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Il Mali ricomincia dal presidente

Le elezioni presidenziali in Mali hanno visto prevalere nettamente Ibrahim Boubacar Keïta, già protagonista della democrazia maliana. Il Presidente dovrà ora indire le nuove elezioni parlamentari e gestire gli aiuti internazionali, tentando di garantire l’unità del Paese a fronte dei movimenti che chiedono l’indipendenza del nord.

 

1) I NUMERI DELLE ELEZIONI – Con 6.829.696 di iscritti e 3.345.253 di votanti, la partecipazione elettorale ha raggiunto il 48,98%, segnando un record storico in un contesto di regolari elezioni, come ha sottolineato Louis Michel, capo della missione dell’Unione europea che ha inviato un centinaio di osservatori internazionali nella metà meridionale del Paese. Il ballottaggio dell’11 agosto ha visto trionfare, con il 77,61% dei voti, Ibrahim Boubacar Keïta (IBK), già primo ministro dal 1994 al 2000, fondatore e guida del partito Rally for Mali dal 2001. Lo sfidante Soumaila Cissé, alla guida del partito Union for the Republic and Democracy, ha ottenuto il 22,39%.

I risultati del primo turno avevano già lasciato intuire il prevalere di esponenti già legati al passato politico della democrazia maliana, pur a fronte dell’alta partecipazione popolare. Vi è quindi la volontà di comporre le fratture interne al Paese, al fine di evitare nuove spinte secessioniste che potrebbero essere cavalcate da movimenti fondamentalisti locali come ʾAnṣār ad-Dīn od originari del Maghreb come il “Movimento per l’Unicità e il Jihad nell’Africa Occidentale” (MUJAO) e “al-Qāʿida nel Maghreb islamico” (AQIM).

 

2) IL NUOVO PRESIDENTE – Dopo la conferma della vittoria di IBK da parte della Corte Costituzionale, l’investitura ufficiale del nuovo Presidente maliano è prevista per il 4 settembre, con la partecipazione del Presidente francese François Hollande, per celebrare (sperabilmente) la buona riuscita della mobilitazione francese (e internazionale). Nonostante le congratulazioni giunte anche da parte del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama in merito alla gestione della transizione, le sfide che aspettano il nuovo presidente sono molte.

 

3) IL FUTURO DEL MALI – Al netto dell’approvazione internazionale, la principale sfida della nuova presidenza maliana sarà quella di garantire la stabilità del Paese, necessaria per una gestione coerente degli aiuti internazionali che possano aiutare l’economia di uno dei Paesi più poveri del mondo. Il passo successivo della provata democrazia maliana sarà la delicata organizzazione delle elezioni parlamentari. Le incognite sul tavolo, tuttavia, sono molte. In primo luogo, senza la stipulazione di un patto nazionale con l’MNLA, il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad,  che preveda almeno forme di decentramento ed autonomia dei territori del Mali del nord, la possibilità della ripresa, se non di un aggravamento, degli attacchi etnici resta alta. E questo punto è naturalmente legato alla lotta ai gruppi jihadisti ormai respinti nelle regioni aride e montane del nord. Il futuro e il successo delle operazioni della missione ONU in Mali denominata MINUSMA è indirettamente vincolata anche alla stabilità dei Paesi limitrofi, in primis il Niger e l’Algeria, come abbiamo visto.

 

Matteo Garnero

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Matteo Garnero
Matteo Garnero

Classe 1991, laureato in Studi Internazionali all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna con una tesi sulla politica estera turca durante gli esecutivi dell’AKP di Erdoğan.

Appassionato  e studioso di Medio Oriente e Nord Africa. Straniero dappertutto, non si sente particolarmente isolato in nessun luogo.

Vive fra Torino, Bologna e Roma.

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