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Un nuovo capitolo nelle tensioni tra Cina e Taiwan

Caffè Lungo – Tre giorni dopo l’insediamento ufficiale di Lai Ching-te (conosciuto in Occidente come William Lai) come Presidente della Repubblica di Cina (Taiwan), le forze armate cinesi hanno avviato esercitazioni militari attorno all’isola. Questo episodio recente si inserisce in una lunga storia di tensioni nello Stretto di Formosa.

ESERCITAZIONI MILITARI CINESI ATTORNO ALL’ISOLA DI FORMOSA: STORICO E SITUAZIONE ATTUALE

La prima crisi dello Stretto di Formosa avvenne nel 1954, pochi anni dopo la fuga dei nazionalisti di Chiang Kai-shek sull’isola. Forte dell’appoggio americano, confermato da Truman nel 1950, Chiang trasferì truppe a Quemoy e nelle Matsu, arcipelaghi vicini alle coste cinesi e rimasti sotto il controllo di Taiwan. Le tensioni culminarono in bombardamenti da parte dell’Esercito Popolare di Liberazione e un cessate il fuoco nel 1955, mediato dopo l’invasione cinese dell’isola di Yijiangshan e il Trattato di Difesa con Taiwan.

Nel 1958, un nuovo attacco cinese su Quemoy portò a una risposta militare statunitense. Le tensioni si placarono con negoziati e un cessate il fuoco unilaterale da parte della Cina. Gli anni successivi alla morte di Mao videro una distensione nei rapporti, con il ritiro delle truppe taiwanesi da Quemoy.

La terza crisi (1995-1996) fu scatenata dalla visita del Presidente taiwanese Lee Teng-hui alla Cornell University. La Cina iniziò test missilistici, e gli Stati Uniti risposero con un dispiegamento di portaerei. La terza crisi portò con sé due nuovi elementi: il tentativo di Pechino di condizionare l’esito delle elezioni di Taiwan (che negli anni ’90 concluse il suo processo di democratizzazione) e la decisione cinese, di fronte all’evidente superiorità statunitense, di accelerare la propria formazione militare. Conseguenza diretta di questi eventi fu anche il rafforzamento dell’alleanza militare Stati Uniti-Giappone, che da quel momento si schierò sempre a difesa dell’isola di Formosa.

La quarta e ultima crisi risale al 2022; in seguito alla visita di Nancy Pelosi, Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, a Taipei, l’Esercito Popolare di Liberazione iniziò a condurre nuove esercitazioni militari, principalmente per scoraggiare il coinvolgimento americano negli “affari interni della Cina” e dare dimostrazione della potenza militare cinese nell’area. Per le esercitazioni, senza precedenti per portata, furono scelte sei zone intorno alle acque internazionali, oltre alle rotte aeree più trafficate dell’isola.

Questi episodi storici ci aiutano a comprendere il contesto dell’accerchiamento navale iniziato dalla Cina a fine maggio 2024, in risposta all’insediamento di Lai Ching-te e al suo discorso, che non menzionava il “Consensus del 1992”. Si tratta di un accordo tra il Kuomintang (il Partito nazionalista di Taiwan, attualmente all’opposizione) e il Partito comunista cinese, secondo il quale esiste solo una Cina, anche se entrambi i lati definiscono la Cina in modi diversi. 

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Fig. 1 – La cerimonia di insediamento di Lai Ching-te alla presidenza di Taiwan, 20 maggio 2024

REAZIONI INTERNAZIONALI 

Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere.

In primis gli Stati Uniti, in piena campagna elettorale; secondo Washington le azioni di Pechino “sono sconsiderate, rischiano un’escalation e minano le norme di lunga data che hanno mantenuto la pace e la stabilità regionale per decenni”. È importante ricordare che gli Stati Uniti, oltre a fornire protezione all’isola, addestrano le Forze Armate taiwanesi.

Queste mosse hanno irritato non poco anche altri Paesi nella regione dell’Indo-Pacifico: il Segretario alla Difesa delle Filippine, Gilberto Teodoro, ha criticato le azioni sempre più aggressive della Cina nel Mar Cinese Meridionale, senza nominare direttamente Pechino. “Le Filippine”, ha detto, “non tollereranno le aggressioni e le mosse provocatorie.” Solo poche settimane fa, la Cina ha avuto uno scontro con le Filippine nel conteso Mar Cinese Meridionale, provocando una disputa diplomatica. 

Anche l’Australia si è mostrata preoccupata per i rischi derivanti dalle operazioni militari cinesi, con un portavoce del Ministro degli Esteri australiano, Penny Wong, che ha espresso preoccupazione per i possibili rischi derivanti dalle operazioni militari cinesi. “Il rischio di un incidente, e di una potenziale escalation, sta crescendo”, ha detto il portavoce. “La pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan sono nell’interesse di tutti noi”.

