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Chávez?… Assente!

È programmata per domani la cerimonia di insediamento del Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela che, per la terza volta, coincide con Hugo Chávez. O meglio, dovrebbe coincidere: il caudillo di Caracas è infatti ricoverato da oltre un mese a Cuba e le sue condizioni di salute sono critiche. Vediamo allora con cinque domande e risposte quali sono le implicazioni per la stabilità istituzionale del Venezuela

 

Domani Hugo Chávez sarà in grado di insediarsi ufficialmente al potere?

 

Il vicepresidente Nicolas Maduro ha già fatto sapere che il Presidente eletto (riconfermato per la terza volta nello scorso ottobre nelle elezioni combattute contro Henrique Capriles Radonski) non sarà in grado di presentarsi dinanzi all’Asamblea Nacional (il Parlamento venezuelano) per ricevere ufficialmente l’incarico di Presidente della nazione, in quanto le sue condizioni di salute appaiono ancora decisamente critiche. Chávez è ricoverato da un mese a Cuba, dove è stato operato per la quarta volta in seguito al ripresentarsi di un tumore. Complicazioni respiratorie hanno decisamente compromesso lo stato di salute del leader bolivariano.

 

Quali sono dunque le implicazioni per le istituzioni venezuelane?

 

L’articolo 231 della Costituzione stabilisce che il Presidente eletto deve assumere l’incarico dinanzi all’Asamblea Nacional. In caso di “impossibilità”, assume l’incarico dinanzi al Tribunale Supremo. Mentre i sostenitori di Chávez sostengono che le condizioni di salute non rendono obbligatoria la sua presenza nella cerimonia di domani, ammettendo la possibilità che l’eletto entri in carica in un secondo momento presentandosi al cospetto del Tribunale, diversi esperti di diritto costituzionale locale affermano che l’”impossibilità” citata nell’articolo è da imputarsi al Parlamento che, qualora non potesse riunirsi, lascerebbe al Tribunale la facoltà di attribuire l’incarico presidenziale. Il fatto è che il Venezuela da domani sarà senza un Governo, dal momento che quello attuale terminerà ufficialmente il proprio mandato e quello nuovo non potrà entrare tecnicamente in attività, dato che la nomina di tutte le cariche ministeriali – e anche del vicepresidente – avviene da parte del Presidente nominato dall’Asemblea Nacional.

 

Che cosa può dunque accadere?

 

L’opposizione attenderà qualche giorno prima di iniziare a presentare le proprie rimostranze e sostenendo la necessità di procedere con nuove elezioni presidenziali, avendo constatato l’impossibilità di formare un Governo. Tale eventualità potrebbe avere delle conseguenze inaspettate e portare anche a disordini nel Paese. Il vicepresidente (ormai decaduto) Maduro difficilmente starebbe a guardare, ma anche l’esercito, storicamente molto attivo nel manipolare le vicende politiche sudamericane, potrebbe decidere di intervenire. Un’uscita di scena di Chávez secondo queste modalità potrebbe dunque avere dei risvolti negativi per il Paese intero.

 

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Com’è la situazione economica e sociale del Venezuela?

 

La Repubblica sudamericana è attraversata da una crisi economica che dura ormai da alcuni anni. Nonostante l’estrema ricchezza di riserve petrolifere, il PIL nazionale non cresce (in controtendenza con il resto della regione) e, cosa che sembra del tutto paradossale, la popolazione soffre di continui black-out elettrici. L’inflazione è da anni in doppia cifra mentre il tasso di criminalità è tra i più alti al mondo. I numerosi programmi sociali implementati dal Governo nell’ultimo decennio hanno avuto successo nel contrastare la povertà, ma si sono basati su un assistenzialismo improduttivo che non si è tramutato in vero sviluppo economico e sociale.

 

Quali sono dunque le prospettive per il Paese?

 

Un vuoto istituzionale non sembra lo scenario più auspicabile per un Paese in crisi, storicamente abituato a golpe e che potrebbe finire in balia della violenza. Il Venezuela avrebbe bisogno di un ricambio della classe politica al vertice e di un regime meno autoritario in grado di promuovere un autentico sviluppo. Ma l’instabilità che l’assenza o la morte di Chávez potrebbero creare lascia spazio a seri interrogativi sul futuro istituzionale, economico e sociale della repubblica sudamericana.

 

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’Università “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualità di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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