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L’incertezza nel Midwest: dagli “Swing States” alla “Rust belt”

Caffè Americano Dopo aver guardato al nord est degli Stati Uniti, alla sua popolazione e al suo orientamento politico, è la volta del Midwest. Questa è una regione eterogenea e piena di contraddizioni, che rende molto difficile le previsioni di voto nelle elezioni presidenziali a novembre

QUALCHE CENNO TEORICO – Il Midwest è una regione degli Stati Uniti formata da 12 Stati: Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Michigan, Minnesota, Missouri, Nebraska, North Dakota, Ohio, South Dakota e Winsconsin. Quest’area ospita i principali Swing States, ovvero quegli Stati che, tradizionalmente, non hanno una così spiccata preferenza tra democratici e repubblicani. Nonostante parte del Midwest sia, quindi, generalmente non schierato, vale la pena ricordare che è in questa regione degli Stati Uniti che è nato il partito repubblicano. Nel 1854, il GOP venne creato per mettere fine alla schiavitù e per implementare la democrazia e la tolleranza religiosa. L’antica presenza dei repubblicani ha determinato il carattere isolazionista della regione, presente ancora adesso. Con il passare del tempo, in particolare intorno gli anni Ottanta del XIX secolo, cominciarono a prendere piede anche i democratici, con ideali prettamente progressisti e capitanati da Theodore Roosevelt. Questi, oggi, prevalgono nell’Illinois, Minnesota, Wisconsin e Michigan, mentre i repubblicani si trovano maggiormente in North Dakota, South Dakota, Nebraska e Kansas. Il Missouri, dal canto suo, è chiamato il “bellwether State.” L’epiteto deriva dal fatto che, dal 1904, in questo Stato viene sempre votato il candidato che poi diventerà Presidente.

LE CARATTERISTICHE DEGLI SWING STATES – Il Midwest è la regione delle contraddizioni ed è per questo che ospita alcuni dei più importanti Swing States, ovvero Ohio, Iowa e Wisconsin. Questo è dato in particolar modo da una non molto precisa preferenza a favore di repubblicani o democratici. Il partito repubblicano è nato in questa zona, ma qualche anno dopo anche i democratici hanno ritagliato un loro posto nel Midwest, facendo in modo che la popolazione si dividesse tra i due partiti. Nemmeno gli Stati con preferenze più spiccate ci possono dare certezze per quanto riguarda l’esito delle elezioni: l’Indiana, per esempio, è tradizionalmente repubblicano, ma nel 2014 ha votato democratico (Obama) per la prima volta in 44 anni. Inoltre, in questi Stati, passiamo dall’agricoltura all’industria, alla finanzia e alla ricerca e questo fa in modo che ci sia un bacino elettorale molto diviso. Gli operai, i contadini e i più poveri votano tendenzialmente repubblicano, mentre nelle grandi città, nei centri finanziari, tra gli studenti e i benestanti la preferenza va di solito ai democratici. Tutto queste rende Ohio, Iowa e Wisconsin Stati imprevedibili.

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Fig. 1 – Hillary Clinton sembra guardare dubbiosa agli Swing States

LA STRATEGIA DI TRUMP – Mentre Clinton, secondo i polls più recenti, ha sorpassato Trump in Iowa, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin, il magnate sta pensando ad una strategia per vincere questa critica regione e portare gli elettori dalla sua parte. La mossa vincente sarebbe la conquista dei voti delle comunità ispaniche e dei giovani. Come detto, quest’ultimi saranno difficili da attirare, perché tendenzialmente democratici, ma gli ispanici lo saranno ancora di più. Le affermazioni razziste di Trump non verranno facilmente dimenticate, specie dopo i commenti sul giudice messicano incaricato di seguire il caso della Trump University. Una delle più belle sfide sarà in Michigan, vinto da Sanders grazie alla maggioranza dei blue collars (o working class). A novembre questi dovranno decidere se rimanere democratici o se farsi rappresentare da un uomo che promette la protezione della classe operaia. Per ora Trump sta cercando in tutti i modi di aumentare la sua visibilità nella regione. In Wisconsin e Iowa il magnate ha posizionato due campaign officer per fare in modo che la campagna elettorale in quella zona non raggiunga mai un punto morto. In realtà, questa mossa arriva molto dopo quella di Clinton, la quale paga uno staff molto numeroso per coprire tutti gli Stati Uniti, soprattutto gli Swing States.

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Fig. 2 – Trump ad un comizio in Ohio

LA “RUST BELT” –  La speranza per Trump è anche quella di vincere la “Rust Belt”. Questa è una cintura che parte da New York, attraversa la Pennsylvania, il West Virginia, l’Ohio, l’Indiana, il Michigan, l’Illinois e il Wisconsin. È abitata da persone con un livello d’istruzione relativamente basso, bianchi e della classe operaia. Questa regione è inoltre caratterizzata da un’economia in declino e dal decadimento urbano. Tuttavia, non è sempre stato così: in passato, la Rust Belt era il centro industriale del Paese, ma a causa di diversi fattori come l’automazione e il trasferimento delle imprese, il decadimento è stato inesorabile. Parte della colpa è stata attribuita alla globalizzazione, più precisamente ai trattati commerciali internazionali come il North-American Free Trade Agreement (NAFTA). Dato che Trump si batte da molto tempo per abolirlo, la Rust Belt potrebbe decidere di votare i repubblicani a novembre, specie ricordando che il Nafta fu firmato da Bill Clinton. Per concludere, nella Rust Belt la maggioranza della popolazione è composta da bianchi: in Michigan, sono il 75% della popolazione e in Pennsylvania il 77%, un elemento che aumenta le probabilità che venga scelto il partito repubblicano. Come detto, però, le previsioni in questa regione sono difficili da azzeccare, ma almeno avremo il privilegio di farci sorprendere.

Giulia Mizzon

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Cliccando su questo link potrete scoprire qualcosa in più sulla Rust Belt. [/box]

 

Foto di copertina di cwwycoff1 pubblicata con licenza Attribution License

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Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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