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Il Turkmenistan al voto: confermata la dinastia dei Berdimuhamedow

In 3 sorsi – Con le elezioni del 12 marzo si è conclusa la transizione dinastica in Turkmenistan che ha visto Serdar Berdimuhamedow succedere al padre alla guida del Paese. SarĂ  interessante capire se questo passaggio di consegne porterĂ  delle novitĂ  in un Paese tra i piĂą autoritari e chiusi al mondo.

1. IL TURKMENISTAN TRA AUTORITARISMO E CULTO DELLA PERSONALITA’

Secondo Freedom House, che dà un punteggio di 2/100, il Turkmenistan è uno dei Paesi più chiusi e autoritari al mondo. Infatti, i partiti alternativi a quello presidenziale sono pochi e allineati al Governo, mentre la vera opposizione, il partito Democratic Choice of Turkmenistan, si organizza fuori dal Paese. La corruzione sistemica, che interessa anche l’ordinamento giuridico, si traduce in una pessima gestione dello Stato, nonostante il Turkmenistan abbia grandissime riserve di gas naturale, da cui dipende la sua economia. Inflazione, povertà, disoccupazione e un’economia che vacilla rendono la vita dei 5,6 milioni di abitanti molto dura. Negli anni si è sviluppato un forte culto della personalità tipico dei regimi dittatoriali. Il primo Presidente dopo la dissoluzione dell’URSS, Saparmurat Niyazov, veniva definito “Turkmenbashi”, padre di tutti i turkmeni, mentre il suo successore Gurbanguly Berdimuhamedow, in carica dal 2007, detiene il titolo di “Arkadag”, protettore. Quest’ultimo ama apparire in televisione mentre svolge prove di forza fisica, come corse a cavallo o sollevamento pesi. Sotto la sua guida il Paese si è orientato verso la Cina come acquirente principale del suo gas, aumentando di fatto la dipendenza da Pechino. Negli ultimi anni il Turkmenistan si è trovato ad affrontare delle sfide politiche, sociali ed economiche senza precedenti, ulteriormente aggravate dalla pandemia (anche se ufficialmente si parla di zero casi di Covid-19 registrati), che potrebbero a lungo andare mettere in discussione la legittimità del regime.

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Fig. 1 – Gurbanguly Berdimuhamedow a cavallo. Al potere dal 2007, il padre del neo-Presidente Serdar ha costruito un’immagine di “uomo forte” attraverso numerosi video propagandistici

2. LE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEL 12 MARZO

L’11 febbraio scorso in una sessione straordinaria dello Halk Maslahaty (la camera alta del parlamento) Berdimuhamedow ha indetto elezioni anticipate, sostenendo che il Paese avesse bisogno di nuovi “giovani leader”. Le elezioni del 12 marzo hanno quindi visto il figlio quarantenne Serdar eletto come suo successore con il 73% dei voti (percentuale modesta rispetto a quella del padre, che nel 2017 aveva vinto la rielezione con il 97% dei voti). Nonostante la presenza simbolica di altri candidati praticamente sconosciuti, le elezioni sono state prive di una reale competizione, tanto da rendere questo voto una semplice “successione dinastica”.  L’OSCE aveva deciso di non inviare osservatori considerando le elezioni come non libere giĂ  in partenza. La campagna elettorale stessa è stata di fatto una celebrazione della candidatura del giovane Berdimuhamedow. Ma chi è Serdar, astro nascente della politica turkmena? Classe 1981, laureato in ingegneria all’UniversitĂ  dell’Agricoltura del Turkmenistan, svolge una serie di incarichi diplomatici, prima a Mosca (dove studia anche relazioni internazionali) come consulente all’ambasciata turkmena, e poi a Ginevra presso la rappresentanza turkmena all’ONU. Dal 2016 vive una rapida ascesa in ambito governativo che lo porta a ricoprire una serie di cariche importanti, tra cui quella di Vice Primo Ministro del padre.

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Fig. 2 – Donne turkmene votano per il nuovo Presidente in un seggio di Ashgabat, 12 marzo 2022

3. PROSPETTIVE PER IL FUTURO

Cosa aspettarsi da questo “cambio di regia”? In un discorso televisivo Berdimuhamedow jr ha sottolineato come il suo obiettivo principale sia “quello di continuare sul glorioso percorso di sviluppo (…) e di attuare programmi volti a garantire un alto livello di condizioni sociali“. Tra le altre prioritĂ  ci sono la diversificazione dell’economia, ancora troppo dipendente dal gas e la continuazione di una linea neutrale in politica estera (ad oggi ancora nessuna dichiarazione è giunta sul conflitto in Ucraina). A livello di politica interna nel breve periodo probabilmente non ci saranno grandi cambiamenti, e il potere sarĂ  di fatto spartito tra padre (ancora in politica come Presidente dello Halk Maslahaty) e figlio, anche se Serdar potrebbe introdurre elementi di novitĂ  data la giovane etĂ  e le sue esperienze internazionali. Questo è sicuramente un momento delicato per Ashgabat: il vecchio Berdimuhamedow vuole una transizione dinastica indolore, ma non è detto che le cose vadano secondo i suoi piani nel lungo periodo, come mostra l’esempio del Kazakistan. Inoltre, un passaggio di consegne tra padre e figlio di questo genere non è ancora stato tentato altrove nella regione. ChissĂ  se Serdar porterĂ  davvero dei cambiamenti, se si orienterĂ  piĂą verso la Russia in politica estera, dato il suo background, e soprattutto se avrĂ  una visione del Paese diversa da quella del padre, “protettore” di una nazione impoverita nel deserto. Per ora, dalle sue apparizioni pubbliche, sicuramente sembra tenere un profilo piĂą sobrio rispetto al padre, amante delle cavalcate in grande stile.

Simona Ricci

20140925_Turkmenistan_0189 Gypjak” by Dan Lundberg is licensed under CC BY-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • Il Turkmenistan è uno Stato fortemente autoritario, privo di voci di dissenso e la cui economia vacilla, nonostante le significative riserve di gas naturale.
  • A seguito delle elezioni presidenziali il figlio dell’ex capo di Stato Berdimuhamedow è il nuovo Presidente. Il Paese inaugura così una tendenza, la “successione dinastica”, che è una novitĂ  nella regione.
  • Quali prospettive per Ashgabat in seguito a questo passaggio di poteri? Serdar potrebbe continuare la linea autoritaria del padre così come portare elementi di novitĂ  e apertura.

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Simona Ricci
Simona Ricci

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e sto terminando il Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali dell’Università IULM. Da quando ho iniziato a studiare russo mi sono appassionata alla Russia e allo spazio postsovietico, cercando di tenermi sempre aggiornata sugli sviluppi politici, economici e culturali. Nei miei lavori di tesi ho approfondito la competizione geopolitica tra le grandi potenze in Asia Centrale, il modello della democrazia sovrana russa, e la comunicazione del Cremlino durante la pandemia. Ho inoltre svolto una breve esperienza lavorativa a Mosca che mi ha permesso di immergermi in prima persona nell’Est europeo.

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