Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2012 – Non solo Brasile. L'America Latina sta vivendo un periodo di grande crescita economica e sta sperimentando una generale stabilità politica e sociale mai viste prima d'ora. Non è tutto oro ciò che luccica, tuttavia: l'economia regionale soffre ancora di scarsa produttività e di una insufficiente differenziazione, a quasi esclusivo vantaggio del settore primario. L'integrazione regionale, infine, non ha prodotto progressi concreti nonostante i proclami e le dichiarazioni di intenti
MAI COME OGGI – A partire dal 2003, l’America Latina ha attraversato una fase di crescita economica talmente solida da resistere alla crisi economica del 2007/8. La regione sta infatti vivendo forse uno dei migliori momenti della sua storia: se 25 anni fa era ritenuta responsabile delle condizioni economiche avverse, attualmente i ruoli sembrano essere cambiati e le colpe ricadono su altri attori (nello specifico, i paesi industrializzati). La crescita economica dell’America Latina e dei Caraibi durante il 2011 è rimasta positiva (4,3%), anche se inferiore ai livelli del 2010 (5,9%). L’odierna situazione dell’economia mondiale, caratterizzata dalla maggiore volatilità finanziaria (che colpisce principalmente l’Europa) e i cambiamenti nel commercio mondiale, non solo si sono fatti sentire nel corso dell’anno appena finito, ma si stima che si ripercuoteranno negativamente sulla regione anche durante il 2012.
VIVA LA DEMOCRAZIA – A livello politico, si evince una notevole stabilità in termini di consolidamento della democrazia come forma di governo, caratteristica che definisce il presente e il futuro dell’America Latina, nonostante le divergenze esistenti tra le varie sub-regioni (è nel Cono Sud dove si trovano attualmente le democrazie più istituzionalizzate). Il XXI secolo ha portato anche con sé un rinnovato interesse per il ruolo dello Stato nella vita economica e politica dei rispettivi Paesi, contrastando le tendenze neoliberali in voga durante gli anni ’90. Oltre alla stabilità della democrazia, è possibile individuare altri elementi di altrettanta importanza per il panorama politico latinoamericano, come per esempio la grande incorporazione di nuovi attori politici e sociali con posizioni di potere e con capacità di influenzare la direzione dei rispettivi Paesi. La convivenza tra meccanismi di politica istituzionale ed il fenomeno dei movimenti sociali ha portato a diverse concezioni della democrazia nella regione. La forte mobilitazione per l’inclusione sociale e la creazione di nuovi assetti istituzionali si sono cristallizzati, in alcuni casi, in nuove costituzioni, riforme legali e maggiori meccanismi di democrazia diretta.
NON MANCANO I PROBLEMI – Anche se l’America Latina è uscita relativamente indenne dalla crisi del 2007/8, l’attuale situazione fa presupporre una lenta crescita economica nei prossimi anni, tant’è che, seppur positive, le condizioni in cui si trova oggi l’America Latina non sono sicuramente rosee come potevano esserlo quattro anni fa. Nonostante i successi dell’ultimo decennio, uno dei principali rischi sarebbe cadere nell’indulgenza. Anche se l’America Latina ha ottenuto una soddisfacente performance economica, la regione non è stata all’altezza di altre zone emergenti, quale l’Asia. Come sottolineato dalla CEPAL, l’America Latina ha bisogno, non solo di un numero maggiore di investimenti ma anche di una più alta qualità degli stessi, tale da consentire un incremento di produttività. Inoltre, nonostante povertà ed estrema povertà siano ai loro livelli più bassi degli ultimi 20 anni, il problema delle diseguaglianze economiche e sociali rimane un serio ostacolo da affrontare da parte di tutti i governi. Se, da una parte, la regione si è concretamente attivata in termini di maggiore assistenza sociale, dall’altra, vi è stato un minore livello di trasformazioni strutturali. Escludendo ad esempio i casi di Argentina e Brasile, (entrambi con una pressione tributaria del 35%) e dell’Uruguay (30%), il resto dei Paesi registra una pressione tributaria molto bassa.
