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La Turchia e il G20

Dopo l’Australia, spetta alla Turchia nel 2015 ospitare il G20, il forum economico che raggruppa le venti economie più importanti della Terra. Sarà un’edizione all’insegna della continuità con i lavori precedenti, ma anche di una maggiore attenzione per Paesi in via di sviluppo e PMI. Il G20 è utile per sviluppare un clima positivo di collaborazione

1) PERCHÉ LA TURCHIA?

Dopo l’Australia, spetta alla Turchia organizzare il G20, il summit dei leader delle venti economie più importanti della Terra. La riunione si svolgerà il 15-16 novembre 2015 ad Antalya e la scelta è ricaduta sulla Turchia per un meccanismo di rotazione tra le varie aree geografiche. Nel 2016, per esempio, sarà la volta dell’Asia ed è già stata scelta la Cina come ospite del forum. Al di là della cornice “formale”, è però importante sottolineare gli elementi di continuità tra un’edizione del G20 e quella successiva: il lavoro impostato dalla Presidenza di turno viene infatti in buona parte mantenuto da quella subentrante. In altre parole, il summit dove i vari Obama, Merkel e Putin si incontrano non è che la punta dell’iceberg di un lavoro che dura per un anno intero, portato avanti dagli “sherpa” di ogni Paese in coordinamento con funzionari ed esperti dei ministeri competenti nelle singole aree di lavoro.

 

2) QUALI SONO LE TEMATICHE DI QUEST’ANNO?

La Turchia ha deciso di puntare su una definizione abbastanza accattivante e semplice da ricordare. Il G20 sarò basato su “tre I”, che stanno per Investment, Implementation e Inclusiveness. Per quanto riguarda la prima “I”, si tratta di un focus iniziato dall’Australia l’anno scorso (in particolare nel settore delle infrastrutture): gli investimenti sono ritenuti nella congiuntura economica globale attuale la leva principale per stimolare più crescita del PIL. Più investimenti possono infatti avere effetti positivi nel breve termine, ma anche in una prospettiva di lungo periodo, contribuendo a creare in maniera stabile posti di lavoro e, se il denaro è diretto nei settori giusti, a favorire l’innovazione tecnologica. Per quanto riguarda l’Implementazione, si tratta in altre parole di dare seguito pratico alle numerose decisioni che sono state prese nel corso delle passate edizioni del G20. Verranno messi in atto dei meccanismi di monitoraggio per verificare se gli Stati membri si stanno “comportando bene”. Infine, il tema dell’Inclusività è la vera novità introdotta dalla Turchia: tale dimensione verrà declinata in direzione dei Paesi in via di sviluppo e delle piccole e medie imprese, al fine di dare la giusta attenzione anche ai soggetti che, nell’economia globale, si trovano a essere più vulnerabili e svantaggiati.

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3) DI COSA SI OCCUPA NELLO SPECIFICO IL G20?

Il G20 è nato nel 2008 come risposta immediata allo scoppio della crisi finanziaria globale. Progressivamente, le sue competenze si sono estese dall’ambito strettamente macroeconomico e finanziario, andando ad abbracciare altri settori come il commercio e lo sviluppo. Questo perché, una volta uscito da una modalità di “emergenza”, il G20 ha dovuto decidere se proseguire la propria esperienza. Si è dotato così di un’agenda per l’“ordinario” con l’ambizione di diventare il principale forum multilaterale per la discussione delle questioni economiche. Ecco dunque che oggi il G20 è formato di diversi gruppi di lavoro che si occupano delle seguenti tematiche: questioni macroeconomiche e finanziarie (crescita, regolazione finanziaria, tassazione internazionale, riforma del Fondo monetario internazionale, investimenti), lavoro e occupazione (con focus sulla parità di genere e la riduzione della disoccupazione giovanile), commercio internazionale (come proseguire sulla strada della liberalizzazione multilaterale?), sviluppo (quest’anno il focus sarà su food security e agricoltura sostenibile, un’interessante opportunità per il ruolo che potrà giocare in parallelo con EXPO Milano), sostenibilità energetica, contrasto alla corruzione internazionale. Non manca inoltre un accenno alle questioni di salute globale, un interesse che si è sviluppato di recente per l’emergenza sanitaria legata all’epidemia di Ebola.

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4) IL G20 SERVE DAVVERO?

Il G20 non è un’organizzazione internazionale e le sue decisioni non hanno dunque un potere vincolante per i propri membri. Inoltre, il numero di partecipanti è abbastanza ridotto e non può arrogarsi il diritto di parlare a nome dell’intera comunità internazionale. Però, il fatto che raggruppi l’85% del PIL globale è indicativo dell’importanza che il G20 può giocare in tema di coordinamento delle politiche economiche. Il merito più grande di questo forum è stato finora quello di sviluppare un clima positivo di confronto, di cooperazione, di discussione, al fine di creare e sviluppare una progressiva convergenza verso l’adozione di politiche globali compatibili. Non mancano ovviamente Paesi “difficili” come la Russia (per le tensioni originate dalla crisi ucraina), l’Arabia Saudita (per gli interessi in campo energetico diametralmente opposti a quelli di membri le cui economie non dipendono in maniera pressoché esclusiva dall’esportazione di idrocarburi), l’Argentina (per il progressivo isolamento economico al quale la stanno costringendo le politiche del Governo Kirchner). Tuttavia il G20 è un forum utile, i cui meriti rimangono forse troppo nascosti agli occhi dell’opinione pubblica.

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5) CHE CONTRIBUTO POTRĂ€ DARE LA TURCHIA?

Il dinamismo di Ankara degli ultimi anni è indice di un’economia in rapida crescita e conferma di un ruolo sempre più da “ponte” affidabile tra Europa e Medio Oriente. Tuttavia, la Turchia ha iniziato a risentire delle turbolenze sui mercati finanziari degli ultimi mesi, con la lira (la moneta locale) che si è deprezzata in maniera significativa nei confronti del dollaro USA (ha perso il 4% in un solo giorno, il 14 dicembre), penalizzando così le importazioni (la Turchia dipende fortemente dalle importazioni energetiche, ma è un crocevia per il passaggio di gasdotti chiave dal Caucaso verso l’Europa). Questo ruolo di “cerniera” potrebbe essere sfruttato anche in relazione ai Paesi in via di sviluppo, dato che la Turchia è una delle più interessanti economie emergenti. Attenzione però alle possibili polemiche politiche che potrebbero rallentare il corso dei lavori e mettere in ombra i risultati concreti: il presidente Erdogan, infatti, ha instaurato un clima che sta prendendo una china sempre più autoritaria, con arresti di giornalisti oppositori, uscite “infelici” sul ruolo delle donne nella vita economica e possibili tentativi di re-islamizzazione del Paese. Le potenzialità per fare bene ci sono: se la Turchia riuscirà a far fronte a questi rischi – sia esterni che interni – il G20 potrà essere un successo.

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Davide Tentori

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Un chicco in piĂą

Questo pezzo fa parte de “Il Giro del Mondo in 30 Caffè”, il nostro outlook per il 2015. Lo potete trovare per intero qui. Buona lettura!

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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