In 3 sorsi – Dalle origini agli sviluppi del sistema sanitario statunitense, un breve excursus per riflettere su come gli Stati Uniti cercano di rendere effettivo il diritto alle cure mediche: dai tentativi repubblicani di abrogare norme recenti all’ideazione di nuove regole
1. IL SISTEMA SANITARIO STATUNITENSE
Nonostante la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisca, all’articolo 25 che, il diritto all’assistenza sanitaria e ad adeguate cure mediche è uno dei diritti umani fondamentali, il dibattito su come renderlo effettivo attraverso i sistemi sanitari nazionali ha da sempre sollevato accesi scontri; cosa può dunque accadere quando si tratta di riformare il sistema sanitario del Paese più potente al mondo, gli Stati Uniti, che da solo, come dimensioni, rappresenta circa la metà del mercato farmaceutico mondiale?
Il sistema sanitario statunitense è essenzialmente in mano privata e non prevede una copertura sanitaria universale tale da garantire a tutti i cittadini l’accesso ai servizi che permettono di far fronte alle più importanti cause di malattia o morte senza sopportare ingenti costi; ogni cittadino deve infatti essere munito di un’adeguata polizza assicurativa o essere pronto a pagare di tasca propria le spese per il ricovero, le operazioni, le visite e i medicinali. Negli anni ’60 il presidente Lyndon Johnson, fu il primo ad introdurre un sistema sanitario semi universale, fondato su due programmi assistenziali governativi che durano ancora oggi: il Medicaid ed il Medicare. Il primo è gestito dai singoli Stati e aiuta i singoli individui e le famiglie meno abbienti a sostenere i costi dei premi assicurativi mediante un contributo federale, che può arrivare a coprire il 60% delle spese; il secondo, è un programma federale di assistenza agli anziani (over sessantacinquenni) e ai disabili, indipendente dal reddito dichiarato, che obbliga ad iscriversi a un’assicurazione comprendete due parti: una ospedaliera e una medica. Nel 2010 Barack Obama, ha varato il Patient Protection and Affordable Care Act (ACA) o “Obamacare”. La riforma, la più significativa dai tempi di Johnson, è stata basata su tre pilastri: ciascun cittadino deve dotarsi di un’assicurazione sanitaria, pena il pagamento di una multa (individual mandate); nessun ente assicurativo può rifiutarsi di stipulare una polizza a causa dei trascorsi clinici del paziente o delle sue attuali condizioni di salute; il Governo si impegna a garantire dei sussidi per supportare i meno abbienti nel pagamento dei premi assicurativi. Nonostante il provvedimento abbia manifestato alcuni difetti, quali l’aumento dei premi dovuto all’ingresso di molti soggetti malati e al ritirarsi di molti individui giovani e in buona salute, che hanno preferito pagare la multa invece che assicurarsi, si calcola che un numero compreso tra i 20 ed i 30 milioni di statunitensi ne abbia beneficiato, dotandosi di una copertura sanitaria che prima non aveva.
Fig. 1 – Un agente assicurativo parla con una donna illustrandole le possibili alternative assicurative
2. COSA VUOLE FARE TRUMP
Tuttavia, fin dal principio della campagna elettorale, Trump ha sottolineato il suo fermo intento di abrogare e sostituire (repeal and replace) l’Obamacare. Ciò gli è in parte riuscito lo scorso 22 Dicembre quando il “Tax Cuts and Jobs Act” è diventato legge poiché, oltre a prevedere sgravi fiscali per individui e imprese, la riforma ha sancito l’eliminazione dell’individual mandate, uno dei pilastri della riforma Obama. Con questo provvedimento si è di fatto azzoppato l’ACA senza rimpiazzarlo con conseguenze imprevedibili. Il Congressional Budget Office stima un risparmio di circa 337 miliardi di dollari da qui al 2027, con la conseguenza che circa 13 milioni di cittadini perderanno la copertura sanitaria. L’American Health Care Act, riforma sanitaria che Trump vorrebbe attuare, prevedrebbe la progressiva eliminazione dei sussidi sanitari per i ceti meno abbienti, sostituendoli con un credito d’imposta e una riduzione dei prezzi delle polizze assicurative aumentando la concorrenza; ciò, secondo la prestigiosa American Medical Association, non sarebbe affatto una misura adeguata per compensare gli aumenti dei premi e la conseguente rinuncia di molti ad assicurarsi.
Fig. 2 – Donald Trump firma un ordine esecutivo ideato per allentare le restrizioni sull’ACA in modo da promuovere una maggiore libertà di scelta per le coperture assicurative e più competizione tra le assicurazioni
3. PROBLEMI CHE NECESSITANO UNA SOLUZIONE
Analizzando le diverse posizioni prese e le argomentazioni a loro supporto c’è chi sostiene energicamente la public option con la possibilità di creare un sistema sanitario pubblico che garantisca cure ai cittadini indipendentemente dal reddito. È da sottolineare infatti che, alcuni margini potrebbero esserci: la spesa sanitaria pro capite negli USA nel 2016 è stata pari a 9,892$, contro una media OCSE di circa 3,000$; nonostante questo l’aspettativa di vita statunitense è di 78.8 anni, contro una media OCSE di 80.6 anni, in più, il tasso di mortalità infantile nel 2015 era pari ad un allarmante 5.8% contro una media del 3.9%. A ciò si potrebbe aggiungere un recente studio del Brookings Institution che mostra come circa il 50% dell’aumento della spesa sanitaria statunitense (cresciuta di 933.5$ miliardi tra il 1996 ed il 2013) sia da attribuirsi all’aumento incontrollato dei costi dei servizi sanitari e dei medicinali e non tanto all’aumento dell’età media della popolazione, all’incidenza di malattie gravi o all’ aumento della popolazione. Altrettanto significativi sono i sondaggi dell’autorevole Gallup Institute che, se combinati con quelli della Reason Foundation, evidenziano alcune della contraddizioni della società statunitense che, se da un lato mostra un gradimento del 56% verso un’intervento del Governo in favore della copertura sanitaria ai cittadini, dall’altro non sembra gradire l’idea che ciò comporti l’implementazione di uno stato sociale con il pagamento imposte più alte per i più ricchi. In altre parole, permane la diffidenza verso l’intervento dello Stato nell’economia e la redistribuzione mediante una tassazione maggiore dei redditi più alti.
Questi dati dovrebbero certamente far riflettere su fatto che, le riforme richiedono non solo coperture economiche ma anche la predisposizione culturale alla loro accettazione.
Eleonora Fabbri
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Per sviluppare una visione più critica e completa sull’argomento trattato, le sue diverse problematiche e le diverse opinioni circa il ripensamento del sistema sanitario statunitense, viene proposta la lettura dei seguenti pezzi:
- Un’intervista rivolta a Noam Chomsky;
- Un’intervista con Amartya Sen, premio Nobel per l’economia;
- Un articolo della Heritage Foundation.
Un ulteriore approfondimento economico potrebbe essere questo articolo su Investopedia. [/box]
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