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Europa, a che punto siamo con l’inflazione?

In 3 Sorsi L’inflazione in Europa sembra aver raggiunto il suo massimo. Gli strumenti messi in atto dalla BCE stanno iniziando a far vedere i loro effetti, ma secondo molti è ancora troppo presto per cantare vittoria.

1. COS’È ‘INFLAZIONE E PERCHÉ SE NE PARLA

Secondo la definizione della Banca di Italia, l’inflazione altro non è che un aumento generalizzato dei prezzi dei beni (cibo, energia elettrica, carburanti, ecc.) e dei servizi (un taglio di capelli, un biglietto del treno, ecc.). L’aumento dei prezzi diminuisce la quantità di beni o servizi che possiamo acquistare con i nostri soldi (riduce cioè il potere d’acquisto della moneta). Infatti, se prima con il nostro salario potevamo comprare un determinato numero di beni o servizi, oggi, con lo stesso salario, potremo comprarne un numero minore. Sostanzialmente l’inflazione ci rende più poveri.
Avrete notato che nell’ultimo anno le discussioni sui temi economici si concentrano quasi esclusivamente sull’inflazione. Se ne parla tanto perché, dopo decenni di inflazione bassissima (a volte addirittura negativa, come a inizio 2015), a partire da gennaio 2021 l’inflazione in UE ha registrato una crescita molto elevata, fino a raggiungere un picco del 11,5% nell’ottobre 2022.
Ma a cosa è dovuta questa improvvisa crescita dell’inflazione? Le cause sono molteplici, però hanno quasi tutte a che fare con la pandemia e con la guerra in Ucraina. Da un lato infatti, con le progressive riaperture post-lockdown la gente ha ricominciato a uscire, a viaggiare e a spendere soldi. Ciò ha causato un improvviso aumento della domanda che ha trovato impreparate le imprese e le catene di fornitura (supply chains) globali. Dall’altro lato, l’invasione russa dell’Ucraina e le conseguenti sanzioni dei Paesi occidentali hanno imposto severi limiti all’importazione di petrolio e gas russo, la cui carenza ha provocato un aumento dei prezzi della benzina e dell’energia.

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Fig. 1 – L’inflazione rende più cari i prodotti che compriamo giornalmente, tra cui alimentari ed energia

2. COME SI STA FRONTEGGIANDO LA SITUAZIONE ATTUALE

Come detto in precedenza, dopo anni di politiche espansive volte a cercare di incrementare un’inflazione ritenuta troppo bassa, a fine 2022 questa ha raggiunto un valore record di 11,5% in UE e del 12,6% in Italia. Per cercare di contenere questo livello dei prezzi troppo elevato, le Banche Centrali (che ricordiamo hanno come target un’inflazione vicina al 2%) hanno iniziato a incrementare i tassi di interesse. A partire da luglio 2022, la BCE ha innalzato gradualmente i principali tassi di interesse a ogni riunione del Board, portando il tasso di rifinanziamento principale dallo 0,5% al 3,5% (22 marzo 2023). Ciò genera effetti a catena su tutti i tassi di interesse applicati dalle banche (mutui, finanziamenti, ecc.), con l’obiettivo di “raffreddare” l’economia.
A luglio 2021 la BCE ha inoltre annunciato un leggero ma significativo cambiamento della strategia di politica monetaria. Il target del 2% era sempre stato visto come un tetto, una soglia massima da sfiorare ma non toccare, e ciò ha probabilmente contribuito nel passato ad ancorare le aspettative d’inflazione dei mercati al di sotto del 2%. Per questo motivo nel luglio 2021 il Consiglio direttivo della BCE ha implementato la “simmetria dell’obiettivo di inflazione” (cosiddetto average inflation targeting), stabilendo che l’obiettivo del 2% dovrà essere ritenuto come obiettivo di medio termine e considerando quindi ugualmente indesiderabili gli scostamenti sia negativi che positivi.
La terza linea di intervento riguarda la riduzione del programma di acquisto di attività. Il precedente Quantitative Easing (QE) mirava a sostenere la liquidità con l’obiettivo di uscire dalla stagnazione e dalla deflazione. Ora, il nuovo programma di Quantitative Tightening (QT) ha invece l’obiettivo opposto: ridurre l’acquisto di titoli di Stato per aumentare i tassi di interesse a lungo termine e frenare l’inflazione.

