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Somalia, la Turchia aumenta le truppe contro al-Shabaab

In 3 SorsiNel tentativo di aiutare le forze somale a contrastare il gruppo militante Al-Shabaab, la Turchia ha raddoppiato il numero di truppe in Somalia, che da diversi anni occupa un ruolo chiave nella strategia africana di Erdoğan. Con una presenza che fonde hard e soft power, Ankara sembra voler consolidare il proprio ruolo di attore regionale chiave nel Corno d’Africa.

1. LE BASI DELLA STRATEGIA TURCA

Da più di un decennio, la Somalia occupa un posto chiave nella strategia africana della Turchia. Situata lungo rotte commerciali cruciali e ricca di risorse marittime, da tempo attira l’interesse di Ankara. Il legame tra i due Paesi nacque nel 2011, quando l’allora Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan visitò Mogadiscio nel pieno di una devastante carestia, diventando il primo leader non africano a mettere piede in Somalia dopo decenni di conflitti, portando aiuti umanitari e attenzione internazionale. Con la sua visita gettò le basi per una partnership che negli anni si è approfondita, diventando sempre più strategica e pragmatica, fino a consolidarsi in quello che oggi può essere definito un partenariato commerciale e di sicurezza. In particolare, un Accordo firmato nel febbraio 2024 ha segnato un salto di qualità nella cooperazione bilaterale. L’intesa, valida per dieci anni, prevede operazioni congiunte su terra, mare e cielo, oltre alla gestione turca di porti e infrastrutture strategiche. Fonti somale hanno dichiarato che, da un lato, l’accordo autorizza la Marina turca, quando e se necessario, a difendere le acque del mare somalo, mentre dall’altro prevede che la Turchia riceva il 30% dei proventi della zona economica esclusiva somala. L’intesa, seppur rappresenti sicuramente una collaborazione di mutuo beneficio, consolida la posizione di Ankara come attore regionale chiave nel Corno d’Africa, con interessi che spaziano dall’accesso marittimo alla proiezione di influenza politico-militare.

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Fig. 1 – Il Presidente turco Recep Tayyip ErdoÄźan incontra il Presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud durante l’Antalya Diplomacy Forum, Adalia, 2 marzo 2024

2. LA LOTTA AL TERRORISMO TRA BASI MILITARI, TRUPPE E DRONI

L’intensificarsi dell’offensiva di Al-Shabaab è uno degli elementi che, insieme all’ambizione di ottenere leverage politico-economico, ha spinto la Turchia a rafforzare la  presenza militare in Somalia. Nell’aprile di quest’anno, infatti, Ankara ha dispiegato quasi 500 soldati, raddoppiando così il proprio personale militare di stanza nel Paese. Le truppe turche operano principalmente nella base di Camp TURKSOM, inaugurata nel 2017 a Mogadiscio, e svolgono funzioni di addestramento, difesa e supporto con droni armati. Tra questi figurano i Bayraktar TB2 e gli avanzati Akinci, considerati piĂą efficaci contro i gruppi terroristici grazie alla loro capacitĂ  di operare anche di notte e di volare ad alta quota per periodi prolungati. Sebbene l’obiettivo dichiarato di questo imponente dispiegamento di forza bellica sia aiutare la Somalia a combattere il terrorismo, piĂą che un semplice contributo a questa lotta la presenza militare turca sembra voler rafforzare il ruolo di Ankara, che non si limita a formare i soldati che combattono al-Shabaab, ma fornisce le armi high-tech per farlo, assicurandosi così un ruolo indispensabile nel contrasto al terrorismo. Al tempo stesso, la Somalia funge da vetrina per l’industria bellica turca e da banco di prova operativo per le sue dotazioni militari, consolidando la reputazione e il mercato dei prodotti militari turchi nel mondo. Il tutto mentre la presenza militare turca in Somalia serve da avamposto strategico in una regione cruciale, proiettando la potenza di Ankara ben oltre i propri confini.

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Fig. 2 – Una nave militare turca arriva nel porto di Mogadiscio nell’ambito degli accordi di cooperazione economica e militare tra Turchia e Somalia, 23 aprile 2024

3. UN’AGENDA (ANCHE) NEO-OTTOMANA

Nel giro di un decennio, la Turchia ha costruito in Somalia una presenza integrata su più livelli, che fonde hard e soft power: un presidio economico (porti, aeroporti, imprese), uno militare (basi, addestratori, armi) e uno politico-diplomatico (relazioni privilegiate e un ruolo negoziale). Tuttavia, alcune fonti regionali hanno riferito a Middle East Eye che la Turchia non ha in programma di impegnarsi direttamente sul terreno con Al-Shabaab in questo momento, poiché ciò richiederebbe un’autorizzazione formale da parte del Parlamento turco. In particolare, “le truppe turche sono lì solo per proteggere i beni turchi e per addestrare e consigliare le forze somale. Interverranno con Al-Shabaab solo se assolutamente necessario e per autodifesa”. Un secondo funzionario turco ha fatto notare che lo spazio aereo somalo è attualmente controllato dalle Forze Armate statunitensi e che, pertanto, tutte le operazioni aeree turche sono condotte in coordinamento con lo United States African Command (AFRICOM). Questi elementi conducono a pensare che Ankara voglia rafforzare la propria posizione, nel quadro di una politica estera sempre più assertiva. L’accordo del 2024, infatti, non si limita a garantire benefici economici, ma consolida una presenza strutturata che consente alla Turchia di affermarsi come la principale potenza nella regione e influenzarne gli equilibri. Questa strategia risponde a un obiettivo più ampio: riaffermare la Turchia come potenza regionale attraverso una combinazione di diplomazia, cooperazione militare e investimenti mirati. In questo senso, la Somalia rappresenta molto più di un partner: è il perno della proiezione turca verso Sud, la realizzazione del “neo-ottomanesimo” di Erdoğan.

Beatrice Gobbi

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Perchè è importante

  • Combinando soft e hard power, presenza militare e creazione di accordi economici, la Turchia sta consolidando la propria influenza strategica in Somalia, rafforzando così il ruolo di potenza regionale.
  • L’accordo del 2024 e il dispiegamento di nuove truppe turche rispondono a un doppio obiettivo: contribuire alla lotta contro al-Shabaab e proiettare la potenza di Ankara ben oltre i propri confini, in linea con l’ambizione di ErdoÄźan di realizzare una politica di neo-ottomanesimo

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Beatrice Gobbi
Beatrice Gobbi

Nata a Milano nel 1998, si è laureata prima in Cooperazione Internazionale e in seguito in Relazioni Internazionali con un’analisi comparativa del nazionalismo curdo in Iraq e in Iran. Da sempre appassionata di mondo islamico, negli anni ha affiancato questo interesse alla geopolitica delle risorse e al peacebuilding ambientale. Di giorno si occupa di progetti di sostenibilitĂ  presso il Politecnico di Milano e di sera scopre la letteratura e la cucina africana e mediorientale.

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