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India-Pakistan: un match lungo quasi 70 anni

Esistono sfide sportive che superano i semplici confini di una competizione tra due squadre avversarie. Il 15 febbraio, nella città di Adelaide, in Australia, India e Pakistan si sono incontrati e scontrati su un campo di cricket. Se ufficialmente la posta in gioco è battere la squadra avversaria per arrivare a conquistare l’ambito trofeo sportivo, in realtà il match è l’occasione per “mettere in campo” i contrasti politici irrisolti tra i due Paesi. La partita si è conclusa con la vittoria dell’India, detentrice del titolo mondiale, che ha battuto il Pakistan superando l’avversario di 76 run.

IL CRICKET, QUESTO SCONOSCIUTO – Il cricket è assai poco noto in Italia, ma nel subcontinente indiano, in parte dell’Africa e nelle terre australi è tra gli sport più amati e in grado di raccogliere un’enorme consenso di pubblico, sia maschile che femminile. Come per il calcio, anche per il cricket ogni quattro anni è organizzato un campionato mondiale chiamato ICC World Cup, che quest’anno si svolge in Australia e Nuova Zelanda.
Nonostante sia una disciplina sportiva con regole molto complicate e con partite che possono durare ore, se non addirittura giorni, il cricket, nel corso dei decenni, si è trasformato da sport “importato” dall’Inghilterra nelle sue terre coloniali in una vera e propria passione legata all’orgoglio nazionale e che richiede la vittoria sempre e a ogni costo.
I match di cricket, basati ancora su regole tipicamente vittoriane come la sportività, la compostezza e la lealtà, trovano la loro massima espressione nella sfida tra India e Pakistan.
In questo caso la competizione sportiva si trasforma in un’avvincente sfida con una valenza simbolica che supera chiaramente i confini di un campo da gioco, rappresentando, di fatto, l’occasione per sfoderare vecchi rancori e problemi politici mai risolti tra i due Paesi.
India e Pakistan, un tempo uniti, hanno quindi la possibilità, durante i Campionati del mondo, di confrontarsi in una sfida all’ultimo sangue, dove si mescolano insieme un’ostilità mai nascosta e una prossimità culturale che porta le due squadre in campo a lottare per una vittoria più politica che sportiva.

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CI ERAVAMO TANTO ODIATI – Le ragioni storiche e sociali alla base delle rivalità indo-pakistane risalgono al 1947, quando i britannici abbandonarono al proprio destino le colonie del subcontinente indiano, portando alla nascita di due Paesi divisi dalla religione (a prevalenza hindu l’India, a prevalenza musulmana il nascente Pakistan) e da profonde contese territoriali (la regione del Kashmir).
Gli anni a seguire furono caratterizzati da migrazioni oceaniche da una parte all’altra del confine, da due guerre per la mai risolta questione del Kashmir, e da un terzo conflitto nel 1971 legato alla questione del Bengala (Pakistan orientale). La sconfitta dell’esercito pakistano e la conseguente perdita dei territori orientali portarono alla nascita, nello stesso anno, dello Stato indipendente del Bangladesh.
Dal 1947 a oggi la rivalità indo-pakistana ha fatto migliaia di vittime, causando una instabilità politica che continua a essere macchiata da sanguinosi atti terroristici in entrambi i Paesi.

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Mahendra Singh Dhoni, capitano della Nazionale indiana di cricket

LE OMBRE POLITICHE DI MODI – Lo stesso Narendra Modi, ex governatore della regione del Gujarat ed eletto lo scorso maggio Primo Ministro indiano ha un passato legato al Rashtriya Swayamsevack Sangh (RSS – Organizzazione dei volontari nazionali), ovvero un’organizzazione paramilitare ultranazionalistica hindu, e il suo percorso politico è macchiato da accuse pesantissime, legate al massacro di Godhra (Gujarat, India). Il 27 febbraio 2002 un gruppo di terroristi di matrice islamica uccise circa 60 persone di religione hindu che tornavano da un pellegrinaggio dal tempio di Ayodhya, in Uttar Pradesh (India). La ritorsione da parte degli estremisti hindu portò a una carneficina che causò 2mila morti, tutti musulmani. Narendra Modi, allora governatore della regione, fu apertamente sospettato di non avere fermato la mano dei militanti hindu, ma le accuse contro di lui, sia a livello internazionale, sia nazionale, si spinsero fino al punto di considerarlo il vero ispiratore della strage. La faccenda, mai del tutto chiarita, è un tragico episodio che non è stato dimenticato, né in India, né in Pakistan. Nonostante i rapporti politici tra i due Paesi siano ufficialmente cordiali, non c’è giorno che non arrivi notizia di vittime di violenze settarie da parte di gruppi terroristici hindu o musulmani.

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Il capitano del Pakistan Misbah-ul-Haq

L’IMPORTANTE È VINCERE – Così, con Nawaz Sharif, primo ministro pakistano, e Narendra Modi che si guardano e si confrontano a livello diplomatico con rispetto e sospetto, mentre giungono notizie di attentati lungo i confini tra i due Paesi e gli eserciti si tengono reciprocamente d’occhio nelle impervie regioni del Kashmir, le due squadre di cricket regalano al pubblico l’immagine di una battaglia sportiva da combattere per l’onore e la gloria della propria bandiera.
Si calcola che circa due miliardi di persone abbiano assistito all’incontro tra India e Pakistan, durato più di 6 ore, considerato anche che abitualmente, durante il match, uffici, negozi ed attività lavorative si fermano completamente in entrambi i Paesi. La tensione per la partita è stata altissima per giorni e i quotidiani sia indiani sia pakistani hanno versato fiumi di inchiostro sulle aspettative, le speranze e la voglia di vincere a tutti costi. Le numerose dichiarazioni di incoraggiamento dei personaggi di spicco rivolte ai giocatori erano chiaramente intrise di messaggi politici.
Le stesse parole di Modi rivolte al capitano della squadra non lasciano dubbi sull’importanza della vittoria: «I miei migliori auguri al capitano Mahendra Singh Dhoni. Gioca duro, guida la squadra e rendi l’India orgogliosa. Conoscendoti sono sicuro che ci riuscirai».
Dopo la sconfitta, la delusione dell’intero popolo pakistano è fortissima e la squadra del capitano Misbah-ul-Haq deve ora trovare la forza psicologica per rialzare la testa e continuare a combattere per arrivare in finale. Soprattutto perché i Campionati del 2011 si erano conclusi con un gara da cardiopalma proprio tra India e Pakistan. La vittoria è l’obiettivo al quale devono arrivare a tutti i costi gli 11 giocatori di cricket del Paese, non solo per la loro personale rivincita sportiva, ma in primo luogo per l’orgoglio ferito, ma mai sconfitto, del loro amato Pakistan.

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Barbara Gallo
Barbara Gallo

Ha conseguito la Laurea in Sociologia con una Tesi sulle donne afghane. E ciò non ha fatto che aumentare la sua passione e il suo amore per quelle terre belle e selvagge e per quelle popolazioni fiere e coraggiose. Collabora con Archivio Disarmo perché sogna la pace e con la Fondazione Pangea perché sogna un futuro migliore per le donne. Attualmente vive e lavora come giornalista pubblicista a Roma.

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