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Che succede con la Russia?

5 domande e 5 risposte  In molti ci avete chiesto cosa stia succedendo tra Occidente e Russia in questi giorni, soprattutto dopo la comparsa di alcuni articoli dai titoli allarmistici. Proviamo a rispondere con cinque domande e cinque risposte.

1 – “Clima di guerra in Russia, esercitazioni militari e antiatomiche!” questo titolavano, in sostanza, alcuni media nostrani. Ma siamo davvero a questo punto?

Come riportava Fabrizio Dragosei sul Corriere (citando meglio sul suo profilo Twitter le fonti), i media russi hanno in effetti riportato notizia di tali esercitazioni, in maniera molto enfatica e, a una prima lettura, allarmistica. In effetti per quanto comuni come tipo di esercitazioni, esse venivano presentate come dimensioni e procedure senza precedenti e, dunque, naturale accompagnamento delle tensioni internazionali esistenti tra Russia e Occidente, soprattutto riguardo alla Siria. Già il giorno dopo tuttavia tali toni sono spariti dai giornali e associazioni italiane in Russia hanno riportato come il clima rimanesse invece sostanzialmente normale.
Difficile farsi un’idea chiara da questi dati, ed è pertanto necessario cercare di incrociarli con altri, ad esempio il fatto che nessuno dei principali siti che si occupano di sicurezza e difesa ha commentato seriamente tali esercitazioni, che si svolgono in maniera analoga da anni. Il motivo è semplice: al di là dei titoli dei giornali locali nel giorno dell’esercitazione, le modalità sono comuni e non destano preoccupazione. Gli stessi toni dei giornali probabilmente erano creati ad arte per suscitare interesse (ricordiamo come anche i nostri media, per vendere, usino spesso titoli forti) e, non dimentichiamolo, probabilmente anche per rendere l’ambiente dell’esercitazione più immersivo per la popolazione. La stessa esercitazione militare Kavkaz 2016 era numericamente ridotta rispetto ad altri casi simili in anni passati, e meno “minacciosa” come modalità.

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Fig. 1 – Valdimir Putin

2 – Dunque nessun rischio?

Inutile negare che le tensioni tra Russia e Occidente siano effettivamente forti, forse il punto peggiore dalla fine della guerra fredda. Le situazioni in Ucraina e in Siria, gli sconfinamenti aerei e i toni diplomatici spesso forti non hanno facilitato il dialogo e anzi hanno rafforzato le differenze tra i punti di vista. Nessuno si fida dell’altro e questo rende difficile trovare soluzioni condivise verso la pace. Ma siamo ancora lontani dal rischio imminente di conflitto. Kerry e Lavrov si incontreranno nuovamente a breve in Svizzera, nonostante sia stato dichiarato più volte che “i contatti sono ridotti”, a indicazione che il dialogo non si chiude mai.
È un problema di percezioni, dove ciascuno vede ogni mossa dell’altro come volta a danneggiare i propri interessi, dove nessuno crede alla buona fede dell’altro e pertanto agisce di conseguenza minando ulteriormente la fiducia reciproca, in una spirale negativa. Questo punto di vista distorto che entrambi hanno dell’altro rende spesso i negoziati un “dialogo tra sordi” che temono che l’altro attacchi per primo. Non è un caso che le esercitazioni militari di entrambe le parti (come Anakonda 2016 per la NATO e Kavkaz 2016 per la Russia) siano entrambe create per rispondere a invasioni altrui.

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Fig. 2 – Missili russi alla parata per la celebrazione del giorno della vittoria sulla Germania nella Seconda Guerra Mondiale

3 – Dunque c’è stata un’esagerazione dei media?

Sicuramente, sia da parte nostra sia da parte dei media russi. Tuttavia in Russia un problema di rappresentazione dell’Occidente c’è. Per mantenere il consenso interno e deflettere ogni critica sulla situazione economica interna (che non ha saputo svilupparsi da una struttura principalmente basata sugli idrocarburi), Putin presenta spesso l’Occidente come irragionevole e responsabile di ogni contrasto e ha costruito negli anni un’idea di desiderio occidentale di sottomissione della Russia in senso geopolitico, tramite riduzione della sua sfera d’influenza oltre confine. Come riporta Mark Galeotti, tra i massimi esperti di politica russa, i valori occidentali vengono considerati scuse ipocrite e ogni mossa rappresentata come guidata solo da interessi sotterranei, a cui ostacolarsi con mezzi analoghi. Il dialogo visto come un trucco per forzare Mosca ad accettare condizioni sfavorevoli. Per questo Putin cerca spesso di creare condizioni sul terreno tali per cui negoziare da posizione di forza e per questo viene visto con diffidenza da Washington e dai suoi alleati.

