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Un test o una crisi? Il caso dei droni russi in Polonia

In 3 Sorsi – Durante un massiccio attacco di droni diretti verso l’Ucraina, alcuni di essi avrebbero penetrato lo spazio aereo polacco. Ma la reazione della NATO è stata solo una risposta a una provocazione volontaria?

1. COSA È ACCADUTO?

Mercoledì 17 settembre, una ventina di droni russi della classe Gerbera, simili all’iraniano Shahed, hanno violato lo spazio aereo polacco, innescando una risposta da parte di quattro Paesi NATO: Polonia, Paesi Bassi, Italia e Germania.
Il Primo Ministro polacco Donald Tusk ha subito invocato l’articolo 4 del trattato NATO, chiamando quindi gli alleati a discutere riguardo alla violazione dello spazio aereo. Il Segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha subito dichiarato di non essere sicuro che si sia trattato di un errore o di un atto deliberato, e che le indagini chiariranno l’entità dell’accaduto. Quel che è sicuro è che la NATO ha reagito prontamente, dimostrando una buona capacità di difendere lo spazio aereo alleato. Indipendentemente dalla natura della violazione, la NATO ha deciso di avviare l’operazione Eastern Sentry per rispondere a un’eventuale provocazione da parte di Mosca e dimostrare la propria capacità operativa.
D’altro canto, Mosca ha smentito ogni accusa. Lavrov si è reso disponibile a consultazioni coi polacchi per chiarire i fatti dell’accaduto, rigettando le loro accuse, e ha evidenziato la premura espressa da Rutte in conferenza stampa, rispondendo alla domanda di un giornalista riguardante l’intenzionalità dell’atto.

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Fig. 1 – Polizia ed esercito ispezionano i danni a una casa distrutta dai detriti di un drone russo abbattuto nel villaggio di Wyryki-Wola, nella Polonia orientale, 10 settembre 2025

2. POSSIBILI SCENARI

Ci sono tre possibili cause in grado di spiegare le ragioni dell’accaduto.

La prima è che la Russia potrebbe aver voluto testare la reattività della NATO e le sue contromisure contro i droni, senza però cercare un coinvolgimento diretto dell’Alleanza nel conflitto. Coinvolgere la NATO non è nel suo interesse, soprattutto considerando le difficoltà che sta avendo contro la sola Ucraina. Tuttavia, non si può escludere che Mosca abbia voluto sondare la reale determinazione degli Stati Uniti nel difendere ogni centimetro del territorio dell’Alleanza, soprattutto dopo l’incontro avuto con Trump.
Il secondo scenario è l’impiego di droni contro l’Ucraina da direzioni multiple, incluse quelle considerate “improbabili”, per confondere le difese prima dell’arrivo dei droni d’attacco Geran/Shahed.
Una terza possibilità è conseguenza di un’azione militare di interferenza elettronica di jamming (“disturbo”) o spoofing (“inganno”). Nel primo caso, un dispositivo (jammer) può disturbare i segnali di controllo o di navigazione, portando il drone ad attivare le procedure di emergenza previste (atterraggio automatico, ritorno alla home location o perdita di stabilità). Nel secondo caso, attraverso lo spoofing (ad esempio GPS spoofing), un attaccante può “convincere” il sistema di trovarsi a coordinate differenti da quelle reali, per ingannare i sistemi di bordo. Questo può disorientare il drone e portarlo fuori dalla rotta prevista. Tuttavia i droni Gerbera possiedono un sistema di guida INS, nel quale il segnale GPS (in realtà il russo GLONASS) è usato come supporto e non come primario. Inoltre, sono dotati di un sistema di antenne CRPA (Controlled Reception Pattern Antenna) più resistente allo spoofing, pertanto tale possibilità appare più remota.

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Fig. 2 – Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte (a destra) e il Comandante supremo alleato in Europa (SACEUR), generale Alexus G. Grynkewich (a sinistra), durante una conferenza stampa congiunta sulla violazione dello spazio aereo polacco da parte di droni russi, presso il quartier generale della NATO a Bruxelles, 12 settembre 2025

3. L’IMPORTANZA DI RIFLETTERE SULL’ACCADUTO

È cruciale che in Occidente si apra una riflessione: i droni Gerbera, dal costo di 10mila dollari l’uno, hanno fatto volare dei caccia F-16 e F-35, molto più costosi. Esiste quindi un’inadeguatezza a come si è affrontata una crisi. La politica è consapevole dell’entità della minaccia rappresentata dai droni. Non a caso, Ursula von der Leyen ha espresso pieno sostegno alla costruzione di un “Drone-Wall” in difesa dei Paesi all’estremo Est dell’Unione Europea. Inoltre, la risposta data da Donald Trump è stata vaga. Sul suo social network, il Presidente statunitense ha commentato con “Here We Go”, che può significare tutto o niente. Sta di fatto che Rutte non ha ringraziato in alcun modo gli americani, e non li ha nemmeno citati fra i partecipanti all’esercitazione: sintomo di crisi delle relazioni transatlantiche?

Marco Vitale

Photo by Kaufdex is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Durante un attacco russo contro l’Ucraina, 20 droni russi hanno invaso lo spazio aereo polacco, spingendo la NATO ad avviare l’operazione Eastern Sentry.
  • La violazione dello spazio aereo solleva interrogativi sulle reali intenzioni di Mosca, sulla vulnerabilità dell’Europa di fronte alla minaccia dei droni e sulla solidità dei rapporti transatlantici.

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Marco Vitale
Marco Vitale

Dopo la laurea in Relazioni Internazionali alla Statale di Milano, ho scelto di occuparmi di un business pericoloso: la politica internazionale. Da realista, non mi aspetto miracoli—solo crisi, competizione e qualche notte insonne. Per fortuna c’è il caffè, che almeno mi mantiene lucido mentre il mondo gira storto.

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