Ferme condanne sono arrivate anche dal Giappone; dopo aver mandato una delegazione ad assistere all’insediamento del nuovo Presidente taiwanese Lai Ching-te, Tokyo ha lamentato di aver ricevuto pressioni dai rappresentanti diplomatici cinesi.

Il portavoce dell’ONU Stephane Dujarric ha “esortato le parti interessate ad astenersi da atti che potrebbero aumentare le tensioni nella regione.”

Anche la Corea del Sud, l’Unione Europea e l’India hanno espresso preoccupazione per la sicurezza dello Stretto di Taiwan.

Queste reazioni internazionali riflettono una crescente preoccupazione globale per le tensioni in aumento tra Cina e Taiwan, con implicazioni significative per la stabilità regionale e globale.

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Fig. 2 – Una megaschermo a Pechino trasmette le immagini delle esercitazioni navali al largo di Taiwan, 23 maggio 2024

REAZIONE TAIWANESE E POSSIBILI SCENARI FUTURI

Durante la cerimonia di insediamento, Lai ha chiaramente esortato Pechino a cessare le intimidazioni militari, ribadendo che Taiwan è una nazione sovrana e indipendente in cui la sovranità risiede nel popolo, mettendo Taiwan e Cina continentale sullo stesso piano.

È evidente che Pechino attualmente gode di un vantaggio militare rispetto al passato, mentre gli arcipelaghi al largo della costa cinese sono nuovamente considerati possibili obiettivi strategici. La Cina sfrutta questa posizione per mostrare la propria potenza militare, come evidenziato dall’installazione di megaschermi a Pechino che mostrano le attività navali cinesi attorno a Taiwan. 

Dall’altra parte, la Repubblica Popolare adotta questa strategia per intimidire i taiwanesi e per far loro capire le implicazioni di avere un Governo del Partito Democratico Progressista (DPP), noto per la sua posizione più assertiva nei confronti della Cina. Il DPP non ha la maggioranza in Parlamento, e questa situazione ha già creato più di qualche malumore; le esercitazioni hanno senz’altro sfruttato queste difficoltà (anche se, ufficialmente, Pechino ha dichiarato che le stesse erano state programmate prima delle elezioni). Questo è il terzo mandato per il DPP, il che indica la volontà dei cittadini taiwanesi di difendere la propria libertà di scelta.

Se da una parte i taiwanesi hanno imparato a convivere con le minacce cinesi, dall’altra è sempre bene tenere a mente che si tratta di un equilibrio fragilissimo. Questo equilibrio va protetto con ogni mezzo per evitare, citando il Financial Times, “la più grande crisi internazionale sin dalla fine della Seconda guerra mondiale”.

Infine, è cruciale sottolineare che il Mar Cinese Meridionale rappresenta una rotta marittima cruciale per il commercio globale, la pesca e le risorse energetiche. La maggior parte degli attori internazionali ha interesse a mantenere lo status quo.

D’altro canto, Xi Jinping ha più volte dichiarato di voler lasciare la “questione di Taiwan” risolta ai suoi eredi politici. Gli analisti e i servizi di intelligence occidentali menzionano date già nel 2027 come una scadenza entro la quale l’Esercito Popolare di Liberazione è stato istruito a essere pronto per un conflitto.

Questi concetti delineano la complessità delle relazioni tra Cina e Taiwan, con implicazioni significative per la pace e la stabilità regionale e globale.

Annachiara Maddaloni

Photo by Kaufdex is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • L’insediamento del nuovo Presidente taiwanese Lai Ching-te è stato accompagnato da grandi esercitazioni militari cinesi nello Stretto di Taiwan.
  • L’azione di Pechino è stata condannata da molti Paesi, che temono una pericolosa escalation nella regione Indo-Pacifico.
  • La Cina punta probabilmente a intimidire i taiwanesi e a dimostrare la propria crescente potenza militare.

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Annachiara Maddaloni
Annachiara Maddaloni

Appassionata di Asia, fin da piccola ho avuto il privilegio di partecipare a varie esperienze linguistiche e culturali nel Regno Unito e negli Stati Uniti. La curiosità per i contesti multiculturali mi ha portata, a 15 anni, a vincere una borsa di studio per trascorrere un breve periodo in Cina. Durante il percorso universitario ho approfondito gli studi presso la Fu Ren Catholic University di Taipei e la Beijing International Studies University.

Dopo quattro anni in aziende multinazionali, dal 2020 collaboro con l’Istituto Confucio dell’Università Cattolica, dove coordino i progetti editoriali e scolastici legati alla promozione della lingua e cultura cinese in Lombardia.

Contestualmente, da qualche anno ho scoperto una grande passione per l’insegnamento delle lingue. Avere a che fare con le nuove generazioni stimola la mia crescita personale e professionale, oltre a spingermi ad approfondire ciò che succede nel mondo e a verificare con cura le fonti da cui provengono le informazioni.

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