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Albania e Grecia: sfratto in chiesa

Le relazioni tra Atene e Tirana tornano ad essere tese. Dopo la questione irrisolta delle acque marittime e la presenza dei militanti di Alba Dorata in Albania, ad aggravare la situazione è intervenuto lo sfratto di una chiesa ortodossa.

 

1. LA DISPUTA IN CHIESA– Questa volta ad attirare l’attenzione è stata la discordia nata per lo sfratto delle autorità clericali greche dalla chiesa di Santa Maria del Pazar nella cittadina di Permet nel sud dell’Albania. Un ordine del Tribunale ha riconsegnato l’edificio al Comune. I sacerdoti hanno inizialmente fatto opposizione verbale ma c’è poi stato un confronto fisico con la polizia privata incaricata di eseguire lo sfratto. Il giorno dopo i sacerdoti sono entrati con la forza nella chiesa e hanno celebrato la messa, per poi essere allontanati ancora una volta dall’edificio.

Sul fatto è intervenuto il Ministro degli affari esteri greco, Evangelos Venizelos, il quale con una nota ha giudicatoun atto senza precedenti l’intervento per sgomberare l’edificio, che veniva utilizzato dagli ortodossi. Inoltre ha richiamato con urgenza l’ambasciatore albanese ad Atene per chiedere spiegazioni. Oltre per i fatti accaduti a proposito della chiesa, Atene ha richiesto spiegazioni da Tirana anche per gli attacchi che ci sono stati verso il consolato greco ad Argirocastro.

La risposta dalla controparte albanese era giunta per via dell’ex Primo Ministro Sali Berisha, il quale ha preteso la non interferenza di Atene in questioni interne per quanto riguarda il caso creato nella chiesa.

Dopo questi fatti, la polizia di confine greca, alla frontiera di Kakavije, ha respinto l’accesso nel territorio ellenico di centinaia di cittadini albanesi, motivando il respingimento con la mancanza di “garanzie finanziare” da parte dei richiedenti accesso (era stata chiesta una disponibilità di almeno 3.000 euro in contanti). La parte albanese ha risposto allo stesso modo, respingendo i cittadini greci che “non offrono una solida giustificazione” per entrare in Albania. Dopo giorni di stallo, la situazione è tornata alla normalità grazie ad una intensa comunicazione tra il nuovo Premier albanese Edi Rama e il vice Premier greco nonché Ministro degli affari esteri Evangelos Venizelos.

 

Posizione della regione di Ciamuria
Posizione della regione di Ciamuria

2. ESTREMISMI E REAZIONI – Anche se non collegati direttamente tra loro, questi fatti seguono l’episodio di qualche giorno prima a Himara, cittadina albanese con una marcata minoranza greca. Durante la commemorazione di un cittadino morto tre anni fa è intervenuta una delegazione di Alba Dorata. I militanti del partito fascista greco hanno allontanato con la forza il sacerdote prima della messa in quanto quest’ultimo si era rifiutato di farli entrare in chiesa. L’atto più grave si è consumato durante la cerimonia davanti alla tomba del defunto, quando i commilitoni di Alba Dorata hanno dichiarato che non sarebbero andati via da Himara fino alla sua liberazione, cantando l’inno greco e portando le bandiere dell’Epiro del Nord.

Ad accrescere le tensioni ha contribuito anche una esercitazione condotta il 10 di settembre da forze speciali greche al confine con l’Albania come preparazione ad una eventuale minaccia dell’UÇK o del connesso UÇÇ (Esercito per la liberazione della Ciamuria). Con queste esercitazioni l’esercito greco vuole dimostrare di essere pronto a prevenire un eventuale attacco terroristico contro la Grecia. Tale esercitazione però non è seguita a dichiarazioni in senso minaccioso da parte di nessuna di queste formazioni battezzate come estremiste da Atene.

 

3. QUESTIONE MARE –  I rapporti tra Atene e Tirana sono tesi da oltre quattro anni, anche per un rilevante questione legata alla cessione di territorio. Tutto risale all’Aprile del 2009 quando l’ex-Premier albanese Sali Berisha, tramite un’accordo, cedeva parte della piattaforma marittima albanese alla Grecia. L’accordo prevedeva che parte della ZEE (Zona Economica Esclusiva) nel golfo di Saranda (Albania) al confine con Corfù, venisse “regalata” alla Grecia, senza apparente motivazione giustificativa. Dai media albanesi trapelavano diverse ipotesi: una forma di ringraziamento per la non-opposizione della Grecia all’entrata dell’Albania nella Nato; un’altra ipotesi è l’aiuto che Atene potrebbe dare alla causa albanese per essere ammessa  nell’UE. La ratifica dell’accordo tra il Governo albanese e quello greco ha sollevato un’ondata di polemiche per la cessione di 354.4 kmq dalle acque marittime appartenenti all’Albania. L’articolo 1 dell’accordo prevede inoltre che il confine tra i due Paesi sia definito in base alla linea mediana, individuando delle coordinate equidistanti dai punti più vicini alle coste, dalle quali verrà misurata l’estensione delle acque territoriali. Il Partito Socialista si è opposto con decisione a questo accordo e ha deciso di fare appello alla Corte Costituzionale, la quale con voto unanime ha giudicato l’accordo incostituzionale. Da quel momento i rapporti diplomatici tra Tirana e Atene rimangono tesi.

Per porre fine a questa situazione, il Ministro degli esteri greco Evangelos Venizelos ha invitato ufficialmente il futuro Premier albanese Edi Rama a trovare una soluzione congiunta alla “questione mare”, che potrebbe rappresentare un passo importante per la distensione dei rapporti tra i due Paesi.

 

Juljan Papaproko

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Juljan Papaproko
Juljan Papaproko

Juljan Papaproko è nato a Tirana. Laureato in Scienze Politiche a Torino con una tesi sulla Guerra del Kosovo. Collabora con diverse testate giornalistiche in Italia e in Albania. Il suo centro di interesse è l’Europa e i Balcani, binomio difficile ma affascinante. Diverse esperienze di vita a Torino, Firenze, Parigi, Bruxelles e Berlino. Condivide con il Caffè la stessa passione per la geopolitica.

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