Ristretto – Ieri la tormentata regione del Kashmir è stata teatro del peggiore attentato terroristico dal 1989: decine di poliziotti indiani sono infatti stati uccisi da un attacco suicida vicino a Pulwama, sulla principale autostrada che collega Srinagar con Jammu City.
Un auto piena di esplosivo si è lanciata a tutta velocità contro il convoglio che li trasportava, scoppiando proprio in mezzo ad esso e devastando buona parte dell’arteria autostradale appena riaperta dopo le intense nevicate dei giorni scorsi.
Il bilancio è di almeno 46 vittime, ma potrebbe aumentare perché ci sono moltissimi feriti gravi. L’attentato è stato rivendicato dal gruppo jihadista Jaish-e-Mohammed (JeM), alleato di Al Qaeda in Afghanistan e già responsabile di un sanguinoso attacco alla base aerea di Pathankot nel 2016. Il leader del gruppo, Masood Azhar, è da anni al centro di una feroce diatriba diplomatica tra l’India, che sta cercando di inserirlo nella lista di personalità sanzionate dall’ONU per terrorismo, e la Cina, che si oppone a tale manovra per evitare conseguenze negative per il Pakistan, suo partner chiave nel grande progetto geopolitico della Belt and Road Initiative (BRI). Lo stesso Pakistan è ambiguo nei confronti del gruppo di Azhar: pur avendolo designato apertamente come organizzazione terroristica, ha fatto spesso poco o nulla per contrastarne le attività . Inevitabile quindi la durissima reazione del Governo indiano verso Islamabad, accusata di essere direttamente coinvolta nell’attentato di ieri. Il Ministro senza portafoglio Arun Jaitley ha annunciato che Delhi farà di tutto per isolare il Pakistan a livello internazionale e le autorità indiane hanno subito rescisso i privilegi commerciali assegnati a Islamabad da un accordo del 1996. Non è esclusa anche una nuova escalation militare lungo la Linea di controllo tra i due Paesi in Kashmir e nuovi raid aerei indiani contro le presunti basi operative di JeM in territorio pakistano.
Simone Pelizza