Per la prima volta i sondaggi affermano che i principali candidati alla Presidenza brasiliana, in vista delle elezioni che si terranno ad ottobre, sono in parità. Dilma Rousseff ha infatti raggiunto José Serra nelle preferenze. La vicinanza tra i due potenziali successori di Lula, però, non sta solo nei numeri, ma anche nei programmi.
TI HO PRESO! – E' durata parecchi mesi, ma alla fine la “remontada” di Dilma Rousseff si è compiuta. La candidata alla presidenza brasiliana, esponente del Partito dei Lavoratori (PT) del leader in carica, Luiz Inàcio Lula da Silva, ha infatti raggiunto negli indici di gradimento dei sondaggi il suo principale rivale, il socialdemocratico José Serra. Quest'ultimo, governatore uscente dello stato di San Paolo, partiva da una posizione di grande vantaggio nei confronti della Rousseff, che nelle inchieste di alcuni mesi fa, quando la campagna elettorale ancora non era cominciata, si trovava praticamente doppiata considerando le intenzioni di voto dei cittadini intervistati.
Oggi, invece, l'IBOPE (Istituto Brasiliano di Opinione Pubblica e Statistica), ha divulgato un nuovo numero: 37%. Su tale cifra (vedi foto sotto)si attestano le preferenze per la Rousseff e per Serra, praticamente senza alcuno scarto tra i due. Molto più lontana la terza candidata, Marina Silva del Partido Verde, che non andrebbe oltre il 9% dei voti.
Se entrambi i candidati ottenessero il 37% dei suffragi, o comunque nessuno dei due superasse il 50% necessario per vincere al primo turno, si andrebbe al ballotaggio. Anche in questo caso, però, il risultato sarebbe sorprendente: le intenzioni di voto di un ipotetico secondo turno si dividono equamente al 42%, mentre il 9% dei brasiliani voterebbe scheda bianca e il 7% è ancora indeciso.
Insomma, il cammino verso le elezioni presidenziali di ottobre si fa sempre più incerto. Da una parte, il grande successo degli otto anni di presidenza Lula sono come un “lasciapassare” per la Rousseff che, membro fino a poche settimane fa dell'esecutivo in carica, può contare sulla efficace sponsorizzazione dell'ex operaio e sindacalista. Dall'altra, Serra può contare sulla propria esperienza di politico di lungo corso e di governatore della zona più popolosa e sviluppata del Paese: nella sola provincia di San Paolo vivono circa quaranta milioni di brasiliani, circa un quinto della popolazione totale. Un bel bacino elettorale.
UNO SGUARDO ALL'ECONOMIA -.Intanto, il Brasile vola. Le stime di crescita per quest'anno prevedono un aumento del PIL del 6-7%, in barba alla crisi che sta invece colpendo sempre di più l'Europa. Le ragioni di tale successo e di questa sostanziale immunità agli effetti “tossici” della finanza globale vanno ricercati anche in politiche macroeconomiche sane ed equilibrate, votate al contenimento dell'inflazione e al raggiungimento di surplus fiscali, messe in opera a partire dal governo di Fernando Cardoso, predecessore di Lula ed esponente del centrodestra. Il “presidente operaio” (nel vero senso della parola) non ha fatto altro che proseguire nella linea tracciata da Cardoso, e c'è da credere che chiunque vinca le elezioni non si scosterà da questo percorso. Ecco perchè i programmi dei due candidati in politica economica sono sostanzialmente molto simili, ed ecco dunque una delle ragioni che spiegano la grande incertezza dell'elettorato.
Davide Tentori