In 3 sorsi – Il recente colpo di Stato in Madagascar ha portato alla fuga del Presidente Andry Rajoelina e alla salita al potere di una giunta militare. La situazione nel Paese è attualmente fragile, tesa e minacciata da tensioni interne, nonché dalla preoccupazione crescente della comunità internazionale.
1. IL POTERE AI MILITARI: IL MADAGASCAR IN MANO AL COLONNELLO RANDRIANIRINA
Fra l’11 e il 12 ottobre l’unità militare d’élite dell’esercito del Madagascar, il CAPSAT (Corpo di amministrazione e dei servizi tecnici dell’esercito del Madagascar), unitasi ai manifestanti che da tempo chiedevano le dimissioni di Andry Rajoelina, ha compiuto un coup d’état con l’obiettivo di allontanare il Presidente dalla sua carica attuale e dal Paese. Il golpe, definito dal capo di Stato malgascio come un “tentativo di prendere illegalmente il potere con la forza”, ha portato all’esilio dello stesso Rajoelina, rifugiatosi in un primo momento in un luogo segreto per preservare la propria incolumità e appoggiato da alcuni sostenitori.
A seguito della fuga del Presidente, il Parlamento del Madagascar ha deciso con 130 voti su 163 la destituzione di Rajoelina, accusato di aver rinunciato ai propri doveri presidenziali, votazione definita da quest’ultimo come priva di qualsiasi fondamento giuridico.
Il dissenso e le proteste di Rajoelina non sono però bastati a fermare il processo rivoluzionario: il 15 ottobre il colonnello Michael Randrianirina si è ufficialmente insediato come nuovo Presidente del Madagascar, promettendo una transizione democratica e civile.
Fig. 1 – Il colonnello Michael Randrianirina giura come Presidente ad interim del Madagascar di fronte all’Alta Corte Costituzionale, Antananarivo, 17 ottobre 2025
2. DALLE PROTESTE DELLA GENERAZIONE Z AL COLPO DI STATO
Il malcontento malgascio si faceva sentire già da tempo: il 25 settembre 2025 era iniziate le proteste civili mosse dalla generazione Z, motivate dalla volontà di denunciare le costanti mancanze di acqua e di elettricità. Le carenze erano infatti diventate molto frequenti, principalmente a causa di una malagestione da parte dell’azienda pubblica Jirada, incaricata dell’amministrazione dei servizi idrici nazionali. La protesta giovanile ha mosso però anche accuse verso una corruzione sempre più dilagante ed evidente nel Paese, che ha contribuito a un malcontento popolare crescente, nonché a una sfiducia sistemica verso le Istituzioni.
La mobilitazione era inizialmente in programma per mercoledì 24 settembre, ma prima ancora del suo inizio, il Governo del Madagascar aveva vietato il raduno dei manifestanti, motivando la propria decisione con la necessità di preservare l’ordine pubblico. Il divieto delle Autorità ha avuto come conseguenza un intensificarsi delle proteste, esplose ufficialmente giovedì 25 settembre con scontri e violenze nella capitale Antananarivo, che hanno portato alla morte di oltre 20 persone.
Decisivo è stato il ruolo del CAPSAT, che ha preso parte alle manifestazioni, chiedendo le dimissioni del Presidente Rajoelina.
Fig. 2 – Un manifestante protesta contro il Governo mostrando la celebre bandiera del manga One Piece, Antananarivo, 27 settembre 2025
3. CONDANNE INTERNAZIONALI E INCERTEZZA SUL FUTURO DEL PAESE
Il colpo di Stato malgascio ha mosso reazioni piuttosto dure a livello internazionale, principalmente motivate da una preoccupazione per la sicurezza del Paese a seguito dell’ascesa al potere della giunta militare.
L’Unione Africana ha infatti votato nel corso di una riunione straordinaria del Consiglio per la Pace e la Sicurezza la sospensione del Madagascar, definendo la modalità di presa del potere come non costituzionale e pertanto non riconosciuta dall’Organizzazione stessa. Anche l’ONU ha dimostrato particolare attenzione verso la situazione, appoggiando la decisione dell’Unione Africana e offrendo supporto per una transizione democratica.
Da parte sua il nuovo Presidente Randrianirina ha rilasciato la prima intervista ufficiale all’agenzia Sputnik, chiedendo l’assistenza della comunità internazionale, e subito dopo ha incontrato l’ambasciatore russo Andrey Andreyev.
In generale, la crisi malgascia ha sollevato grande preoccupazione, probabilmente influenzata dal timore verso una possibile escalation degli eventi, peggioramento che potrebbe assumere facilmente i connotati di un conflitto civile, minacciando l’incolumità dei civili.
Alice Rambaldi
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