CONTRATTACCO – Anche il Giappone sta seguendo una linea simile a quella dell’India, contrastando l’ascesa cinese in Sri Lanka con un mix di aiuti economici e accordi militari bilaterali. Una settimana prima dell’arrivo di Xi Jingpin, il premier nipponico Shinzo Abe si è recato infatti in visita ufficiale a Colombo, dove ha promesso di finanziare la costruzione di un nuovo terminal passeggeri per il locale aeroporto internazionale. Abe ha anche annunciato di voler sviluppare una nuova partnership marittima con lo Sri Lanka, volta a garantire lo sviluppo commerciale e la sicurezza navale nell’area dell’Oceano Indiano. In tal senso il Giappone dovrebbe presto fornire competenze tecniche e imbarcazioni leggere alla Marina cingalese per il pattugliamento delle proprie coste. L’ammiraglio Katsutoshi Kawano, capo di Stato maggiore delle Forze di autodifesa giapponesi, ha anche parlato della possibilitĂ di una maggiore cooperazione tra i due Paesi nel campo della lotta al terrorismo, aprendo la strada verso futuri negoziati bilaterali sull’argomento.
Fig. 4 – Il presidente Rajapaksa col primo ministro giapponese Shinzo Abe
La battaglia geopolitica tra i giganti asiatici per lo Sri Lanka resta quindi apertissima e c’è da scommettere che la Cina reagirĂ presto alle contromosse di India e Giappone con nuove iniziative economiche e militari. Nel frattempo Rajapaksa sta sfruttando al massimo questa pioggia di finanziamenti e attenzioni internazionali per rafforzare la propria egemonia sulla scena politica cingalese, marginalizzando l’opposizione parlamentare e imponendo un regime nepotistico nelle Istituzioni statali. Membri della famiglia presidenziale occupano infatti numerosi ruoli chiave sia a livello governativo che diplomatico, scambiandoseli spesso tra loro come fossero proprietĂ personali. E il figlio maggiore di Mahinda, Namal, potrebbe presto sostituire il padre alla guida del Paese, dando vita a una vera e propria dinastia politica.
Simone Pelizza
[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą
L’ammiraglio Zheng He (1371-1433) è stato uno dei piĂą grandi navigatori ed esploratori della storia cinese, compiendo diversi viaggi nell’Oceano Indiano e instaurando importanti relazioni diplomatico-commerciali con i numerosi Principati della regione, inclusi quelli dell’Africa orientale. In tempi recenti la sua figura romanticizzata è diventata molto popolare in Cina, fornendo una giustificazione storica e culturale all’espansione economica del Paese in Asia meridionale. Non a caso uno degli accordi firmati da Xi Jingpin a Colombo prevede il recupero dei resti di alcune navi della flotta di Zheng He naufragate vicino alle coste dello Sri Lanka.[/box]