In 3 sorsi – Il nuovo rapporto di Transparency International evidenzia le falle della giustizia brasiliana sul contrasto alla corruzione, lanciando pesanti accuse a Bolsonaro e Lula. I giornali vicini al PT denunciano la prossimità tra i membri della ONG e il pool Lava Jato.
1. I PASSI INDIETRO
È caos in Brasile dopo la pubblicazione dell’ultimo report di Transparency International (TI). La ONG, che da quasi trent’anni si occupa di calcolare la percezione della corruzione in 175 nazioni nel mondo, ha constatato che nell’ultimo anno si è verificato un “grave peggioramento della lotta alla corruzione”. Un riferimento alle scelte in materia di giustizia prese da Jair Bolsonaro, ad esempio la mancata regolamentazione dei fondi pubblici ai partiti, la lottizzazione politica della Policia Federal, la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati per fermare le inchieste scomode e la nomina di un Procuratore generale di fiducia del Presidente. Diverse pagine del report sono state dedicate alle numerose sentenze di assoluzione scaturite dall’inchiesta Lava Jato, decisioni che hanno portato alla “prescrizione dei reati e a un senso di impunità in merito ai casi di corruzione”. Un quadro aggravato da una “campagna di disinformazione sulla lotta alla corruzione”, sostenuta dai giornali vicini agli imputati. Una frecciatina diretta al leader del Partito dei Lavoratori (PT) Lula, ora candidato alla Presidenza.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, Jair Bolsonaro è stato duramente contestato non solo per non aver adottato misure restrittive per fermare il contagio, ma anche per gli innumerevoli scandali di corruzione legati alla gestione della pandemia
2. IL SISTEMA DELLA CORRUZIONE
Diversi esponenti del Governo sono stati sospettati di corruzione, segnalano gli osservatori di TI, e le indagini sono state bloccate per “la cooptazione delle Autorità e l’impunità sistemica” della giustizia brasiliana. Ad esempio il Presidente è stato sospettato di aver fornito una corsia preferenziale per l’acquisto del vaccino Covaxin. All’epoca la Procura Generale di Brasilia affermò di voler aspettare la conclusione della commissione parlamentare sulla Covid-19 prima di approfondire l’indagine su Bolsonaro. Una scelta forse dettata dal Procuratore capo Augusto Aras, scelto per quel ruolo nel 2019 proprio dall’attuale Presidente della Repubblica. Lo stesso Aras è stato poi segnalato al Consiglio Superiore della Magistratura da quattro viceprocuratori in pensione per aver più volte bloccato le indagini contro Bolsonaro e altri esponenti governativi. Transparency Internacional ha criticato Aras anche per aver riorganizzato il lavoro delle Procure che trattano casi di corruzione, così decretando la fine del pool Lava Jato di Curitiba. Una scelta, denuncia la relazione di TI, di carattere politico piuttosto che “un tentativo di sanare i problemi del modello precedente” e ciò potrebbe pregiudicare “la futura capacità della magistratura di affrontare grandi schemi di corruzione”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Procuratore generale della Repubblica Augusto Aras (in primo piano) è stato accusato da TI di aver protetto numerosi ministri del Governo Bolsonaro da diverse inchieste per sospetti di corruzione
3. LE CRITICHE A TRANSPARENCY INTERNACIONAL
Le parole di fuoco spese nell’ultimo report di TI hanno generato un aspro dibattito in Brasile. Il Procuratore Aras, attraverso un comunicato, ha espresso una dura condanna per le accuse mosse contro di lui dalla ONG, smentendo ogni legame con il Governo Bolsonaro. I giornali vicini all’ex Presidente Lula (che nelle settimane precedenti si è visto dichiarare prescritta l’accusa di corruzione per il famoso caso del triplex) hanno affermato invece che la sezione brasiliana di Transparency International è stata al servizio del pool anticorruzione di Curitiba durante tutta l’operazione Lava Jato. Quest’accusa è basata su un articolo della serie “Vaza Jato”, inchiesta pubblicata da The Intercept nel 2019 che denunciava la relazione illegale tra i Procuratori del caso Lula e il giudice Sergio Moro. I nuovi messaggi, ottenuti dalla rivista grazie a un hacker, proverebbero che anche il direttore di TI Brasil Bruno Brandão sarebbe stato prossimo ai magistrati del pool Lava Jato. Una circostanza che, anche fosse vera, non scredita l’accuratezza del report di TI sullo stato comatoso del sistema giudiziario brasiliano.
Mattia Fossati
“09/12/2021 Solenidade Alusiva ao Dia Internacional Contra a Corrupção 2021” by Palácio do Planalto is licensed under CC BY