Ristretto – Ieri il Parlamento georgiano non ha approvato la legge per l’introduzione di un sistema elettorale proporzionale “puro” in vista delle elezioni parlamentari del 2020.
La proposta non ha raggiunto la maggioranza qualificata richiesta (113 voti su 150), fermandosi a 101 favorevoli, con 37 astenuti e 3 contrari. Un ruolo chiave è stato giocato dai 30 dissidenti del partito di Governo, Sogno Georgiano (SG), che non hanno sostenuto il progetto di legge avanzato dalla loro stessa forza politica. Nei giorni scorsi, sia il Primo Ministro Giorgi Gakharia, sia il patron di SG, l’oligarca Bidzina Ivanishvili, hanno cercato insistentemente di cooptare gli oppositori interni al partito per raggiungere l’approvazione della legge, ma senza successo. L’opposizione, intanto, aveva giĂ promesso nuove manifestazioni in caso di bocciatura della proposta. E tale promessa è stata puntualmente mantenuta, con l’occupazione di Rustaveli Avenue nel centro di Tbilisi e l’annuncio di ulteriori dimostrazioni anti-governative nei prossimi giorni.
L’introduzione del sistema proporzionale puro, ricordiamo, è stata promessa nello scorso giugno alla luce delle persistenti proteste che hanno animato Tbilisi, dirette sia contro il Governo che le principali personalità politiche georgiane, tra cui Gakharia, allora Ministro degli Interni, e l’onnipresente Ivanishvili. Il Governo targato SG accolse alcune delle richieste dei manifestanti, cercando di placare gli animi con l’ulteriore proposta di un nuovo sistema elettorale. L’introduzione di questo avrebbe reso la competizione politica maggiormente aperta ed equa, almeno nei numeri, dato lo strapotere di SG e la debolezza delle opposizioni frammentate. Tuttavia, date le proiezioni sui risultati elettorali più recenti, la distribuzione proporzionale del voto ridimensionerebbe notevolmente la rappresentanza parlamentare di SG, la cui maggioranza sarebbe meno schiacciante rispetto a quella ottenuta con il maggioritario. La bocciatura di ieri complica ulteriormente la marcia di avvicinamento alle prossime elezioni parlamentari, attorno alle quali il clima è già piuttosto teso.
Mattia Baldoni