Le potenzialità delle nazionali africane nello sport sono sotto gli occhi di tutti. Ciò che ha sempre impedito alle selezioni del continente africano di raggiungere risultati significativi è stata la mancanza di organizzazione dei rispettivi movimenti calcistici, una delle più leggere conseguenze della tragica situazione geopolitica del continente. Negli ultimi anni le cose stanno forse cambiando, grazie ai risultati di squadre come il Ghana. Quale migliore vetrina per un movimento in crescita del primo mondiale ospitato in Africa?
IL PAESE
Nel panorama, spesso tragico, dell'Africa il Ghana può essere considerato una felice eccezione. Certamente dopo l'indipendenza del 1957 (il Ghana è stato il primo stato sub-sahariano a rendersi autonomo) il paese ha vissuto anch'esso la sua parte di tragedia durante i governi di Kwame Nkrumah (questi è una figura controversa per i suoi modi di governo non sempre in linea con gli standard democratici, ma anche uno dei padri del pan-africanismo e uno tra i personaggi più importanti della storia politica dell'Africa dell'ultimo secolo) e Jerry Rawlings. Tuttavia nel quadro della situazione instabile dell'Africa occidentale il Ghana ha potuto godere di un livello di democrazia e sviluppo superiori alla media. Basta pensare alle terribili guerre civili che hanno sconvolto i vicini regionali come la Liberia, la Guinea-Bissau, la Costa d'Avorio o la Nigeria, mentre ad Accra si viveva in pace(più o meno). Il passaggio dalla dittatura al regime democratico è avvenuto in maniera indolore nel 1992, quando il precedente dittatore, ex tenente dell'aeronautica militare, JJ Rawlings ha vinto le elezioni giudicate corrette dagli osservatori internazionali. Da allora il paese ha imboccato stabilmente la via della democrazia. La stabilità e l'efficienza delle istituzioni (che garantiscono tra l'altro anche un livello di libertà di stampa notevole… sì, nelle classifiche il Ghana è sopra l'Italia), unite a un sistema economico funzionante con un buon livello di industrializzazione fanno del Ghana uno dei paesi modello per tutto il continente. Il modello-Ghana è stato pubblicamente sponsorizzato anche da Obama, che ha incominciato il suo primo viaggio in Africa proprio da Accra.
IL CAFFE’ IN PILLOLE
- L'importanza del Ghana dal punto di vista geopolitico è evidenziato dal fatto che un diplomatico ghanese, Kofi Annan, ha svolto il ruolo di segretario generale delle Nazioni Unite. Inoltre le forze armate ghanesi hanno indossato il casco blu dell'Onu per agire come forze di peacekeeping in diversi conflitti regionali e non (Liberia, Sierra Leone, Libano, Kosovo)
- Tra le principali ricchezze del Ghana c'è il cacao, di cui Accra è il secondo produttore mondiale. Per quanto la floridità delle piantagioni di cacao costituisca una fortuna per il paese (e un grande motivo di invidia per chi scrive), la grande dipendenza dell'economia nazionale da questa risorsa (il cui commercio è controllato dallo stato) ha rappresentato storicamente un problema. La crisi economica che investì il paese negli anni '70-'80 e che portò in seguito all'intervento del Fondo Monetario Internazionale era infatti in buona parte dovuta al crollo del prezzo del cacao.
L’AFRICA CHE CRESCE
Il calcio africano è in crescita, e chissà che non sia proprio il mondiale sudafricano a sancire definitivamente la raggiunta maturità delle selezioni nazionali del continente, con un piazzamento inaspettato. Le “stelle nere”, come sono stati battezzati i nazionali ghanesi, hanno fino ad oggi partecipato solo a un mondiale, l’ultimo in Germania. Non hanno quindi una grande tradizione, come del resto le altre rappresentative africane. A testimoniare la crescita del movimento calcistico nazionale c’è però il fatto che, alla prima partecipazione al campionato mondiale, il Ghana ha superato il primo turno (in seconda posizione dietro all’Italia) battendo gli Stati Uniti e una squadra di grande tradizione come la Repubblica Ceca. Agli ottavi la squadra ha avuto poi la disgrazia di incontrare il Brasile e gli africani sono stati svegliati bruscamente dal sogno con tre sberle verde-oro. Nel palmares della nazionale ci sono comunque ben quattro coppe d’Africa e il Ghana rimane una delle squadre africane dotate di maggior talento: la bandiera della squadra è capitan Appiah, ma altre celebri “stelle nere” che giocano nei maggiori campionati europei sono Michael Essien, Sulley Muntari e Asamoah Gyan. Infine il Ghana si è preso una rivincita nei confronti del Brasile sconfiggendo la seleçao nella finale della campionato mondiale under 20 nel 2009, diventando la prima squadra africana campione del mondo. Il futuro si annuncia roseo per il calcio ghanese.
GEOPALLONE
Nonostante il Ghana abbia poca esperienza in Coppa del mondo, nondimeno il calcio vanta un’antica tradizione nel paese affacciato sul golfo di Guinea. Il primo club ghanese di soccer, l’Excelsior fu fondato ai tempi del governo imperiale inglese nel 1903. Il mito delle “black star”, le “stelle nere”, come sono stati chiamati i nazionali ghanesi (o in maniera ancora più magniloquente “il Brasile dell’Africa”) ha inizio negli anni ’60 sotto il governo di Kwame Nkrumah, all’indomani dell’indipendenza. Il primo presidente della Repubblica di Ghana, uno dei leader politici più famosi e amati a livello continentale, aveva bene in mente la grande forza propagandistica del soccer e come utilizzarlo per diffondere la proprie idee pan-africane e socialiste, nonché il sentimento nazionale nella neonata repubblica. Sotto il suo governo il calcio ghanese venne rivoluzionato, con la fondazione della Ghana Amateur Football Association e la nomina a suo segretario di Ohene Djan, uno dei più influenti manager sportivi africani. Il lavoro di Djan che vantava la fiducia incondizionata di Nkrumah, portò il Ghana nel 1963 ad ospitare la Coppa d’Africa in significativa concomitanza con la riunione dell’Organizzazione per l’Unità Africana ad Accra. Il Ghana vinse in casa la prima Coppa continentale della sua storia, ripetendosi ancora due anni dopo a Tripoli e nel ’78 e nell’81. Le “stelle nere” diventarono con le loro vittorie i migliori ambasciatori dell’idea di Africa del loro presidente: un’Africa indipendente, unita a dispetto delle differenze etniche e di religione, capace di competere con l’Europa e l’occidente bianco. Il sogno di Nkrumah non è ancora una realtà, ma almeno sul campo da calcio l’Africa sta crescendo e il primo mondiale continentale è sicuramente un evento dal punto di vista simbolico altamente significativo. C’è da scommettere che il “Brasile d’Africa” vorrà fare bene.
Jacopo Marazia