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Panama e la strategia di Obama

In tre Sorsi – Al settimo Vertice delle Americhe a Città di Panama, organizzato dall’Organizzazione degli Stati Americani, Cuba e il Venezuela sono stati al centro del dibattito. L’obiettivo degli USA è ampliare la sfera d’influenza e d’interesse americana sul resto del Continente, dopo anni di disimpegno.

1. IL SUMMIT – Al vertice delle Americhe del 10 e 11 Aprile è avvenuto un evento storico. Cuba, fino ad ora esclusa dal summit, ha preso parte ai lavori per la prima volta. L’Avana fu sempre lasciata da parte dal veto statunitense, poiché non ritenuta in possesso dei requisiti fondamentali per discutere di democrazia, di mantenimento della pace e di ridare vigore alle questioni sociali, economiche e umanitarie che interessano i 35 Paesi partecipanti al Vertice. Inoltre, siamo stati testimoni dell’inizio della fine delle tensioni tra Cuba e USA, quando Obama e Raúl Castro hanno deciso di instaurare un dialogo tra i due Paesi e riprendere le relazioni diplomatiche. Il tutto era già stato annunciato il 17 Dicembre 2014 e suggellato con una stretta di mano l’11 Aprile 2015. Tutta l’America Latina però è al centro di un piano preciso da parte di Washington.

2. LA STRATEGIA DI OBAMA – Nonostante la distensione rappresenti una soluzione alla crisi cubana e un aumento del benessere sociale e statale per Cuba, Castro invoca la pazienza e la cautela. Si è intuito invece dagli statements di Obama la sua urgenza a “voltare pagina e sviluppare un nuovo rapporto tra i due Paesi”. Questo perché gli Stati Uniti sono stanchi del freddo legame con il regime di Castro (iniziato prima ancora della sua nascita, ricorda Obama) e dei tentativi falliti di rovesciarlo. Inoltre, il Presidente, negli ultimi due anni alla Casa Bianca, vuole lasciare un segno nella storia, concludendo così il suo mandato intenso, ma non privo di grandi problemi in politica estera. Attore chiave della strategia americana è anche il Venezuela.  Obama ha deciso di sfruttare l’occasione del Vertice per tentare di isolare lo Stato governato da Nicolás Maduro dal resto del continente. Gli USA temono che la crisi economica, le politiche e il governo precario venezuelano vadano a contagiare gli altri stati sudamericani, proprio in un momento nel quale la stabilità che sembrava finalmente raggiunta è ora più vulnerabile (vedi ad esempio le difficoltà della Rousseff in Brasile e della Kirchner in Argentina). Un’ulteriore ambizione statunitense è quella di creare accordi multilaterali per riunificare sotto la sua influenza l’America del Sud ancora fortemente frammentata.

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Fig. 1: Obama e Maduro si stringono la mano, ma tra USA e Venezuela i rapporti rimangono tesi

3. I CAMBIAMENTI – Cosa si modificherà dopo il Vertice dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA)? La notizia che ha avuto più risonanza internazionale è stata la possibile fine dell’embargo commerciale, economico e finanziario statunitense ai danni di Cuba. Richiesta non facile da soddisfare, dato che per porre fine a “el bloqueo” servirebbe il consenso del Congresso, controllato dal Partito Repubblicano. Quest’ultimo ha però affermato di voler praticare la linea del più assoluto ostruzionismo nonostante un suo possibile candidato alle presidenziali, Marco Rubio, sia di origine cubana. Altra condizione necessaria imposta a Cuba per un dialogo con la Casa Bianca è la sua cancellazione dalla lista dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, elenco nel quale Cuba è presente dal 1982. Essere dentro questa lista implica una serie di sanzioni che impediscono qualunque tentativo da parte di L’Avana di ottenere prestiti da istituzioni finanziarie internazionali. È stata inoltre richiesto a Castro un progressivo distacco dal Venezuela, il primo partner commerciale di Cuba e suo fedele alleato, ritenuto però da Washington un pericolo. Sono state proprio queste affermazioni e le sanzioni contro Caracas a indebolire la figura di Obama, che al Vertice delle Americhe ha dovuto far valere le sue ragioni contro tutta la comunità sudamericana. Al Vertice di Panama si è discusso anche della rimozione delle basi militari statunitensi nel Continente, ormai solo un “retaggio della Guerra Fredda”. La predisposizione di Obama di intraprendere un dialogo con il suo acerrimo nemico storico e con gli stati un tempo al di fuori della politica estera a stelle e strisce ha una portata simbolica non trascurabile: verrà sancita l’era di un Continente in cui le imposizioni cessano di esistere, in cui la Guerra Fredda si estingue totalmente e in cui Washington riesce ad espandere la sua sfera di influenza e interesse al Sud. I passi da fare sono però ancora molti e le divergenze tra Usa e America Latina rimangono comunque difficili da ignorare.

Giulia Mizzon

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Un chicco in più

Obama e Castro non si stringevano la mano dal 2013, in occasione dei funerali di Nelson Mandela.

La cancellazione di Cuba dalla lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo è avvenuta ufficialmente il 15 Aprile 2014.

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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