In 3 Sorsi – L’invasione dell’Ucraina potrebbe portare Mosca a interferire nelle prossime elezioni parlamentari in Colombia. Una maggioranza di sinistra al Congresso potrebbe aprire un dialogo di pace con l’ELN, l’ultimo fuoco della guerriglia.
1. AL VERTICE DELLA TENSIONE
La crisi in Ucraina ha oltrepassato l’Atlantico. È la notizia trapelata dalle parole di Alexander Verga, Presidente della Registraduria Nacional (l’organo che garantirà la regolarità delle elezioni parlamentari del prossimo 13 marzo): “Ci hanno segnalato possibili attacchi hacker russi, venezuelani o dal Nicaragua al software che registrerà i voti”. La Russia, quindi, potrebbe interferire nell’elezione del nuovo Congresso colombiano. Quest’ipotesi aveva iniziato a circolare già a gennaio 2022, quando il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov non aveva scartato la possibilità di installare basi militari russe a Cuba e in Venezuela. L’invasione dell’Ucraina ha fatto precipitare la situazione e ora il pericolo di un intervento di Mosca appare non sono possibile, ma anche concreto. Il motivo è presto detto: la Colombia è da sempre il miglior alleato degli Stati Uniti in America Latina, un giardino di casa che potrebbe cadere nel caos se alla Casa de Nariño (la Casa Bianca colombiana) dovesse prendere posto un leader progressista amico del Venezuela di Maduro, del regime cubano e della Russia di Putin.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – La coalizione di Gustavo Petro, leader della sinistra colombiana, è la favorita per conquistare la maggioranza al Congresso alle elezioni parlamentari del prossimo 13 marzo
2. LA POSTA IN PALIO
Il 13 marzo 2022 la Colombia dovrà rinnovare i componenti del Congresso. Quest’appuntamento sarà l’antipasto prima della vera sfida che si disputerà a maggio, cioè l’elezione del Presidente della Repubblica. Gli occhi sono puntati sulle coalizioni che si contenderanno la maggioranza parlamentare, da un lato Equipo por Colombia molto vicina all’attuale Capo di Stato Ivan Duque e dall’altro Pacto Historico del candidato dell’opposizione Gustavo Petro, candidato della sinistra per la Presidenza del Paese. Particolare attenzione dovrà essere posta su Comunes, il partito politico delle FARC, che per la prima volta dalla firma dell’accordo di pace avrà l’occasione di strappare qualche seggio in Parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi realizzati da Invamer, Pacto Historico è il grande favorito per questa competizione elettorale, dato che si assicurerebbe il 38% delle preferenze. Venti punti più in basso si trovano Equipo por Colombia, alleanza di centrodestra, e Centro Esperanza, che raccoglie i moderati del Paese.
Dopo più di vent’anni di Governo conservatore, la Colombia potrebbe compiere un’ulteriore spinta verso una maggioranza parlamentare di sinistra. La paura a Washington è che Petro, qualora diventasse Presidente, potrebbe intraprendere una politica più indulgente nei confronti dei gruppi guerriglieri, aprendo anche alla Russia di Vladimir Putin. Basti pensare che è stato l’unico leader colombiano a non aver condannato l’attacco di Mosca in Ucraina.
Fig. 2 – Benché nelle strade di Bogotà si continui a protestare contro l’invasione dell’Ucraina, cresce la paura di una possibile interferenza da parte di Mosca nell’elezione del prossimo Congresso colombiano
3. DIALOGO CON L’ELN
La seconda questione sul tavolo riguarda l’ELN, ultimo gruppo guerrigliero attivo in Colombia. Nonostante i violenti attentati del febbraio 2022, Petro ha proposto un “perdono sociale” ai combattenti dell’organizzazione mentre Zuluaga, candidato alla presidenza della destra uribista, ha accettato di dialogare con l’ELN solo a certe condizioni, ad esempio se venissero liberate tutte le persone ancora sequestrate. Non è una questione di secondo piano nella politica colombiana, poiché un accordo di pace troppo labile potrebbe rafforzare l’ELN, i cui capi tutt’oggi sono protetti da Nicolas Maduro. Proprio in Venezuela, a inizio di febbraio, era stato consegnato un grosso carico di armi proveniente dalla Russia e ciò aveva provocato grande preoccupazione nel Governo di Bogotà. Tanto che Palacio Miraflores è stato costretto a precisare che quell’arsenale non sarebbe stato usato contro la Colombia, ma ancora oggi non sappiamo se parte di quelle armi sono state vendute sottobanco allo stesso ELN.
Mattia Fossati
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