In 3 sorsi – Nel mese di aprile il Camerun ha sottoscritto con la Russia un accordo di cooperazione ad ampio raggio nelle materie della Difesa e della sicurezza. Il rafforzamento del rapporto tra i due Paesi si inserisce nella fluiditĂ dell’attuale contesto geopolitico, garantendo a YaoundĂ© un’opportunitĂ per diversificare le proprie relazioni internazionali e a Mosca un’ulteriore base per l’avanzata in Africa.
1. L’ACCORDO DI COOPERAZIONE TRA RUSSIA E CAMERUN
Lo scorso 12 aprile Camerun e Russia hanno sottoscritto un accordo quinquennale di cooperazione militare che comprende – con termini piuttosto generici – scambio di opinioni e informazioni nel campo della politica di difesa e sicurezza, addestramento e formazione delle truppe, medicina, topografia, condivisione di conoscenze nel contrasto a terrorismo e pirateria marittima, sostegno alle operazioni di pace nel quadro dell’ONU, mentre non c’è alcun riferimento alla fornitura di armamenti. A firmare il documento, che aggiorna un precedente testo del 2015 e che probabilmente era già pronto nel 2020, sono stati i ministri della Difesa dei due Paesi, il russo Sergej Shoigu e il camerunense Joseph Beti Assomo, durante un incontro a Mosca.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Militari camerunensi durante una parata prima della finale della Coppa delle Nazioni Africane tra Egitto e Senegal a YaoundĂ©, 6 febbraio 2022
2. IL CAMERUN SOTTO L’INFLUENZA RUSSA?
La notizia del rafforzamento dei rapporti tra Russia e Camerun ha causato diverse reazioni e interpretazioni alla luce del complesso contesto internazionale, soprattutto rispetto agli obiettivi della progressiva penetrazione di Mosca in Africa. L’accordo del 12 aprile, infatti, arriva proprio nel pieno della crisi ucraina, poco dopo le discussioni all’Assemblea Generale dell’ONU per condannare l’aggressione russa durante le quali il Camerun ha tenuto una posizione ambigua, non partecipando alla prima votazione e astenendosi alla seconda. Non è un caso che gli ambienti diplomatici europei e statunitensi abbiano criticato la tempistica e le modalitĂ dell’accordo, piuttosto che il contenuto, evidenziando il rischio di conseguenze negative sulla cooperazione con i partner occidentali: il passaggio nel documento che rimanda alla possibilitĂ di “altre aeree di cooperazione”, per esempio, potrebbe celare il pericolo dell’arrivo dei mercenari del Gruppo Wagner, analogamente a quanto accaduto altrove, dal Mali al Sudan, dal Burkina Faso alla Repubblica Centrafricana. In un tweet del 20 aprile, Tibor Nagy, ex Assistant Secretary of State per l’Africa durante l’Amministrazione Trump ed ex ambasciatore in Guinea ed Etiopia sotto Clinton e Bush jr, ha definito l’accordo “un dito nell’occhio” per Francia e USA, ma anche un’opportunitĂ per le popolazioni dell’Ambazonia, l’entitĂ separatista che comprende le regioni anglofone nel Camerun occidentale impegnate in un duro scontro con il Governo di YaoundĂ©. Nell’intesa firmata a Mosca, infatti, non si accenna nĂ© a questa crisi, nĂ© al contrasto al jihadismo, quindi secondo alcuni osservatori, compreso lo stesso Nagy, gli USA potrebbero reagire all’allineamento del Camerun alla Russia fornendo sostegno diretto alle istanze indipendentistiche dell’Ambazonia – un’ipotesi forse precoce e in realtĂ difficilmente attuabile.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Paul Biya, Presidente del Camerun dal 1982
3. CAMERUN, OBIETTIVO DIVERSIFICAZIONE DELLE RELAZIONI
Al contrario di altre situazioni in Africa è comunque probabile che il Camerun non stia cercando un rapporto esclusivo con la Russia, quanto una diversificazione delle relazioni che da un lato integri i benefici di una collaborazione multidirezionale con Mosca, Washington, Parigi e persino Pechino, dall’altro lato garantisca una copertura contro alcune difficoltà interne. Rispetto per esempio al Mali, che ha allontanato con forza e rapidamente la presenza francese ed europea, scegliendo l’alleanza russa, Yaoundé non punta a escludere i partner occidentali, ben consapevole che i legami storici, il contesto geopolitico africano e il ruolo del Camerun nelle crisi continentali non consenta un cambio di rotta totale. Al momento i due principali fronti per la sicurezza Paese sono l’insurrezione dell’Ambazonia, che ha ripreso vigore negli ultimi cinque anni con gravi violazioni dei diritti umani e almeno 4 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria, e la minaccia jihadista, nel pieno del caotico conflitto tra lo Stato Islamico e la galassia di Boko Haram – e al netto del disimpegno statunitense e francese nella regione. Il Camerun deve inoltre gestire notevoli difficoltà interne per le conseguenze della crisi in Ucraina, in un momento nel quale erano ancora rilevanti le carenze sul mercato interno derivanti dalla pandemia: il crollo delle importazioni di grano da Kiev e Mosca (oltre il 40% del totale) ha causato un aumento dei prezzi e spinto il Governo al blocco delle esportazioni di alcuni beni alimentari e di consumo, con un impatto particolarmente pesante sul commercio informale transfrontaliero. Infine c’è un aspetto che può apparire secondario, ma che potrebbe incidere sugli indirizzi politici nazionali: la presenza russa, magari tramite il Gruppo Wagner, può garantire una certa protezione al Presidente Paul Biya, in carica dal 1982. Una delle costanti dell’azione di Mosca in Africa è proprio assicurare supporto militare anche personale ai leader in carica, senza particolari richieste in materia di processi di pacificazione, democratizzazione o ampliamento dello Stato di diritto, ma in cambio di concessioni in settori strategici come quello estrattivo – e in Camerun sono presenti sia grandi riserve di terre rare, sia giacimenti offshore di gas ancora poco esplorati. In questo senso, quindi, la scelta di Yaoundé di avvicinarsi a Mosca non sembra un cambio netto di schieramento, quanto un tentativo di ampliare la rete internazionale del Paese, anche ponendo in competizione tra loro i partner stranieri.
Beniamino Franceschini
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