LE SFIDE – A tal fine, diventa necessaria la definizione di un’agenda integrale sullo sviluppo che includa efficienza macroeconomica, equità sociale ed equilibrio ambientale. Qualora l’America Latina desiderasse ottenere una reale convergenza ed un maggiore sviluppo economico di tipo sostenibile, dovrà necessariamente puntare a tassi di crescita più elevati. Una notevole sfida arriva dal lato della struttura produttiva, ambito in cui, ad oggi, non si sono registrati cambiamenti importanti: l’America Centrale e il Messico hanno focalizzato le loro strategie commerciali sull’esportazione di prodotti industriali con poco valore aggiunto (le cosiddette maquilas), mentre America del Sud sta “ri-primarizzando” la sua struttura produttiva (concentrandosi sulle esportazioni agricole e di altre commodities). È soltanto grazie all’introduzione di maggior innovazione che sarà possibile modificare la struttura produttiva della regione. Tuttavia, si tratta di un processo che non nasce spontaneamente e che, al contrario, richiede un notevole apporto di impegno politico ed economico, nonché una saggia lungimiranza strategica. Tale scommessa acquisisce oggi ancor più importanza, poiché parliamo di una regione con una struttura produttiva fortemente incentrata sul settore primario e che, per tal motivo, richiederebbe un numero di investimenti in R&S ancor più elevato. Premesso quanto detto, è possibile raggruppare in tre grandi temi alcune delle sfide che l’America latina dovrà affrontare: – Le risorse naturali: se da un lato hanno rappresentato uno degli elementi fondamentali per la crescita di alcune economie della regione (principalmente del Sudamerica), l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali può potenzialmente creare grandi rischi, accentuando la vulnerabilità dell’ambiente. Oltre ai rischi della “riprimarizzazione” dell’economia (con il conseguente pericolo della cosiddetta “malattia olandese”), la crescita economica latinoamericana pone attualmente una sfida concreta dettata dal cambiamento climatico. – L’infrastruttura: malgrado sia una regione altamente inurbata, le città non sono adeguatamente strutturate (edilizia, strade, fognature). E’ possibile innovare, promuovere e migliorare il sistema di trasporto pubblico, realizzare riqualificazioni urbane, ecc. Da sottolineare che gli investimenti in infrastrutture volti ad aumentare i canali di comunicazione tra i Paesi della regione (e tra essi e il resto del mondo), a favore degli scambi commerciali, richiedono uno sforzo in termini di investimento non indifferente. – Diseguaglianze: L’America Latina registra attualmente poco meno di 200 milioni di poveri e in diverse parti del suo territorio esistono zone senza diritto né legge, che mettono a repentaglio lo sviluppo dell’intera regione. Malgrado il successo di alcuni programmi di trasferimenti condizionati come Progresa (Messico) e Bolsa familia (Brasile), la regione si trova oggi nella condizione di non poter in alcun modo garantire, a chi è uscito in questi anni della povertà, di poter mantenere lo status acquisito. In un’ottica di una società più giusta, la lotta alla povertà e all’estrema povertà devono necessariamente essere accompagnate da misure più concrete e decise per contrastare l’iniqua distribuzione del reddito.
(DIS)INTEGRATA? – Infine, resta l’interrogativo di quale sarà il futuro dell’integrazione regionale. Malgrado l’ottimismo regnante al momento, basato sui successi economici e politici degli ultimi anni, la regione sudamericana (non già latinoamericana) affronta diversi problemi e sfide nel futuro prossimo, come per esempio: la divisione e balcanizzazione, con forti debolezze nell’ambito infrastrutturale (come per esempio, nel settore energetico); l’ineguale sviluppo interno; i livelli di povertà e ineguaglianze economiche e sociali; e lo sviluppo nazionale asimmetrico. A sua volta, esistono una serie di questioni di natura maggiormente politica che l’integrazione regionale dovrebbe affrontare: – L’aumento dell’asimmetria che caratterizzerà i rapporti tra Brasile, Argentina e Colombia, che esige l’individuazione di meccanismi per attenuarla; – L’assenza di una vera cultura dell’integrazione, delle istituzioni dedicate a canalizzare l’integrazione; – L’esistenza di meccanismi d’integrazione maggiormente flessibili, con l’asse nella costruzione dell’infrastruttura e dello sviluppo energetico; – Il ruolo di maggior rilievo che dovranno occupare i processi d’integrazione produttiva in futuro; – La lotta alle droghe e la politica di difesa (in cui l’Unasur possiede un ruolo rilevante). All’inizio di ogni anno si suole sottolineare le importanti sfide che un Paese o una regione devono affrontare ma il compito dei governi latinoamericani dovrebbe concentrarsi sul replicare i successi ottenuti durante l’ultimo decennio e puntare a produrre delle trasformazioni che portino finalmente la regione verso la strada della convergenza con gli standard produttivi e di vita dei Paesi industrializzati. Ignacio F. Lara (ricercatore presso ASERI – Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali – Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano)