In 3 sorsi – Il terzo dibattito democratico ha messo a confronto i maggiori candidati del partito progressista americano. Dove va il Partito Democratico?
In breve
- Big in rilievo
- Gira tutto intorno alla sanità
- Politica estera alla ribalta
1. BIG IN RILIEVO
L’appuntamento del 12 settembre scorso era forse il più atteso della primissima fase della campagna elettorale per le primarie del Partito Democratico. Un confronto ravvicinato tra i grandi nomi che è stato reso possibile da particolari regole imposte dai vertici del Partito: superamento della soglia del 2% in minimo quattro sondaggi e registrazione di almeno 130mila donazioni individuali.
Il dibattito ha messo in rilievo le maggiori anime del Partito: Joe Biden sulla falsa riga della presidenza Obama, Bernie Sanders e il modello pubblico sulla base delle virtuose democrazie scandinave, Elizabeth Warren contro corruzione e vertici del capitalismo statunitense. È stata una buona occasione anche per la “seconda fila”: Kamala Harris con l’attacco diretto al Presidente Trump, Beto O’Rourke con una rinnovata energia dopo gli attentati nella sua El Paso, e Pete Buttigieg che resiste, ma non riesce a impressionare. Sullo sfondo: la passione e il grande senso di urgenza di Cory Booker contrapposti al pragmatismo granitico del Midwest di Amy Klobuchar, Julian Castro che rivendica l’eredità della presidenza Obama e Andrew Yang con un piano di ridistribuzione della ricchezza che fa strabuzzare gli occhi a politici ed elettori.
Fig. 1 – Joe Biden, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren erano al centro del palco
2. GIRA TUTTO INTORNO ALLA SANITÀ
Segniamocelo: le primarie democratiche si decideranno sulla riforma sanitaria. Un tema che va ben oltre l’Obamacare e i tentativi di riforma di Trump: ci si gioca una parte fondante dell’identità socio-politica e culturale degli Stati Uniti come li conosciamo oggi, un Paese basato sulla decentralizzazione e l’individualismo.
I democratici concordano su un punto: l’assistenza sanitaria è un diritto universale. Eppure gli elettori sono di fronte a un bivio. Da una parte Biden e la maggioranza dei candidati propone il recupero del progetto di Obama, migliorandolo e ampliandolo, ma non vuole rinunciare all’opzione privata, rinnovata e rinegoziata. Dall’altra parte Sanders e Warren spingono per un’unica copertura statale e universale sul modello del Canada e delle democrazie europee.
Proprio sul tema, il dibattito si è acceso tra i tre “nomi caldi”. L’ex-vicepresidente ha, infatti, provato a mettere all’angolo i suoi diretti avversari puntando il dito contro la poco chiara sostenibilità economica della loro transizione dal modello privato a quello pubblico. Sanders e Warren hanno mantenuto le loro posizioni senza però sciogliere completamente i dubbi fatti sorgere dall’insistenza di Biden.
Sarà interessante capire da che parte andranno i progressisti, in attesa, ovviamente, delle proposte elettorali di Donald Trump.
Fig. 2 – Bernie Sanders è uno dei protagonisti delle primarie democratiche
3. POLITICA ESTERA ALLA RIBALTA
I primi dibattiti democratici avevano lasciato poco spazio alla politica estera. Il terzo appuntamento, invece, si è soffermato maggiormente sul ruolo degli Stati Uniti nel mondo. In particolare il dibattito si è sviluppato su tre punti: la guerra commerciale con la Cina, il ritiro delle forze armate dall’Afghanistan e la posizione degli Stati Uniti di fronte alla crisi in Venezuela (con un occhio all’America Centrale). I candidati hanno trattato con una certa prudenza il primo tema, ma non hanno risparmiato il Presidente e hanno puntato il dito contro la sua inadeguatezza nel gestire e rappresentare la posizione degli Stati Uniti nel mondo. Il tema afghano è stata l’occasione perfetta per le rivendicazioni di Bernie Sanders e la riflessione da ex-soldato di Buttigieg. Sanders si è messo in luce anche sul tema venezuelano sottolineando le differenze tra il suo socialismo e quello di Maduro, e si è rivisto anche Beto O’Rourke con due punti ben chiari: Maduro è un dittatore e gli Stati Uniti hanno bisogno di un nuovo focus sui suoi vicini, magari con una versione latinoamericana del Piano Marshall.
La corsa democratica si deciderà su temi fondamentali e concreti, ma queste primarie assumono un significato più complesso se osservate considerando il contesto socio-politico degli Stati Uniti. Che Partito Democratico si presenterà alla sfida con Trump? Lo vedremo tra qualche mese. Intanto, mettiamoci comodi e allacciamo la cintura: potrebbe esserci qualche curva.
Elena Poddighe