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La Cina nella finanza globale (V)

Comprendere la Cina – Proseguendo il precedente intervento, di seguito andiamo a descrivere altre due grandi iniziative cinesi in ambito finanziario: una relativa a progetti di costruzione di infrastrutture al livello internazionale e un’altra relativa alle piattaforme per i pagamenti internazionali.

ONE BELT, ONE ROAD – L’iniziativa cinese più rilevante in tema di finanza internazionale è la “One Belt, One Road”, altrimenti conosciuta come la moderna Via della Seta. Questa è stata pensata inizialmente come un progetto infrastrutturale per collegare la Cina all’Europa e bypassare il Mar Cinese meridionale, che Pechino teme possa essere bloccato dalle forze militari statunitensi. Il programma della Via della Seta include treni ad alta velocità che andranno, attraverso l’Asia Centrale, dalla Cina fino all’Italia, con numerose stazioni lungo il tragitto. Questo progetto infrastrutturale non solo assicurerebbe un accesso più diretto all’Europa, da un punto di vista commerciale, ma aumenterebbe significativamente la circolazione dello yuan e lo sviluppo economico nell’Asia Centrale, dove la presenza e gli investimenti degli Stati Uniti sono stati fino a oggi piuttosto limitati. Poiché l’Asia Centrale è ricca di materie prime minerarie ed è largamente sotto l’influenza della Russia, che è diventata un alleato cinese sempre più solido negli anni sotto la presidenza Putin, la Cina ha concepito questo progetto come un’opportunità eccellente per spendere le proprie risorse finanziarie. Peraltro, il progetto della Via della Seta ha ulteriori implicazioni.
Dopo la crisi finanziaria del 2008, la Cina ha deciso che gli oltre 3 trilioni di riserve in valuta estera dovevano essere spesi il più velocemente possibile, poiché avrebbero potuto subire una nuova svalutazione. Per di più, dato che settori rilevanti della società statunitense hanno contestato l’utilizzo delle riserve cinesi per comprare asset negli Stati Uniti e date le crescenti connessioni commerciali con molti Paesi emergenti e meno sviluppati, le autorità della Repubblica Popolare si sono persuase della necessità di finanziare progetti infrastrutturali dovunque nel mondo. Il progetto della Via della Seta è infatti volto a coprire quattro macro-aree geografiche – Europa, Africa, America Latina e Sud Est Asiatico – e 60 Paesi. In Africa, la ferrovia proposta connetterebbe tutti gli Stati dentro una rete che renderebbe finalmente possibile alle nazioni africane di espandere facilmente i commerci tra di loro. In America Latina, il progetto prevede una ferrovia che collegherebbe i Paesi che si affacciano sull’Oceano Atlantico con quelli del Pacifico. Nel Sud-est asiatico, la ferrovia collegherebbe infine la Cina con il resto della regione, rendendo possibile per paesi come il Laos e la Cambogia di modernizzarsi più velocemente.

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Fig. 1 – In questa mappa la rotta storica della Via della Seta cinese

LA GESTIONE DEI PAGAMENTI INTERNAZIONALI – L’altra iniziativa riguarda l’intenzione di creare una piattaforma di gestione dei pagamenti internazionali sulla falsa riga della SWIFT. Quest’ultima è un’organizzazione con sede in Belgio che gestisce tecnicamente tutte le transazioni monetarie attraverso le banche. Il problema è che gli Stati Uniti hanno usato la loro influenza sulla SWIFT per forzarla ad adottare i propri orientamenti politici, come nel caso ad esempio dell’applicazione delle sanzioni contro l’Iran. In questi casi, la SWIFT blocca le transazioni o le denuncia, creando problemi a Paesi terzi, come la Cina, non direttamente coinvolti nelle dispute politiche correlate alle relazioni degli Stati Uniti con alcuni Stati. Per risolvere questi problemi la Cina vorrebbe creare una sua piattaforma monetaria globale al fine di bypassare le sanzioni arbitrarie e permettere così al flusso monetario di operare ininterrottamente. Tale piattaforma non solo velocizzerebbe la diffusione dello yuan, ma potrebbe convogliare maggiori flussi di capitale verso la Cina.

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Fig. 2 – Pechino vuole rendere più facili le transazioni internazionali in valuta cinese

FORNITORE DI BENI PUBBLICI GLOBALI? – Con queste iniziative, il ruolo della Cina nel mondo si sta evolvendo da uno status di “fabbrica manifatturiera del mondo” a quello di “benefattore internazionale”, con un ruolo sempre più proattivo nel fornire un contributo sostanziale allo sviluppo economico del mondo. Con queste iniziative essa sta dimostrando che ci sono alternative rispetto all’attuale ordine mondiale e ai suoi limiti. Sebbene la Cina non possa e non voglia sfidare direttamente la posizione egemonica degli Stati Uniti, è piuttosto chiaro che essa abbia già conseguito considerevoli guadagni economici, promuovendo concretamente l’espansione dell’uso della sua moneta e sviluppando enormi progetti infrastrutturali.
Tali risultati stanno spostando lentamente la bilancia del potere a favore della Cina, poiché per la prima volta dalla caduta dell’Unione Sovietica gli Stati Uniti affrontano nuove sfide strategiche, in termini di influenza economico-finanziaria. Questo mutamento si è già palesato, ad esempio, quando i paesi europei come Regno Unito, Francia, Germania e Italia hanno firmato l’accordo per diventare membri dell’AIIB, nonostante le pressioni politiche degli Stati Uniti. Complessivamente, 57 Paesi, tra cui molti alleati degli Stati Uniti, sono divenuti membri fondatori della nuova istituzione internazionale a guida cinese.

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Fig. 3 – Il recente incontro tra Xi Jinping e Barack Obama

L’EQUILIBRIO DI POTERE CON GLI USA – Anche se l’implementazione dell’AIIB e delle altre iniziative cinesi sta avendo successo, la moneta cinese non costituirà ancora una minaccia per il dollaro statunitense fino a quando non siano stati rimossi gli altri pilastri della roccaforte del dollaro. Innanzitutto, pur assumendo che lo yuan abbia successo nell’acquisire una sempre maggiore circolazione, gli Stati Uniti possono ancora assicurarsi di far fronte a tutti i loro bisogni con transazioni in dollari. Gli altri paesi possono sempre prezzare prodotti e servizi in due valute differenti, anche se questo non è il modo più economico di fare affari. Inoltre, la Cina non sembra avere l’inclinazione o il desiderio di rivaleggiare con le banche di investimento USA, offrendo per esempio un portafoglio competitivo di strumenti finanziari. Senza questo fattore, le istituzioni finanziarie USA possono sempre generare artificialmente più transazioni finanziarie della Cina, anche se si tratta di gestire rapporti con un numero sempre più ridotto di grandi partner commerciali. Questi ultimi, che accumulano enormi quantità di asset in dollari, rimarranno finanziariamente importanti, almeno fino a quando l’apparato militare statunitense sarà disposto a difendere l’uso del dollaro. Così, gli USA possono mantenere e continuare a dar forma all’ordine mondiale, anche se ridimensionati sul piano economico.
Di fatto, gli Stati Uniti hanno intrapreso una serie di operazioni militari in Africa e Medio Oriente anche in funzione anticinese, ovvero per prevenire o cercare di ridurre l’avanzamento dei piani infrastrutturali della Cina. La Cina comprende questa dinamica e perciò ha attivato negoziazioni con politici e uomini d’affari statunitensi. Nel Settembre 2015, il Presidente Xi Jinping è arrivato negli Stati Uniti annunciando miliardi di dollari di accordi commerciali con le aziende statunitensi, fornendo uno strumento concreto per alleggerire le relazioni Stati Uniti-Cina. L’annuncio includeva l’acquisto di altri 300 velivoli da Boeing e l’offerta d’aiuto a Cisco Systems per vendere più tecnologie di rete in Cina. Lo sforzo della Cina per restare in stretta relazione con le controparti statunitensi è stato cruciale nell’arginare un rapido deterioramento nelle relazioni USA-Cina. A suo favore, la Cina è riuscita a portare i politici americani a considerare l’idea di un accordo di libero scambio USA-Cina, quando solo pochi anni fa tale idea non era minimamente contemplata.

Ann Lee (traduzione di Fabio Massimo Parenti)

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più

La Professoressa Ann Lee insegna Economia e Finanza alla New York University è una esperta riconosciuta a livello mondiale sulle relazioni economiche  internazionali della Cina. L’analisi è frutto della lunga esperienza dell’autrice nel mondo degli affari finanziari e dell’insegnamento universitario. Parte delle informazioni menzionate provengono da conversazioni avute con vari rappresentanti del mondo della finanza e della politica sia occidentale che cinese. Una lista di fonti a supporto delle argomentazioni fornite sarà pubblicata più avanti.

Rileggete qui la prima, la seconda, la terza e la quarta parte di questo articolo.

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Foto: Abode of Chaos

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Fabio Massimo Parenti
Fabio Massimo Parenti

Ho avuto la fortuna di nascere a Roma, dove vivo da quasi 40 anni. Nel corso del tempo l’amore per la mia città si è esteso ad altri luoghi e paesi, come il Vietnam e la Cina. L’impegno e la passione costante per lo studio – insieme al fondamentale sostegno della mia compagna Ferdinanda e, più recentemente, dei nostri meravigliosi figli, Priscilla e Diego – mi hanno sempre accompagnato nel percorso scientifico-professionale. Oggi Professore associato in Geografia, sono laureato in Geografia all’Università la “Sapienza”, ho acquisito i titoli di Dottore di ricerca in Geopolitica e Geoeconomia all’Università di Trieste, di cultore della materia in Geografia Politica all’Università del Molise e di Affiliate Lecturer al Marist College di New York.

Attualmente insegno The Global Political Economy, Globalization, Global Financial Markets, China’s Development e War and Media presso l’Italian International Institute “Lorenzo de ‘Medici” e tengo lezioni e seminari presso varie sedi accademiche e istituzionali. Infine, borse di studio post-laurea e progetti di ricerca nazionali hanno arricchito le mie esperienze di ricerca su tematiche di geografia economico-politica e geopolitica.

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