Caffè lungo – La visita della Speaker della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan, avvenuta tra il 2 e 3 agosto, ha provocato una reazione forte e prevedibile da parte della Repubblica Popolare di Cina, che non vede di buon occhio le visite di politici occidentali nell’isola “ribelle”. Meno prevedibile è stata invece la spaccatura tra la popolazione della stessa Repubblica di Cina, dove non tutti hanno gradito l’arrivo della terza carica politica del loro alleato più importante.
UNA VISITA STORICA
Erano trascorsi 25 anni dall’ultimo passaggio a Taiwan di uno Speaker della Camera, che negli Stati Uniti costituisce la terza figura politicamente più importante. Per Washington, Taiwan rappresenta un alleato importantissimo nella regione e considerando tale aspetto, insieme alle massicce forniture militari di Washington a Taipei, sarebbe lecito aspettarsi un supporto pressoché unilaterale da parte di partiti e popolazione taiwanesi a simili eventi. E invece la popolazione locale sembra essersi spaccata per la visita di Nancy Pelosi. Un sondaggio condotto da una testata locale su 7.500 intervistati ha evidenziato che ben il 62% della popolazione era contrario all’arrivo di un ospite così ingombrante. Per la durata della visita, gruppi di manifestanti di diverso orientamento hanno popolato le strade di Taipei. E tra questi erano ovviamente presenti i movimenti pro-Cina, puntualmente ripresi dai media di Stato. Tra i cartelli esibiti dai manifestanti si intuisce che non si trattava di un’opposizione solo su basi ideologiche, ma anche pratiche, come per esempio la richiesta a Pelosi di andarsene per evitare una nuova crisi nello Stretto. E il motivo per il quale una popolazione solitamente abituata alle costanti minacce cinesi si sia divisa così tanto sarebbe il nuovo grado di decisione e aggressività con la quale il Governo di Pechino affronta le materie inerenti a Taiwan. Che, nel caso della visita di Nancy Pelosi, si sono tradotte in dichiarazioni estremamente forti da parte di Xi Jinping, il quale ha dichiarato che Washington stava “giocando con il fuoco”. Vanno anche considerate in queste proteste le sanzioni economiche che erano all’orizzonte nei confronti di Taiwan: già quest’anno Pechino aveva imposto lo stop all’import di cernie da allevamento sulla base di presunti valori di inquinanti fuori norma in alcune partite di pesce, quindi forse non deve stupire che il blocco alle importazioni cinesi di più di cento prodotti alimentari prodotti sull’isola abbia preoccupato chi lavora nella filiera.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Conferenza stampa a Taipei di Nancy Pelosi e della Presidente taiwanese Tsai Ing-wen, 3 agosto 2022
LA RISPOSTA DELLA CLASSE POLITICA
La classe politica taiwanese sembra invece essersi compattata nel supporto alla visita della Speaker della Camera statunitense. Il Partito Democratico Progressista (DPP), di cui fa parte la Presidente Tsai Ing-wen, ha espresso tramite diversi esponenti un supporto incondizionato alla visita della Pelosi e questo certamente non sorprende. Diversa dalle aspettative invece la reazione del Kuomintang (KMT), partito principale di opposizione, noto per una linea più accondiscendente nei confronti della Cina continentale e che in passato ha sostenuto la riunificazione cinese sotto la bandiera della Repubblica di Cina invece di una vera e propria indipendenza taiwanese. Eric Chu, capo del KMT, ha infatti negato che ci fossero spaccature all’interno del partito sulla reazione alla visita della Pelosi, pur sottolineando che le esercitazioni militari cinesi in risposta all’arrivo della Speaker sono sbagliate. Un ritrovato allineamento con le posizioni di Washington che è stato formalizzato con la visita di Chu nella capitale americana di qualche mese fa, quando aveva ribadito che il Kuomintang è un partito filo-americano.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazione a Taipei contro la visita di Nancy Pelosi, 2 agosto 2022
UN VIAGGIO COMPLESSO
È difficile dire con certezza quali siano le cause di una tale spaccatura all’interno della società taiwanese dopo la visita di un politico appartenente ad una nazione alleata. Le percezioni da parte degli abitanti dell’isola, del resto, sono molto positive nei confronti degli Stati Uniti e meno nei confronti della Cina. Dati corroborati da altri sondaggi, che provano come i cittadini di Taiwan si sentano sempre meno cinesi e sempre più taiwanesi. Seong-Hyon Lee, del Fairbank Center for Chinese Studies all’Università di Harvard, sostiene che l’incertezza sul programma della visita abbia danneggiato gli alleati regionali che si muovono per contrastare la Cina e soprattutto ritiene che si tratti di una provocazione. E le reazioni delle persone che sono scese in piazza a protestare contro la Speaker sembrano indicare un sentimento simile: negli ultimi anni l’aggressività cinese è aumentata, il mondo si accorge di Taiwan solo ora e per colpa di una visita che aumenta la tensione senza che la linea americana di “ambiguità strategica” nei confronti di Taiwan cambi. Kuni Miyake, Presidente del Foreign Policy Institute e consigliere del Governo del premier giapponese Fumio Kishida, afferma che la visita della Speaker sia pericolosa perché la Cina è storicamente incline a comportarsi in maniera avventata in materia di politica estera. È verosimile che la popolazione di Taiwan, per quanto oramai lontana dalla Cina sia a livello politico che di identità nazionale, in qualche modo abbia percepito che una visita del genere avrebbe solo esposto l’isola a un nuovo livello di tensioni. Kuo Yu-jen, politologo taiwanese della National Sun Yat-sen University, asserisce che la visita di Pelosi sia frutto di una complicata politica interna americana e che la visita della Speaker sia servita a porre il focus sui diritti umani, un frangente delle relazioni tra Cina e USA marginalizzato da Clinton in poi in favore dell’economia. L’unica certezza è che le proteste di una parte della popolazione di Taiwan contro l’arrivo di una figura politica statunitense tornino utili alla retorica di Pechino. Negli ultimi anni infatti la posizione da parte degli esponenti del Partito Comunista Cinese sembra essersi orientata verso una critica al Governo del Partito Democratico Progressista, accusato di danneggiare gli stessi taiwanesi con le proprie volontà indipendentistiche. È evidente tuttavia che pare essersi aperta una nuova fase delle tensioni tra Taiwan e Cina: le esercitazioni militari lanciate alla fine della tappa a Taiwan di Nancy Pelosi, condotte su una scala ben più larga di quelle avvenute tra il 1995 e il 1996 durante l’ultima crisi nello Stretto, spingono gli Stati Uniti verso una politica sempre meno ambigua nei confronti della difesa di Taiwan.
Enrico Breveglieri
“Nancy Pelosi” by Gage Skidmore is licensed under CC BY-SA