In 3 Sorsi – A circa tre anni dal “Qatargate”, l’UE si trova ad affrontare un altro potenziale scandalo, riguardante l’utilizzo improprio da parte di funzionari della politica estera comune di fondi comunitari destinati a programmi formativi nell’ambito del Servizio Europeo di Azione Esterna. Tra i funzionari indagati risultano l’ex Alta Rappresentante Mogherini, l’ex Segretario generale del SEAE Sannino e il funzionario del Collegio d’Europa Zegretti.
1. IL SISTEMA DIPLOMATICO EUROPEO SCOSSO DALL’ARRESTO PREVENTIVO DI ALTI FUNZIONARI
Nei primi giorni di dicembre 2025 il mondo dell’Unione Europea è stato scosso dalla notizia della detenzione preventiva di alcuni alti funzionari legati alla politica estera comune. L’ex Alta Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza (2014-2019) e (ormai ex) rettrice del Collegio d’Europa, Federica Mogherini, è stata detenuta e in seguito rilasciata insieme al diplomatico italiano Stefano Sannino, ex direttore della DG MENA della Commissione Europea (da cui ha rassegnato le proprie dimissioni), e Cesare Zegretti, funzionario italo-belga in servizio presso il Collegio d’Europa. Ai tre funzionari vengono contestati i seguenti reati: corruzione, frode in appalto, conflitto d’interesse, rivelazione del segreto professionale. Nei giorni successivi, Mogherini ha rassegnato le proprie dimissioni da rettrice del Collegio d’Europa, prestigioso istituto di formazione nell’ambito degli studi europei e della diplomazia, nonché da direttrice dell’Accademia Diplomatica Europea (EDA). Secondo le indagini svolte congiuntamente dalla Procura europea (EPPO) e dall’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF), Mogherini potrebbe aver agevolato, forse con l’ausilio interno di Zegretti, l’assegnazione al Collegio d’Europa della gestione dell’EDA e dunque di programmi di formazione per diplomatici degli Stati membri dell’UE. L’ambasciatore Sannino risulta invece indagato per aver favorito la nomina di alcuni funzionari della SEAE, di cui è stato Segretario generale dal 2021 al 2024.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – La sede del Servizio Esterno dell’Unione Europea
2. I VERTICI DELLE ISTITUZIONI UE CHIEDONO CAUTELA E GARANTISMO
La suddetta indagine coinvolge, dunque, Istituzioni e uffici direttamente o indirettamente legati al Servizio Europeo di Azione Esterna (SEAE), l’organo che gestisce le relazioni diplomatiche dell’UE. In particolare, come sottolineato dall’attuale Alta Rappresentante Kaja Kallas e dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, le indagini riguardano fatti, avvenuti o presunti, risalenti a “precedenti mandati” e dunque in alcun modo riconducibili all’attuale governance UE. Ciononostante, appare inevitabile un contraccolpo dal punto di vista della reputazione anche per gli attuali vertici UE, “responsabili” delle nomine di alcuni dei funzionari coinvolti.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Ursula von der Leyen e Antonio Costa
3. L’IMPATTO SULLA REPUTAZIONE E SULLA CREDIBILITÀ DELL’UE
L’indagine ha inevitabilmente avuto un’enorme risonanza mediatica e non sono mancati attacchi e critiche da parte dei detrattori dell’UE. I portavoce del Governo russo e di quello ungherese, oltre a esponenti dell’Amministrazione statunitense hanno biasimato l’UE per aver compromesso la propria reputazione e per aver dimostrato un atteggiamento incoerente nelle sue campagne per il rispetto dello stato di diritto. In attesa dei futuri sviluppi delle indagini, il sistema delle Istituzioni europee incassa un altro colpo alla propria credibilità e trasparenza, circa tre anni dopo il cosiddetto “Qatargate”. L’indagine, che aveva coinvolto alcuni eurodeputati, semplicemente indagati o anche condannati per corruzione e riciclaggio di denaro si avvia oggi, a onor di cronaca, verso un netto ridimensionamento e un’archiviazione giudiziaria per irregolarità procedurali.
Giorgio Fioravanti
“The European Union flag in the European Parliament in Strasbourg” by European Parliament is licensed under CC BY-NC-ND


