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Pronta l’Agenzia spaziale cinese in Argentina

In 3 sorsi – La costruzione di una struttura per portare avanti l’Agenzia spaziale cinese è ormai decisa. Sorgono dubbi sul ruolo che l’agenzia potrebbe avere per lo spionaggio nel continente.

1. MANOVRE IN PATAGONIA PER L’AGENZIA SPAZIALE

Era il 2015 quando il Congresso argentino – sotto la Presidenza Kirchner –approvava un piano per la costruzione di una stazione spaziale cinese nella provincia di Neuquén. Si trattava di una struttura del General Armaments Department delle Forze Armate cinesi denominata China Stellite Launch and Tracking Control General (CLTC), ossia la prima installazione spaziale realizzata al di fuori dei confini nazionali del gigante asiatico.
L’approvazione del progetto da parte del Congresso era inoltre legata ad un accordo economico e commerciale concluso fra Cina ed Argentina e per il quale il presidente argentino Kirchner – a cui la Cina ha concesso numerosi prestiti nel periodo del default – si era recato in visita ufficiale presso il partner orientale nello stesso mese. Data la maggioranza del Frente para la Victoria in entrambe le Camere, l’approvazione è stata immediata seppur non priva di contestazioni: la congressista Elisa CarriĂł, ad esempio, ha criticato il fatto che l’accordo esponesse il Paese latinoamericano con la Cina dal punto di vista finanziario, in maniera simile a quanto successe nella sua Storia con il Regno Unito.
Le critiche ed il cambio di Governo non hanno fermato il progetto che, a distanza di 3 anni, è stato portato a termine. Del resto, una sorte analoga è stata quella del volume dei traffici commerciali fra Cina ed America latina, il quale ha raggiunto i 224 miliardi di dollari nel 2017 – più del doppio di 10 anni fa – stando a quanto riportato dal Global Development Policy Center dell’Università di Boston. A partire dal 2015, la Cina ha surclassato gli Stati Uniti come primo partner commerciale della regione sudamericana.
Nel marzo 2018 sono cominciate le operazioni all’interno della stazione, aprendo il via all’attivitĂ  spaziale cinese nel Cono Sur, senza che i timori legati ad un suo ruolo all’interno delle operazione di intelligence di Pechino fossero cancellati.

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Fig. 1 – Il presidente argentino Mauricio Macri e il suo omologo cinese Xi Jinping si stringono la mano durante la visita ufficiale del Capo di Stato sudamericano in Cina.

2. LA BASE PER L’AGENZIA SPAZIALE

La struttura è stata costruita dalla China Harbor Engineering Company, una sussidiaria della China Communications Construction Company – responsabile della costruzione di numerosi basi aeree e non nelle isole del Mar Cinese Meridionale oggetto di disputa territoriale.
In base ai rilievi satellitari, si tratta di un’area di 210 ettari a cui è precluso l’accesso ai non addetti ai lavori – suscitando le reazioni del sindaco di Neuquén, il quale ha definito la base “terra cinese in territorio argentino”.
Stando alle dichiarazioni cinesi, lo scopo della stazione è il supporto per la missione lunare che la Cina pianifica di avviare durante l’anno. Un ufficiale del CLTC ha affermato che le antenne non possano essere ruotate rapidamente, fatto che esclude un eventuale utilizzo bellico. Tuttavia, ciò non esclude un loro utilizzo in operazione di spionaggio, dal momento che le loro funzioni e capacità sono del tutto compatibili con tale impiego.

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Fig.2 – Un’immagine della deposizione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu del delegato nord coreano a proposito del lancio di alcuni missili

3. LA DIMENSIONE STRATEGICA DELL’AGENZIA SPAZIALE

L’infrastruttura, costruita dalle Forze Armate cinesi, si inserisce all’interno della realizzazione della missione cinese sulla Luna e su Marte, anche se è diffuso il timore che essa possa nascondere finalitĂ  ostili. La stazione fa uso massiccio di dual-purpose technologies che possono essere impiegate anche per lo spionaggio delle attivitĂ  satellitari e missilistiche. A lanciare l’allarme il senatore dell’opposizione Fernando Solanas, seguito dall’analista di relazioni internazionali argentino Felipe de la Balze: quest’ultimo, infatti, ha dichiarato che la stazione “potrebbe avere scopi militari di grandissima importanza che possono implicare il nostro Paese in un futuro conflitto militare fra gli Stati Uniti e la Cina”. Inoltre, esperti non cinesi confermerebbero che le due antenne presenti nel sito sarebbero adoperabili per il monitoraggio di satelliti geostazionari. Occorre ricordare che la posizione della stazione è esattamente a sud di Washington, per cui tale infrastruttura potrebbe rivelarsi utile per monitorare i satelliti che coprono la costa orientale degli States.
Sulle attivitĂ  spaziali cinesi si è espresso anche il professore di Studi latinoamericani presso lo U.S. Army War College R. Evan Ellis, il quale ha dichiarato che “Pechino ha trasformato le dinamiche della regione, dall’agenda dei suoi uomini d’affari alla struttura delle sue economie, l’oggetto della sua politica e persino le sue dinamiche di sicurezza”.
A contribuire a tale scenario è stato sicuramente il ridotto interesse dimostrato dagli Stati Uniti per la regione a partire dall’amministrazione Obama, la quale ha invece privilegiato un dialogo diretto con la Cina per contenerne l’espansione. Questo atteggiamento è stato poi abbandonato in parte da Trump, il quale invece predilige un approccio muscolare al commercio internazionale e ha dimostrato di valutare con scarso interesse la cooperazione con le nazioni dell’area del Pacifico.

Riccardo Antonucci

 

 

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Riccardo Antonucci
Riccardo Antonucci

Nato a Roma il 29 gennaio 1996. Laureato LUISS in Scienze Politiche in inglese, specializzato in Energy Policy Studies presso la Masaryk University di Brno. Sono il coordinatore del Programma Ambiente, promuovendo lo studio della geopolitica dell’energia e del clima a livello globale.

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