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Essere disabili in Camerun

In 3 sorsiIn Camerun le persone affette da disabilitĂ  fisica o psichica si confrontano con i limiti della politica, ma devono combattere anche molti pregiudizi.

1. IL RAPPORTO DELL’OMS SULLA DISABILITĂ€

Un miliardo di persone nel mondo vive in condizione di disabilitĂ . Nel Rapporto Mondiale sulla DisabilitĂ  dell’OMS (2011) emergono le principali difficoltĂ  che una persona con disabilitĂ  vive nel corso della propria esistenza: politiche e leggi insufficienti, discriminazione e pregiudizi, barriere all’educazione e all’impiego, insufficienza di servizi sanitari, barriere architettoniche, mancanza di partecipazione, trasporti e tecnologia inaccessibili. In alcune parti del mondo tali problematiche si amplificano in modo sconvolgente e costringono la persona a compiere enormi sforzi quotidiani e sopravvivere faticosamente. Come avviene in Camerun, dove ho avuto modo di testarlo con i miei occhi.

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Fig. 1 – Le barriere architettoniche sono una delle problematiche piĂą sentite dai disabili nelle cittĂ  africane e contribuiscono a rendere estremamente difficile qualsiasi attivitĂ  quotidiana in autonomia

2. LA DISABILITĂ€ NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO IN CAMERUN

Nascere disabili in Camerun spesso significa essere portatori di un grande stigma, poichĂ© nell’immaginario collettivo la disabilitĂ  rientra nel “paranormale”, nella superstizione e nella “sorcellerie” (la stregoneria). Non è raro quindi che i bambini vengano abbandonati in orfanotrofio oppure tenuti nascosti in casa perchĂ© ritenuti fonte di vergogna agli occhi dei vicini e della societĂ  in generale. Diventa quindi “normale” per i disabili ritrovarsi esclusi dalla vita economica e sociale. Nel 2008 il Camerun ha firmato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilitĂ  e nel 2010 ha promulgato la legge 2010/002 du 13 avril 2010 sulle protezione e sulla promozione delle persone con disabilitĂ  in Camerun. Oltre 260mila persone vivono con almeno una disabilitĂ : fisica, sensoriale, mentale o plurima. Ibrahim Lertin Mamako, responsabile del Centro dei servizi sociali del quartiere Deido di Douala, spiega che i mezzi messo in campo dallo Stato sono molteplici: viene rilasciata una carta nazionale di invaliditĂ  a coloro che abbiano una disabilitĂ  superiore al 50%. Grazie a tale carta si può beneficiare di esoneri parziali o totali delle tasse, assistenza sanitaria, supporto delle Amministrazioni locali, sostegno psicologico. Dal punto di vista professionale, la persona interessata a un percorso di inserimento socio-economico può avanzare una candidatura presso le UnitĂ  Tecniche Operative di una delle strutture di formazione presenti sul territorio. L’integrazione socio-economica comprende l’accesso all’educazione e alla formazione professionale, all’informazione e alle attivitĂ  culturali, alle infrastrutture e ai trasporti, allo sport, alle attivitĂ  ricreative e all’impiego. All’interno di tali strutture è possibile imparare a diventare sarti, parrucchieri, serigrafi, meccanici, falegnami. Le due strutture presenti sul territorio di Douala sono il CAO (Centre d’Accueil et d’observation) di Bepanda e l’HĂ´me Atelier di Bali.

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Fig. 2 – La disabilitĂ  in Africa si scontra con numerosi pregiudizi che minano il futuro lavorativo e sociale delle persone colpite

3. INCLUSIONE SĂŚ, MA SOLO SULLA CARTA

Secondo quanto dichiarato dal signor Mamako, dunque, le persone con disabilitĂ  in Camerun hanno tutti i mezzi per poter aspirare a un’inclusione sociale e professionale. Sulla carta, almeno. Il Camerun è un Paese con tassi elevati di disoccupazione, problematica che si ripercuote inevitabilmente anche su chi, a causa della condizione di vulnerabilitĂ  nella quale si trova, fatica ad apprendere un mestiere e a trovare un impiego. Inoltre, la maggior parte delle strade di Douala risulta totalmente inaccessibile e piena di barriere architettoniche. Gli esclusi da qualsiasi percorso di formazione e inclusione sociale e lavorativa giacciono ai bordi delle vie della capitale, in attesa che qualcuno lanci loro qualche spicciolo. C’è poi chi vive lottando quotidianamente e con tutti i mezzi possibili: sono i non vedenti e anche i piĂą coraggiosi, poichĂ© correndo enormi rischi cercano di farsi spazio nel traffico fitto improvvisandosi venditori di fazzoletti, arachidi, ananas o papaya. Lo fanno tra mille pericoli quotidiani e nella completa mancanza di tutela, in una cittĂ  totalmente inaccessibile.

Sara Moscogiuri

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Sara Moscogiuri
Sara Moscogiuri

Ho una formazione accademica in sociologia della devianza. Dopo varie esperienze di lavoro e volontariato in Italia, Ungheria e Turchia, adesso vivo in Camerun e faccio parte del programma “caschi bianchi”.

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