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Fig. 3 – Esercitazione anfibia della NATO

– Infatti anche negli USA però spesso c’è una visione distorta della Russia. Ad esempio la questione wikileaks. A Washington molti credono ci sia la Russia dietro. E’ così?

Può essere e la Russia avrebbe sicuramente un interesse al riguardo (non tanto perché collusa con Trump quanto perché, come rivelano i suoi biografi, credono sia più facile manovrarlo). Ma la verità è che nessuno lo sa per certo e la vicenda è comunque indicativa di come alcuni ambiti dell’establishment USA (dalla candidata Hillary Clinton a vari esponenti della diplomazia e della difesa) vedano la Russia come nemesi costante e dunque la usino come origine di ogni male. A questo si aggiunge il punto di vista di vari paesi dell’Europa dell’Est (Polonia, Paesi Baltici…) che credono imminente un’invasione russa.

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Fig. 4 – Donald Trump e Hillary Clinton

– Del resto nessuna prova a favore o contro convincerebbe totalmente l’altro. E nemmeno l’opinione pubblica, che spesso si divide tra due campi comportandosi da “tifosi”. C’è pertanto anche un problema di nostra opinione pubblica?

Purtroppo sì. Siamo causa del nostro male, incapaci di analizzare la situazione e quindi “vittime” di ogni esagerazione (o bufala, ne girano tante in questo campo) che si trovi sui media e sui social. Se scorrete una qualsiasi pagina Facebook di discussione sul tema, o scambio di opinioni su Twitter, o se leggete i commenti in fondo agli articoli nelle pagine web dei quotidiani, la gente in media o dà totale ragione all’uno o dà totale ragione all’altro. La parte avversaria è dunque accusata di ogni male, spesso ignorando – volutamente o meno – le complessità geopolitiche coinvolte. Così si presentano assurde responsabilità di colpi di stato e complotti da un parte, accuse di essere il male incarnato dall’altra. Putin per esempio è spesso visto o come angelo salvatore o come demonio. Gli USA come il male supremo dietro ogni problema mondiale o salvatori del mondo dall’altra. Gli errori dei propri favoriti qualcosa di veniale, magari falso e semplice propaganda altrui. Gli errori degli altrui crimini voluti apposta a riprova della malvagità. Inutile valutare caso per caso: le critiche a volte sono giustificate, ma è l’atteggiamento complessivo che avvelena la nostra capacità di analisi e, così facendo, non aiuta il dialogo. Se noi non ne siamo capaci, perché dovrebbero coloro che da noi traggono legittimità per governare e, appunto, dialogare diplomaticamente?
Il rischio sono errori di valutazione reciproca che potrebbero portare a guai seri.
Per ora però non siamo a questo livello. E in entrambi i casi si ignora l’analisi geopolitica che, come spesso accade, di fatto non è mai solo bianca o solo nera. In un certo senso, anche per la nostra opinione pubblica la Guerra Fredda non è mai finita: o si è da una parte o si è dall’altra, sintomo anche della ridotta capacità di analizzare le situazioni. È quest’ultimo punto che puntiamo invece noi de Il Caffè Geopolitico.

Lorenzo Nannetti

Foto di copertina di Dmitry Terekhov Rilasciata su Flickr con licenza Attribution-ShareAlike License

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Lorenzo Nannetti
Lorenzo Nannetti

Nato a Bologna nel 1979, appassionato di storia militare e wargames fin da bambino, scrivo di Medio Oriente, Migrazioni, NATO, Affari Militari e Sicurezza Energetica per il Caffè Geopolitico, dove sono Senior Analyst e Responsabile Scientifico, cercando di spiegare che non si tratta solo di giocare con i soldatini. E dire che mi interesso pure di risoluzione dei conflitti… Per questo ho collaborato per oltre 6 anni con Wikistrat, network di analisti internazionali impegnato a svolgere simulazioni di geopolitica e relazioni internazionali per governi esteri, nella speranza prima o poi imparino a gestire meglio quello che succede nel mondo. Ora lo faccio anche col Caffè dove, oltre ai miei articoli, curo attività di formazione, conferenze e workshop su questi stessi temi.

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