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Fig. 2 – Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea dal 2019

3. GLI SCENARI FUTURI

I primi effetti delle politiche messe in atto dalla BCE si stanno già iniziando a notare. Secondo dati Eurostat, l’inflazione europea a marzo 2023 si situa all’8,3% (8,1% in Italia), in costante calo durante gli ultimi 5 mesi. Nonostante ciò, l’inflazione core (inflazione al netto di beni alimentari ed energia), che esclude i beni maggiormente volatili per fornire una previsione più accurata di lungo periodo, mostra uno slancio molto forte e si trova invece a un massimo storico. Il dato sulla componente energetica è la buona notizia: è crollato di quasi 15 punti percentuali nell’ultimo mese, entrando addirittura in territorio negativo (-0,9% a marzo 2023). Questo si prevede debba mantenersi pressoché stabile, al netto di fiammate derivanti da situazioni contingenti (si pensi all’impennata dei prezzi del 3 aprile 2023 dovuta al taglio di un milione di barili di greggio decisa inaspettatamente dall’OPEC). La nota dolente riguarda invece i settori alimentare e industriale, che sembrano non mostrare rallentamenti, se non lievi.
Inoltre, è chiaro come le conseguenze più importanti del programma di QT si avranno sul mercato dei titoli di Stato e sugli spread tra i titoli dei Paesi del Sud (Italia in particolare) rispetto ai Paesi del Nord. Il rischio è quello di un periodo di volatilità molto elevata sui mercati obbligazionari e di un rialzo repentino degli spread.
In definitiva, come afferma Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo della BCE, data la persistenza dell’inflazione core, oltre che al fortissimo slancio dell’inflazione alimentare, è decisamente troppo presto per dichiarare vittoria sull’inflazione. Il dilemma della BCE, che da un lato deve alzare i tassi per frenare l’inflazione e dall’altro deve evitare situazioni di vulnerabilità sui debiti pubblici, è molto complesso e di difficile soluzione. È chiaro come qualsiasi scelta di politica monetaria da parte della BCE genererà effetti positivi da una parte e negativi dall’altra. Come sempre bisognerà soppesare la totalità di questi effetti per trovare la strada migliore.

Danilo Bianco

Photo by Hans is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • L’inflazione ha raggiunto un livello record, principalmente a causa della pandemia e della guerra in Ucraina.
  • La BCE ha messo in atto vari strumenti per contenere l’inflazione, tra cui l’incremento dei tassi d’interesse e il Quantitative Tightening (QT).
  • I primi effetti della politica monetaria restrittiva stanno iniziando a farsi vedere, ma un’inflazione core ancora molto alta e i possibili effetti secondari negativi fanno pensare che sia ancora troppo presto per dichiarare la vittoria.

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Danilo Bianco
Danilo Bianco

Nato in Puglia e laureato in Economia Internazionale, dopo un Erasmus a Santander, attualmente vivo e lavoro a Madrid. Dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità in multinazionali private, ho deciso di intraprendere un master in “European Economic Governance” presso l’Università Carlos III di Madrid. Parallelamente, ho inziato uno stage presso il Banco de España, dove mi divido tra i dipartimenti di Relazioni Europee e di Politica Monetaria. Appassionato da sempre di geopolitica, relazioni internazionali e macroeconomia, mi piacerebbe per poter dare il mio (seppur piccolo) contributo per migliorare il mondo. La mia passione per viaggiare e scoprire nuove culture mi spinge costantemente ad esplorare nuovi luoghi. La mia innata curiosità mi porta a imparare continuamente; per questo, oltre alla passione per gli sport, spendo parecchio tempo a guardare YouTube.

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