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Venezuela, con Nicolás Maduro la democrazia rimane una chimera

In 3 sorsi Il Presidente Nicolás Maduro continua a dimostrarsi un interlocutore inaffidabile per gli Stati Uniti. Nonostante l’allentamento delle sanzioni promosso da Washington, il Governo di Caracas stenta a imboccare la strada della democrazia.

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1. CHE COSA SUCCEDE IN VENEZUELA

Fedele delfino di Hugo Chávez, Nicolás Maduro ha assunto il ruolo di Presidente del Venezuela nel 2013 e da allora governa in maniera autoritaria. Nel corso dei suoi due mandati, il sessantenne capo di Stato ha promosso politiche di accentramento del potere e ha indebolito notevolmente le Istituzioni democratiche del Paese. Oltre a limitare lo spazio d’azione delle forze d’opposizione, Maduro ha rafforzato il controllo sui mezzi di informazione e ha esteso l’influenza sui giudici della Corte Suprema. Inoltre, durante i propri Governi lo Stato latinoamericano ha conosciuto un declino economico molto grave: stando ai dati del 2022, l’inflazione si è attestata attorno al 234%, mentre le famiglie con un reddito inferiore alla soglia della povertà hanno rappresentato l’81% della popolazione. Come conseguenza di tale crisi, a partire dal 2014 circa 7 milioni di venezuelani – quasi il 25% del totale dei cittadini – hanno lasciato il Paese alla ricerca di condizioni di vita migliori all’estero. Oltre a ciò, il collasso del sistema economico è stato aggravato dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nel 2019, quando Donald Trump si espresse a favore di un divieto totale degli scambi economici con il Venezuela: tale vincolo ha impedito al Paese l’esportazione di gas naturale e petrolio nei mercati internazionali, mutilando le finanze statali per quasi un decennio.

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Fig. 1 – Il Presidente venezuelano Nicolás Maduro, Febbraio 2023, Palazzo di Miraflores, Caracas, Venezuela

2. PROVE DI RIAVVICINAMENTO CON WASHINGTON

Lo scorso 18 ottobre Washington ha deciso di allentare le sanzioni contro Caracas. Alcuni analisti hanno intravisto dietro questa scelta di Biden due principali ragioni: da una parte l’urgenza di far fronte al rialzo del prezzo del petrolio a livello globale; dall’altra la necessità di contenere la pressione migratoria venezuelana sulla frontiera statunitense. L’apertura commerciale, che dovrebbe avere una durata di sei mesi, è stata concessa a condizione che Maduro si impegni a ripristinare un ordinamento democratico nel Paese. In questa direzione il Presidente venezuelano, a seguito di colloqui con membri dell’opposizione a Barbados, ha trovato un accordo per organizzare le elezioni presidenziali del prossimo anno in chiave democratica. Le votazioni saranno monitorate a livello internazionale nel rispetto dei dettami costituzionali. Oltre a questa iniziativa, l’erede di Chávez ha concesso la libertà a cinque prigionieri politici, messi in carcere senza la condanna di un tribunale. Secondo alcuni esperti, tuttavia, quest’ultima disposizione governativa non è indicativa di un cambio di registro dell’esecutivo, dal momento che attualmente i detenuti per motivi politici in Venezuela sono oltre 200.

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Fig. 2 – María Corina Machado, membro del partito d’opposizione, ottobre 2023, Caracas, Venezuela

3. GLI OSTACOLI ALLA DEMOCRAZIA

A corroborare l’ipotesi di una mancata apertura democratica di Palazzo di Miraflores, lo scorso 30 ottobre la Corte Suprema venezuelana ha sospeso l’esito delle primarie dell’opposizione tenutesi il 22 ottobre. Dietro questa decisione ci sarebbe la presunta ineleggibilità della vincitrice di queste votazioni, la liberale María Corina Machado, a causa di una precedente condanna per corruzione. Quanto accaduto, però, non rispetta la richiesta statunitense di rimuovere le restrizioni imposte a candidati dell’opposizione in vista del prossimo appuntamento alle urne ed entra perciò in contrasto con le condizioni imposte da Biden qualche giorno prima. A detta di alcuni analisti, è plausibile che, per far fronte al rallentamento del processo democratico, nelle prossime settimane gli Stati Uniti tornino a usare le sanzioni come strumento di pressione su Caracas. In questo senso la possibilità che nel 2024 in Venezuela delle elezioni democratiche abbiano luogo è legata a doppio filo con il braccio di ferro tra gli interessi di Maduro e quelli Biden.

Alessandro Dowlatshahi

Photo by Kaufdex is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • La decennale politica autoritaria del Presidente Maduro ha condannato il Venezuela a una grave crisi sociale ed economica.
  • Il 18 ottobre gli Stati Uniti hanno allentato le sanzioni su gas e petrolio contro il Venezuela, a condizione di un ripristino dell’ordinamento democratico.
  • La strada verso la democrazia è ostacolata dal sodalizio tra la Corte Suprema e il Presidente.

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Alessandro Dowlatshahi
Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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