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Le prime manifestazioni contro la nuova Argentina di Milei

In 3 sorsi – A un mese e mezzo dal suo insediamento si registrano in Argentina le prime proteste contro le politiche ultraliberiste del neopresidente. La speranza di Milei è che gli indicatori economici possano migliorare già dalla seconda metà del 2024, per evitare una pericolosa escalation.

1. LE PROTESTE DEL 24 GENNAIO

Lo scorso 24 gennaio decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Buenos Aires per protestare contro le riforme economiche del neopresidente Javier Milei. Lo sciopero è stato indetto dal maggiore sindacato del Paese, la Confederazione Generale del Lavoro (CGT), e il principale luogo di aggregazione è stato Avenida de Mayo, il grande viale che collega il Parlamento alla Casa Rosada, sede della Presidenza. Il motivo delle proteste è di fatto riassunto nella “legge omnibus”, composta da 664 articoli che modificano o abrogano leggi preesistenti in molti settori, soprattutto economico, fiscale, sociale e amministrativo. Nonostante lo svolgersi poi della manifestazione in maniera pacifica, preventivamente erano state mobilitate centinaia di agenti di polizia, anche grazie a un nuovo protocollo che estende i poteri in loro possesso, allo scopo di mantenere l’ordine pubblico. A parte qualche incidente isolato, non sono stati comunque registrati disordini particolari. Il Presidente aveva criticato lo sciopero già prima che si svolgesse, bollandolo come espressione di un modo di pensare arretrato. “Quello che lo sciopero di mercoledì vi mostrerà è che ci sono due Argentine. C’è un’Argentina che vuole rimanere indietro, nel passato, nella decadenza”, aveva dichiarato, esacerbando una tendenza alla polarizzazione della società del paese latinoamericano già pericolosamente tangibile.

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Fig. 1 – Una donna manifesta contro la legge omnibus.

2. IL PROGRAMMA POLITICO DI MILEI

Javier Milei, entrato in carica il 10 dicembre scorso, ha come piano ambizioso quello di azzerare il disavanzo del Paese nell’arco di un anno, attraverso una terapia shock fatta di tagli alla spesa e privatizzazioni. A titolo esemplificativo, appena entrato in carica, ha svalutato il peso – la moneta nazionale – del 54%, facendo salire ancora il tasso d’inflazione (arrivato al 211%, dato più alto anche di quello venezuelano). Le conseguenze immediate sono state un crollo dei salari e del potere d’acquisto e un’impennata dei costi di importazione e quindi dei prezzi di beni e servizi. Non solo: nello stesso mese, due diversi decreti presidenziali hanno aperto la strada alla privatizzazione di alcune aziende statali e tagliato 5mila posti di lavoro nel settore pubblico. L’agenda di Milei, d’altro canto, è sempre stata piuttosto chiara: ultraliberismo, capitalismo senza restrizioni, netto rifiuto di ogni tipo di regolamentazione governativa e scetticismo su temi quali femminismo e ambientalismo, come da lui stesso enunciato nel suo discorso del 17 gennaio al forum di Davos.

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Fig. 2 – Javier Milei al forum di Davos del 17 gennaio

3. TENDENZE FUTURE: UNA POSSIBILE LUNGA STAGIONE DI PROTESTE

Come già anticipato da Milei stesso, in questa prima fase del suo progetto politico assistiamo a un peggioramento degli indicatori economici, con il tasso di inflazione che potrebbe raggiungere valori fino al 400%. Nonostante la retorica divisiva, il Presidente sa di non poter contare su una maggioranza al Congresso (38 su 257 alla Camera dei Deputati e 7 su 72 al Senato), motivo per il quale è già stato costretto a mediare sulle misure più estreme della legge omnibus che, nonostante ciò, è stata comunque rinviata in commissione per via della mancanza di sostegno parlamentare su alcuni articoli. La prevedibile opposizione da parte della società civile e dei sindacati, resa evidente dalle manifestazioni del 24 gennaio, potrebbe dare il via a una lunga stagione di proteste, dannosa per l’equilibrio già fragile del Paese. Al Presidente il compito di presentare qualche risultato tangibile che possa invertire la rotta e convincere l’opinione pubblica.

Michele Pentorieri

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Perchè è importante

  • Le manifestazioni del 24 gennaio contro il nuovo Presidente sono destinate a ripetersi, ma una lunga stagione di proteste potrebbe minare il fragile equilibrio socio-economico argentino.
  • Non potendo contare su una solida maggioranza al Congresso, nelle prossime settimane Milei sarà costretto a stemperare i suoi toni più duri, allo scopo di raggiungere un accordo che gli possa valere l’appoggio anche di altri membri del Parlamento argentino.

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Michele Pentorieri
Michele Pentorieri

Nato a Napoli nel 1991, ho conseguito la laurea triennale in Scienze Politiche all’Orientale di Napoli e quella magistrale in Relazioni Internazionali alla LUISS. Trasferitomi a Londra per un anno, ho studiato presso la UCL, ottenendo un MA in Human Rights. Da sempre appassionato di Relazioni Internazionali ed America Latina, ho anche lavorato a Cuba ed in Colombia, dove ho avuto modo di coltivare una delle altre mie passioni: il caffè.

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