In 3 sorsi – Il 1° novembre scorso, a causa del crollo della pensilina esterna della stazione ferroviaria di Novi Sad sono morte 15 persone e altre 2 sono rimaste gravemente ferite. Il 5 novembre, sempre a Novi Sad, si è svolta una grande manifestazione di protesta, alla quale hanno partecipato circa 20mila persone. Nei giorni successivi, molti attivisti e un buon numero di parlamentari di opposizione hanno bloccato l’ingresso del tribunale cittadino per chiedere che i responsabili della tragedia fossero arrestati e processati: sono stati malmenati dalla polizia.
1. COME È CROLLATA LA PENSILINA
La stazione ferroviaria di Novi Sad, un gioiello dell’architettura contemporanea, è stata costruita nel 1964 in pochi mesi su progetto dell’architetto Imre Farknas. Nell’ottobre del 2021, con uno stanziamento di 65 milioni di euro, la Repubblica di Serbia ha incaricato il consorzio statale cinese CRIC&CCCC (China Railway International Co.Ltd e China Communications Construction Company Ltd) di ristrutturare l’intero edificio. La stessa compagnia sta anche costruendo il tunnel stradale attraverso la Fruška Gora, che dovrebbe permettere di collegare in breve tempo Novi Sad alla regione dello Srem, vale a dire alla Voivodina occidentale. Il consorzio cinese ha preteso che il piano dei lavori all’interno della stazione rimanesse segreto: l’impressione è che la ristrutturazione sia costata molto meno dei 65 milioni pagati dallo Stato serbo.
Fig. 1 – La stazione di Novi Sad transennata dopo il crollo della pensilina, 5 novembre 2024 | Foto: Christian Eccher
2. DUE INAUGURAZIONI
La stazione ferroviaria è stata inaugurata per ben due volte, la prima da Vučić e dal suo collega ungherese Orban il 19 marzo del 2022 e la seconda dal Ministro delle Infrastrutture Goran Vesić il 5 luglio del 2024.
Poche ore dopo il crollo della pensilina, mentre i soccorritori estraevano dalla macerie i cadaveri e i feriti, mentre i sanitari amputavano sul posto braccia e gambe ai sopravvissuti, la società statale Infrastrutture Ferrovie Serbe ha diramato un comunicato in cui asseriva che la pensilina non era stata oggetto di ristrutturazione. L’ingegnere Zoran Đajić, che aveva partecipato ai lavori della pensilina stessa, ha subito smentito questa versione.
La pensilina è stata ristrutturata e alla struttura originaria in cemento armato sono stati aggiunti del vetro e delle ceramiche. L’ingegner Đajić, una volta terminato il proprio compito, ha chiesto di verificare se i tiranti della pensilina fossero adatti a sostenere il peso aggiunto: ha scritto decine di e-mail alle Autorità competenti, ma non ha mai ricevuto risposta.
Sull’onda del malconento popolare, il Ministro delle Infrastrutture Vesić e quello per i Lavori pubblici Tomislav Momirović hanno rassegnato le dimissioni. Vesić si trova adesso in carcere e ha iniziato lo sciopero della fame. Nessuno di loro però ha accettato di assumersi le responsabilità dell’accaduto e gli unici finiti in carcere, finora, sono stati 11 impiegati coinvolti nel processo di ristrutturazione e alcuni cittadini che manifestavano e chiedevano giustizia.
Fig. 2 – Manifestazione a Novi Sad in ricordo della vittime, 5 novembre 2024 | Foto: Christian Eccher
3. RETORICA NAZIONALISTA E POLITICHE NEOLIBERISTE
Il nazionalismo serbo di cui tanto si parla è un paravento per mascherare la svendita totale del Paese da parte degli uomini di Vučić, un Presidente che ha fatto proprio il credo neoliberista e che ha liberalizzato e venduto tutto ciò che poteva vendere. A parte i finanziamenti a pioggia per le aziende straniere (attirate dagli incentivi statali e dal corso fisso del dinaro), il Governo ha affidato tutti i lavori pubblici degli ultimi anni a ditte straniere: l’aeroporto di Belgrado è gestito dall’azienda francese Vinci (nell’ala nuova ci sono ovunque catini a raccogliere l’acqua delle infriltrazioni), le miniere di Bor sono state affidate ai cinesi, la terra su cui sorge il nuovo quartiere di “Belgrado sull’acqua” appartiene agli sceicchi degli Emirati Arabi, la ferrovia Belgrado-Subotica-Budapest è stata costruita dai cinesi e in piccola parte anche dai russi… L’elenco potrebbe continuare all’infinito. La Cina ha però un posto d’onore nell’ottenimento degli appalti. Due giorni dopo il crollo della pensilina, il premier Miloš Vučević è volato in Cina per pianificare futuri contratti con aziende del luogo per altri appalti non ben definiti perché sempre coperti da segreto di Stato. L’opposizione non è in grado di capitalizzare il malcontento dei serbi per questa politica di svendita del Paese e di indirizzarlo verso esiti politici chiari. Non c’è un progetto, che non sia appunto quello di manifestare in strada. Nello stesso tempo, Vučić ha scelto la linea dura nei confronti dei manifestanti e le parole pronunciate qualche giorno fa dal Ministro dell’Interno Ivica Dačić, il delfino di Milošević ininterrottamente al Governo dagli anni Novanta, sono esemplari della linea che le Autorità intendono seguire: “Una volta che si estrae il manganello, non ci si ferma“.
Christian Eccher
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