In 3 Sorsi – La guerra condotta da Israele nella Striscia di Gaza ha modificato la percezione dell’urgenza del riconoscimento di uno Stato palestinese. Nell’ottica di farsi diretta portavoce di tale istanza, l’Arabia Saudita ha deciso di introdurre una Coalizione Globale per la soluzione a due Stati.
1. UNA SVOLTA REGIONALE INTERROTTA DALL’ATTACCO DI HAMAS: LA REALTÀ PRIMA DEL 7 OTTOBRE
La normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele ha sempre rappresentato uno dei pilastri della politica estera del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Prima del 7 ottobre, data dell’attacco compiuto da Hamas al confine con la Striscia di Gaza, le dichiarazioni effettuate dai vertici politici dei due Stati testimoniavano come i tempi fossero maturi per procedere a tale svolta diplomatica. Proprio un anno fa, in occasione della 68esima Assemblea Generale ONU, Netanyahu si rivolgeva alla platea ponendo l’accento su come la risoluzione definitiva della questione palestinese non avesse un’antecedenza temporale rispetto alla normalizzazione dei rapporti tra Israele e il mondo arabo: “Credo che non dobbiamo dare ai palestinesi un veto sui nuovi trattati di pace con gli Stati arabi. Dovrebbero essere parte del processo, ma non dovrebbero avere un veto sul processo”. Anche dal lato saudita c’erano tutti gli auspici per una soluzione positiva dei negoziati per la normalizzazione dei rapporti con Israele. Emblematica l’intervista concessa dal Principe ereditario Mohammed Bin Salman a Fox News, lo scorso anno, in cui mancano riferimenti all’esigenza del riconoscimento di uno Stato palestinese come presupposto di un accordo: “Ogni giorno ci avviciniamo sempre più alla normalizzazione. Quello della ‘questione palestinese’ rimane comunque un tema molto importante, su di esso dobbiamo mirare a una soluzione”.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman a Jeddah il 20 marzo 2024
2. LA REAZIONE ISRAELIANA A GAZA: LA DOTTRINA NETANYAHU SI SFALDA ALLA PROVA DEI FATTI
L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha causato l’uccisione di 1.139 persone, tra cui 695 civili israeliani (dei quali 38 bambini), 71 stranieri e 373 membri delle forze di sicurezza israeliane.
Le conseguenze della reazione israeliana, che ha finora provocato la morte di oltre 40mila palestinesi (secondo i dati forniti dal Ministero della Salute di Gaza), si ravvisano non solo nella sopravvivenza di Hamas, ma anche nel mutamento di strategia del Governo saudita, che ha compreso come la risposta di Tel Aviv abbia rappresentato uno spartiacque da cui non poter più tornare indietro. La dottrina elaborata da Benjamin Netanyahu, ben esemplificata dalle sue parole all’ONU prima dell’attacco di Hamas, prevedeva di convincere gli Stati arabi che la logica in base alla quale orientare la propria postura verso Israele dovesse essere quella della potenza. In luogo di fondare la propria strategia sul riconoscimento o meno della Palestina, ciascuno di questi Paesi avrebbe dovuto concepire Israele come un interlocutore effettivo per ragioni legate alla sua importanza sul piano economico e militare. Un punto di vista, fatto proprio anche da Bin Salman prima del 7 ottobre, divenuto inattuale a causa della portata della reazione israeliana a Gaza, come si evince dalla postura assunta dal Governo saudita negli ultimi mesi: il Primo Ministro saudita ha ora deciso di vincolare la normalizzazione dei rapporti con Israele al riconoscimento della Palestina.
Fig. 2 – Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si rivolge ai leader mondiali durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 27 settembre 2024
3. L’IMPEGNO SAUDITA IN TERMINI DI ‘DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE’: UN PROCESSO REALIZZABILE SENZA ISRAELE
Al cambio di passo sulla strategia da perseguire verso la normalizzazione è conseguita un’azione intensa a livello diplomatico per la soluzione a due Stati. Così, il Ministro degli Esteri Faisal Bin Farhan ha puntualizzato l’obiettivo fondamentale verso il riconoscimento di uno Stato palestinese: “Faremo ogni sforzo per raggiungere un piano affidabile e irreversibile per una pace giusta e globale. Dobbiamo muoverci collettivamente per prendere decisioni che porteranno a risultati tangibili verso un immediato cessate il fuoco e l’attuazione di una soluzione a due Stati”. Per farlo, l’Arabia Saudita ha promosso la creazione di una Coalizione Globale finalizzata al riconoscimento della Palestina da parte della comunità internazionale. Un ritorno al precedente paradigma consistente nel poter definire un “processo di riconoscimento” anche in assenza di un coinvolgimento diretto di Israele nel medesimo. Il successo di quest’operazione dipenderà soprattutto dalla volontà degli alleati occidentali di Israele, finora fedeli al principio del non-riconoscimento in assenza di una soluzione politica fra Tel Aviv e Ramallah, di mutare strategia, convincendosi di poter prescindere dal Governo israeliano nel disegno finalizzato a rendere la Palestina un membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.
Michele Maresca
Foto di copertina: “SD meets KSA” by U.S. Secretary of Defense is licensed under CC BY