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Un 2017 difficile per Trump: uno sguardo alle sfide da vincere

Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2017  Dopo un anno e mezzo di campagna elettorale, Donald Trump è stato eletto 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Ora, nonostante Obama lasci in eredità uno Stato risollevatosi dalla crisi economica e con migliori politiche sociali e ambientali, il nuovo Presidente ha davanti a sé delle sfide difficili da vincere. Gli occhi saranno tutti puntati su di lui, un uomo controverso ma con le idee molto chiare

LE SFIDE INTERNE – Per Trump, la priorità all’interno dei confini Usa nel 2017 sarà di sicuro unire il Paese. Le elezioni presidenziali hanno diviso l’elettorato, non soltanto in democratici e repubblicani, ma anche all’interno del GOP. Trump ha però bisogno di tutta la legittimazione e del supporto possibile nei prossimi 4 anni. Senza un partito coeso alle spalle, il presidente eletto avrebbe vita difficile nell’affrontare le sfide domestiche, tra cui troviamo in prima linea il miglioramento dell’assistenza sanitaria statunitense. Grazie all’Obamacare, nota anche come Affordable Care Act, oltre 20 milioni di persone hanno ricevuto cure, una delle più grandi vittorie di Obama. Nonostante questo, ancora troppe persone non si possono permettere terapie, operazioni e trattamenti a causa degli elevati costi della sanità e della scarsa copertura assicurativa. In uno Stato in cui esistono ancora persone che devono scegliere tra la cura dei famigliari o il college per i figli, è di vitale importanza che Trump affronti il problema. Il suo piano sarebbe quello di abolire la riforma di Obama, a sua detta troppo costosa, ma non è stata dettagliata la prossima mossa. Per quanto riguarda l’economia, invece, Trump è stato fortunato. Il tycoon eredita uno Stato sopravvissuto alla crisi, con un tasso di disoccupazione del 5%. Gli economisti però non sono ottimisti: dato che gli Usa si trovano in una fase avanzata del loro ciclo economico, la recessione potrebbe essere dietro l’angolo. La Fed di New York stima che nel 2017 la probabilità di recessione sia pari all’8.4%. Una percentuale relativamente bassa, ma che aumenta velocemente. La sfida più grande del magnate, però, non riguarda l’economia: Trump dovrà dimostrare di saper mantenere le promesse. Il 45esimo Presidente è stato votato perché è riuscito a fare breccia in coloro che vedevano in lui uno strumento per migliorare la vita degli operai, della classe media e di tutti coloro danneggiati dalla globalizzazione e convinti che gli stranieri mettano in pericolo il loro standard di vita. Se Trump, una figura già di per sé controversa, non riuscirà a mettere in atto ciò che ha dichiarato in campagna elettorale, potrebbe fare i conti con un calo di popolarità notevole, l’ultima cosa di cui il nuovo coinquilino della Casa Bianca ha bisogno.

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Fig.1 – Donald Trump durante l’incontro con Barack Obama per pianificare la transizione presidenziale

UN MONDO DI PROBLEMI – Nonostante sul fronte domestico ci siano dei problemi da affrontare non indifferenti, è sul piano esterno che la concentrazione di Trump deve focalizzarsi. Il 2016 è stato un anno costellato da attentati terroristici, polemiche contro i russi, attacchi cyber e dalla dimostrazione di incapacità nel gestire la crisi siriana. Le sfide della politica estera e della sicurezza saranno, nel 2017, più dure di quanto mai avremmo immaginato un anno fa. Si tratta di sfide strategiche, sia di lungo che di breve periodo, che spaziano dall’Europa agli estremi del Pacifico. Una delle priorità sarà normalizzare i rapporti con la Russia. Trump è già sulla buona strada: la sua tattica per ora è stata posizionare uomini strategici nel suo staff – vedi Rex Tillerson, il nuovo Segretario di Stato amico personale di Putin – ma non basta essere in buoni rapporti. Bisogna riuscire a collaborare, a richiudere in un cassetto la Guerra Fredda che da troppo tempo ha rifatto la sua comparsa e risolvere insieme le grandi crisi, in particolar modo quella siriana. Molte sfide da affrontare sono collegate, più o meno strettamente, con la Russia. Per prima cosa la cybersecurity. È giunto il momento di migliorare la difesa cibernetica degli Usa: troppi attacchi – pensiamo solo ai due hackeraggi di Yahoo!, il gigante della posta elettronica – troppi sospetti, troppa diffidenza. Legato alla Russia, ovviamente, è anche il problema siriano, una pentola a pressione che si va ad aggiungere al grande “calderone” del Medioriente e del Nord Africa. Trump si troverà in eredità regioni fatte di terrorismo, guerre civili che vanno dalla Libia allo Yemen, rapporti incrinati con Israele, la questione palestinese e molto altro. È impossibile elencare tutti i problemi internazionali che Trump dovrà affrontare in mille caratteri, ma possiamo tranquillamente generalizzare dicendo che, nei prossimi 4 anni, di lavoro ce ne sarà tanto. Continuando verso est, ci spostiamo verso la Cina, uno degli indiscussi protagonisti della presidenza di Trump. Tra le sfide più grandi del nuovo Presidente, ci sarà quella di migliorare i rapporti con Pechino, ma solo dal punto di vista politico. In ambito economico, infatti, abbiamo già un matrimonio felice, che vede la Cina il secondo più grande partner economico degli Usa. Politicamente invece sono già stati chiamati gli avvocati divorzisti. Le accuse sono di attacchi cyber da parte di hacker cinesi, una deliberata e maggiore influenza di Pechino nel Pacifico che preoccupa gli statunitensi, il danneggiamento dell’export manifatturiero Usa e il deprezzamento della moneta cinese in maniera sregolata per favorire l’economia della Cina. Tutto questo si aggiunge al fatto che Trump ha in mente di rivalutare la collaborazione militare con Corea del Sud e Giappone, creando quindi un cordone di alleanze più forte intorno alla Cina e aumentando la supremazia Usa nel Mar Cinese Meridionale. Non dobbiamo scordarci nemmeno della Corea del Nord, un nemico storico di Washington che Trump si ritroverà ad affrontare presto.

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Fig.2 – Trump durante un rally in Pennsylvania

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO – Un argomento delicato e ancora fumoso è quello della lotta al cambiamento climatico. Trump ha fatto dichiarazioni discordanti in campagna elettorale, affermando di voler uscire dall’Accordo di Parigi e successivamente ritornando sui propri passi e minimizzando il problema ma senza citare l’abbandono del trattato. Purtroppo per il magnate, la lotta al cambiamento climatico deve essere necessariamente una priorità. Non solo perché amiamo il pianeta e vogliamo fare gli ecologisti, ma soprattutto perché il riscaldamento globale porterà conseguenze devastanti: inondazioni, migrazioni di massa difficili da contenere dal punto di vista sociale, politico ed economico, degradazione del terreno coltivabile e carestie. Trump deve quindi affrontare il problema mirando a una sempre più decisa cooperazione in ambito internazionale, perché la lotta all’inquinamento deve essere una sfida da vincere a ogni costo. Oltre al fatto che la “green economy” sta diventando essa stessa un grande business al pari dell’estrazione petrolifera.

Giulia Mizzon

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Donald Trump diventerà a tutti gli effetti il 45esimo Presidente Usa il 20 gennaio 2017. [/box]

Foto di copertina di Gage Skidmore rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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