In 3 sorsi – Figura chiave della politica giapponese, Shinzo Abe ha dovuto abbandonare il longevo incarico di Primo Ministro nel 2020 per una malattia intestinale. Tuttavia i suoi numerosi interventi pubblici, soprattutto in relazione all’espansione cinese nell’Indo-Pacifico e a Taiwan, potrebbero celare un potenziale ritorno in scena.
1. LA FINE DEI GOVERNI DI ABE
La carriera politica di Abe è stata arrestata per due volte da una condizione nota come rettocolite ulcerosa, che consiste in una dolorosa e continua infiammazione del colon e del retto, trattabile con farmaci. Questa malattia aveva contribuito al ritiro nel 2007 per la prima volta e dopo che un farmaco era stato reso disponibile in Giappone dall’America Abe ha potuto riprendere l’attività politica fino al 2020, quando la malattia lo ha fermato di nuovo.
Va però fatto presente che in queste due occasioni gli esecutivi presieduti da Abe si sarebbero comunque conclusi. Durante la sua primissima esperienza di Governo, particolarmente incentrata sulla politica estera e sulla difesa da potenziali minacce alla sicurezza giapponese da parte della Corea del Nord, Abe subì un netto calo di popolarità per le sue posizioni in fatto di armamenti e per pesantissime accuse di corruzione al Ministero dell’Agricoltura. Nel 2007 i sondaggi segnalavano una sostanziale poca fiducia nei confronti di Abe, che in Giappone equivale a dimissioni forzate.
Lo stesso si può dire per il suo secondo ritiro, nel 2020. Oltre a una gestione dell’emergenza Covid-19 discutibile con milioni di maschere di stoffa distribuite gratuitamente, ma inutilizzabili, e che ha costretto a rimandare le Olimpiadi di Tokyo di un anno (con una perdita di PIL), si aggiunse infatti uno scandalo legato a finanziamenti illeciti durante una serie di feste private tenute da Abe tra il 2015 e il 2020.
Fig. 1 – Shinzo Abe saluta dall’auto dopo aver partecipato a un evento elettorale nella prefettura di Mie, ottobre 2021
2. AL LAVORO DIETRO LE QUINTE
Dopo il suo ritiro, ad agosto 2020, Abe ha continuato a far sentire la propria voce. Anche prima dell’invasione russa in Ucraina i punti su cui Abe ha sempre battuto di più sono stati difesa e sicurezza regionale. Abe ha parlato di cooperazione tecnologica tra USA, Giappone e Taiwan, di necessità di USA e Giappone di formare una deterrenza anti-cinese nell’Indo-Pacifico e anche di una riforma costituzionale dell’articolo 9, ovvero l’articolo che limita l’uso della forza militare per il Sol Levante.
Non si tratta solo di interventi su giornali, ma anche di veri e propri incontri con funzionari e politici stranieri di alto livello: il 22 marzo di quest’anno Abe ha discusso con la Presidente di Taiwan Tsai Ing-wen di sicurezza regionale e di ammissione di Taiwan al CPTPP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership). Sempre a marzo Abe ha viaggiato in Malesia per partecipare all’anniversario per i 65 anni di relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Le dichiarazioni di Abe sulla Cina e soprattutto sulla questione di Taiwan non hanno poi mancato di causare polemiche. L’ambasciatore giapponese a Pechino è stato infatti convocato a dicembre 2021 per le affermazioni di Abe sui rischi che avrebbe corso la Cina se avesse attaccato Taiwan, implicando un coinvolgimento armato giapponese. Coinvolgimento che ha nuovamente ipotizzato di recente, invitando Washington a interrompere ogni ambiguità strategica con Taiwan e affermando che ogni attacco contro l’isola farebbe scattare la condizione di “sicurezza collettiva” che autorizzerebbe Tokyo all’uso della forza.
Fig. 2 – Abe durante la conferenza stampa in cui annunciò il ritiro dal Governo per malattia, agosto 2020
3. RITORNERÀ?
C’è una circostanza che è stata spesso sottolineata da diversi osservatori della politica giapponese: la malattia di Abe sembra essersi acuita nei momenti in cui la sua leadership era ai minimi del consenso.
Si tratta ovviamente di un’osservazione maliziosa. È molto improbabile che Abe stia simulando una malattia, anche se qualche giorno prima di ritirarsi un suo stretto collaboratore si diceva certo della sua buona salute. D’altro canto il ritiro di Abe non ha marcato una sua scomparsa dalla scena politica. Secondo alcuni Abe di fatto è una sorta di “burattinaio” dell’attuale premier Kishida, che da ex “colomba” sulla Cina è diventato falco. In questo modo Abe può persino permettersi di non ricandidarsi formalmente dato che può contare su un Kishida allineato con le sue posizioni, soprattutto per quanto riguarda le spese di riarmo che Abe vorrebbe aumentare al 2% del PIL.
In ogni caso, qualora dovesse deciderlo, Abe si trova senza alcun dubbio in una posizione dalla quale non gli sarebbe impossibile ricandidarsi alla guida del Partito Liberal-Democratico per una terza volta e diventare nuovamente Primo Ministro.
Enrico Breveglieri
“Prime Minister Shinzo Abe of Japan” by Foreign, Commonwealth & Development Office is licensed under CC BY