In 3 sorsi – Dopo Florida e Arizona, puntiamo sui Grandi Laghi. Trump deve a questi tre stati la sua vittoria nel 2016 e ora sono il principale terreno di scontro. Entrambi i partiti puntano a mobilitare al massimo la loro base elettorale. Una cosa è certa: chi prevale qui, va alla Casa Bianca.
1. LO SCONTRO DECISIVO SUI “GRANDI LAGHI”
Diversi aspetti accomunano questi tre Great Lakes states. Il primo è che sono elettoralmente determinanti, da quando Trump ha spostato verso il Midwest il baricentro della strategia repubblicana: fu proprio il successo in questi tre stati a portarlo alla Casa Bianca nonostante abbia perso nel voto popolare. Proprio perché li vinse di poche migliaia di voti, dopo decenni di dominio democratico (l’ultimo repubblicano a conquistarli tutti e tre fu Reagan), sono ora il principale terreno di scontro. Non è un caso che i due candidati stiano passando per lo più qui gli ultimi giorni di campagna elettorale. Fanno inoltre parte della Rust Belt, con un passato industriale che ha lasciato il posto a una difficile transizione che ha aiutato Trump a vincere qui nel 2016. È proprio il loro tessuto manifatturiero che li rende economie più cicliche, in cui infatti sta gravando molto, rispetto a stati dove è più forte il terziario, la pandemia e la conseguente recessione. Sono poi piuttosto omogenei sul piano demografico, in controtendenza rispetto al resto del Paese, con un’ampia maggioranza di bianchi. Un “chicco” in più: questi tre stati sono molto utili a capire l’andamento elettorale dell’intero Paese poiché ospitano tre importantissime bellwether counties, ovvero quelle contee che tendono ad “azzeccare” il vincitore su base nazionale. I loro nomi sono Gocebic (Michigan), Erie (Pennsylvania) e Kenosha (Wisconsin): sono le uniche all’interno dei rispettivi stati ad aver seguito perfettamente le ultime tendenze nazionali, “azzeccando” la vittoria repubblicana nel 2016 e quella democratica alle midterm 2018.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – I tre stati dei Grandi Laghi saranno nuovamente decisivi
2. LA SITUAZIONE PER TRUMP
I sondaggi danno Biden in vantaggio piuttosto ampio in tutti e tre, ma è bene dare un’analisi più approfondita, guardando soprattutto alle dinamiche sociali e demografiche. Il Michigan è quello in cui Trump è in maggiore difficoltà. Anzitutto, il virus ha qui colpito con particolare forza. Il Presidente ha quindi perso terreno tra i blue collars e soprattutto tra le donne delle suburbs, mentre le tensioni degli ultimi mesi porteranno probabilmente a un’alta partecipazione al voto afroamericano. Il Wisconsin è poi di particolare interesse. È stato infatti precursore di certe tendenze che si sarebbero viste in tutto il Paese, ben rappresentate dall’ex governatore Scott Walker, ovvero la polarizzazione della lotta politica e la divaricazione fra città liberal e campagne conservatrici. Anche qui Trump è molto indietro nei sondaggi, però il Wisconsin è il “terreno di caccia ideale” per lui, in quanto molto rurale e con un elettorato composto per ben il 57% da bianchi non laureati. Soprattutto, il Presidente ha margine di miglioramento, puntando al quel mezzo milione di bianchi non laureati che nel 2016 si erano astenuti. Infine la Pennsylvania, il più importante e popoloso dei tre (non a caso secondo solo alla Florida quanto a spese elettorali dei due partiti). Trump lo vinse prevalendo nelle vaste aree suburbane, rurali e industriali, rendendo indolore la perdita di Philadelphia. Anche qui sarà importantissima la “battaglia” per l’affluenza: guardando al voto anticipato, sia i repubblicani che i democratici stanno portando al voto molte persone che si astennero nel 2016. Tuttavia il GOP si aspetta un’ulteriore accelerazione il giorno dell’Election Day: infatti, negli ultimi quattro anni, i repubblicani hanno aumentato i loro iscritti al voto di tre volte rispetto ai democratici. Tutto questo racconta insomma, in Pennsylvania, di una campagna più combattuta di quanto i sondaggi lascino intendere.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – In questi tre stati i due candidati stanno concentrando gli ultimi sforzi
3. CHI È MESSO MEGLIO?
La situazione sul campo in questi tre stati risulta comunque più favorevole ai democratici, a cominciare dai risultati positivi delle midterm. Anzitutto Biden, per la sua stessa storia politica, è più popolare della Clinton presso la classe operaia. Ad esempio, tra i bianchi non laureati della Pennsylvania, Trump è avanti di 13 punti, ma contro la Clinton prevalse di 23. Questo è un serio problema per il Presidente, dato che si tratta dell’unico gruppo elettorale dove va meglio di Biden e dove ha bisogno di riconfermarsi con ampio margine. Inoltre i democratici hanno imparato la lezione: nel 2016 diedero per scontato il Michigan e il Wisconsin, circostanza che costò loro molto in termini di affluenza, mentre ora Biden sta facendo campagna con intensità e, beneficiando del boom di donazioni degli ultimi mesi, sta spendendo molto più degli avversari in pubblicità. Il coronavirus ha poi tolto a Trump l’argomento in cui era messo meglio, ovvero l’economia. Proprio per corteggiare questi tre stati, Biden ha lanciato il suo piano di Buy American, combattendo Trump sul suo stesso terreno (anche se le sue posizioni sui combustibili fossili rischiano di costargli simpatie in Pennsylvania). In aggiunta i democratici contano di cavalcare due tendenze (non lontane da quelle che abbiamo visto per Florida e Arizona): la mobilitazione elettorale delle minoranze, grazie agli afroamericani di Detroit e Milwaukee, e il peggioramento di Trump tra i bianchi delle suburbs. In conclusione, Biden è in vantaggio, ma Trump ha le sue carte da giocare. Anzitutto la matematica: non sarà facile, ma se il tycoon si riconfermasse in tutti gli stati che ha vinto nel 2016, potrebbe permettersi di perdere Wisconsin e Michigan. Potrebbe anche puntare al vicino Minnesota, perso dell’1,5% nel 2016 e dotato di una numerosa working class bianca. Da queste elezioni capiremo se la strategia repubblicana del 2016 (fare il pieno dell’elettorato bianco per prevalere in Midwest) funzionerà ancora, o se invece i voti nel Blue Wall sono stati solamente presi in prestito. Un’altra ragione per stare con il fiato sospeso? Questi tre stati conteggeranno i voti ricevuti per posta solo al termine della campagna, rendendo ancora più teso il processo di spoglio.
Antonio Pilati
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