L’Algeria torna ai Mondiali di calcio dopo un’assenza durata 24 anni. A permettere agli algerini di staccare il biglietto per il Sudafrica è stato l’eterno scontro con l’Egitto, rivale sulla carta più forte, ma sconfitta in uno spareggio drammatico. Il Paese, in cerca di stabilizzazione dopo il terremoto della guerra civile nel decennio scorso, gioca le sue carte a livello internazionale e regionale sulle immense risorse di gas naturale di cui dispone, ma è anche sulla strada di una difficile riconversione e diversificazione dell’economia, che possa portare all’Algeria maggiore sviluppo e benessere sociale.
IL PAESE
Uscita da una sanguinosissima guerra civile solo 10 anni fa, l’Algeria continua ad essere, seppur ai margini delle cronache occidentali, un Paese che a stento cerca di uscire dalla spirale di instabilità e violenza che ha caratterizzato tutti gli anni ’90. Ancora teatro di frequenti scontri tra le Forze di sicurezza e i gruppi di matrice islamista, adesso riuniti sotto la sigla di AQAM (Al-Qaeda nel Maghreb), l’Algeria si muove nel panorama internazionale attuale tra molte contraddizioni, in parte tipiche di un Paese in via di sviluppo e ricco di risorse naturali. Si tratta infatti del maggior produttore di gas naturale della regione del Maghreb, uno dei primi al mondo, e il maggior fornitore di tale risorsa ai Paesi europei, Italia in primis.
Allo stesso tempo, la natura di stampo semi-autoritario del regime del Presidente Bouteflika, mascherata da un apparente sistema istituzionale democratico e repubblicano, alimenta le tensioni all’interno dell’Algeria, affetta da un’ineguaglianza della redistribuzione delle risorse che lascia molte persone in una situazione di povertà: Tutto ciò, nonostante gli apparenti tentativi di riforma economica e sociale portati avanti dal governo centrale. La presenza di una forte minoranza berbera, soprattutto cabila, unita alla permanenza di gruppi legati al radicalismo islamista, non aiuta a normalizzare del tutto la situazione interna, in cui è ancora latente la possibilità di scontri sociali e politici, nonostante alcuni progressi siano stati fatti.
CAFFE’ IN PILLOLE
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Con una superficie di circa 2.380.000 chilometri quadrati, l’Algeria risulta essere il secondo Stato africano per estensione territoriale.
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Dal 2014 dovrebbe essere operativo il GALSI (Gasdotto Algeria Sardgena Italia), destinato all’importazione da parte dell’Italia di gas naturale dall’Algeria. Dovrebbe trasportare 8 miliardi di metri cubi di gas naturale l’anno e costituirebbe un passo avanti in più per rendere il nostro Paese più indipendente dalla Russia nel proprio approvvigionamento energetico.
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Tra il 1992 e il 1997 il Paese è stato teatro di una guerra civile, tra le Forze di sicurezza statali e i gruppi islamisti del GIA (Gruppi Islamico Armato) e altri movimenti affiliati, dopo lo scioglimento del FIS (Fronte Islamico di Salvezza), partito politico che aveva vinto il primo turno delle elezioni politiche nel dicembre 1991. Per evitare che il secondo turno sancisse la vittoria definitiva degli islamisti, l’Esercito impose un colpo di Stato e annullò le elezioni: da qui le violenze che, in 10 anni, provocarono la morte di circa un milione di persone.
LE VOLPI DEL DESERTO
Questo il soprannome dato alla squadra, per via della piccola volpe che abita il Nord-Africa. L’Algeria si presenta ai Mondiali di calcio del Sudafrica, dopo che la sua ultima apparizione era stata quella di Messico ’86. Si tratta della sua terza apparizione nella massima competizione calcistica mondiale, dopo quella appena menzionata e la precedente, quella in cui trionfarono gli azzurri di Spagna ’82. Sulla carta, tra tutte le squadre africane è quella con meno chances di andare avanti, nonostante si sia fatta valere nella sfida contro l’Inghilterra, in cui ha sfiorato la vittoria. La sua stella è il numero 10 Karim Ziani, giocatore del Wolfsburg, l’anno scorso squadra campione della Bundesliga tedesca. Può contare anche sulla velocità e l’estro di Belhadj, fluidificante sinistro in forza al Portsmouth e nelle mire della Roma e, sull’altra fascia, di Yahia, il quale milita anche lui in Germania, nel Bochum.
Un pizzico di Italia nella squadra algerina si può ritrovare nel giovane Mesbah, difensore del Lecce appena promosso in serie A, e nell’attaccante del Siena Ghezzal, giocatore dotato di buona tecnica, ma non titolare in nazionale. La squadra è guidata, per la terza volta dopo i bienni 1985-86 e 2003-04, da Rabah Saadane, tornato ad essere CT nel 2007. Le possibilità di passare il turno nel girone C, quello di Inghilterra, USA e Slovenia, sono ridotte e l’Algeria si giocherà tutto nella terza partita con gli Stati Uniti.
GEOPALLONE
Come già trattato più di una volta sul Caffè Geopolitico, la correlazione tra calcio e politica in Algeria ha una data precisa ed un avversario, l’avversario di sempre: l’Egitto. La data è mercoledì 18 novembre 2009. In Sudan Algeria ed Egitto si giocavano lo spareggio per un posto ai Mondiali, dopo un incredibile finale di girone che aveva visto l’Egitto, sempre contro l’Algeria, conquistare lo spareggio in una partita drammatica giocata due settimane prima e finita con un gol al 90° minuto. Intorno a quel match Egitto – Algeria era successo di tutto: l’autobus degli algerini era stato aggredito al Cairo da un gruppo di tifosi e i giocatori sono rimasti terrorizzati.
Sono scesi in campo anche i Ministri degli Esteri e i Presidenti dei due Paesi, minacciando ritorsioni contro il Paese avversario, ma stavolta in campo politico ed economico. Dopo scontri di piazza tra le due tifoserie e la vittoria dell’Algeria nello spareggio, infatti, la compagnia egiziana Orascom ha minacciato di togliere il lavoro ai suoi 4.500 dipendenti algerini, anche a seguito degli attacchi alle sue filiali (la Djezzy) in Algeria, che hanno causato danni alla compagnia per circa 54 milioni di dollari, tramite la campagna di boicottaggio partita in Algeria. Si può proprio dire, in questo caso, che le tensioni politiche e sociali dei due Paesi si sono sfogate nel campo di calcio.
Stefano Torelli