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Nuova Zelanda, le proteste dei Maori contro le modifiche al Trattato di Waitangi

In 3 sorsi – Recenti proteste in Nuova Zelanda hanno messo in evidenza la tensione tra i diritti delle popolazioni indigene Maori e alcune nuove leggi proposte, che potrebbero comprometterli. Le manifestazioni sono state senza precedenti, coinvolgendo decine di migliaia di persone fuori (la stima è di 35mila partecipanti) e dentro il Parlamento.

1. IL TRATTATO DI WAITANGI E IL SUO SIGNIFICATO STORICO

Firmato nel 1840 tra i capi Maori e la Corona britannica, il Trattato di Waitangi è considerato la base delle relazioni tra indigeni e Governo neozelandese. Il trattato garantisce ai Maori la sovranità sulle loro terre, la protezione della loro cultura e l’autodeterminazione. Tuttavia, sono emerse dispute sul suo significato legale nel corso dei decenni.
La nuova proposta di legge, il “Principles of the Treaty of Waitangi Bill”, presentata dal Ministro dei Regolamenti David Seymour, vuole ridefinire l’interpretazione del trattato, sollevando preoccupazioni tra attivisti e accademici. Secondo i critici, la legge potrebbe ridurre le tutele costituzionali dei Maori, minando il riconoscimento della loro sovranità e dei diritti territoriali. La proposta di legge del Partito di centrodestra ACT cancellerebbe le forme di tutela già previste nei confronti delle minoranze indigene, una sorta di “riparazione” per compensare la colonizzazione. La decisione di non includere i rappresentanti dei Maori nel processo di revisione del Trattato è parsa controversa. Secondo il Tribunale di Waitangi (Commissione che indaga sulle violazioni dell’omonimo trattato), il nuovo disegno ridurrebbe i diritti dei Maori e gli obblighi della Corona, renderebbe più difficile per i Maori accedere alla giustizia, minerebbe la coesione sociale e declasserebbe lo status costituzionale del trattato. 

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Fig. 1 – Maori manifestano per le strade di Wellington contro la proposta di revisione del Trattato di Waitangi, 19 novembre 2024

2. MANIFESTAZIONI DENTRO E FUORI IL PARLAMENTO COME SIMBOLI DI RESISTENZA

Le proteste sono culminate il 20 novembre 2024 a Wellington, dove oltre 35mila persone hanno preso parte a una delle più grandi manifestazioni della storia recente della Nuova Zelanda. La marcia, iniziata al museo nazionale Te Papa Tongarewa e conclusasi davanti al Parlamento, ha rappresentato la fase finale di un hīkoi (cammino) nazionale durato nove giorni. La manifestazione ha unito Maori e sostenitori non indigeni, un segnale di crescente solidarietà interculturale.
All’interno del Parlamento, la deputata Tamatha Paul (leader dell’opposizione) si è schierata contro le modifiche proposte. Durante il suo intervento, ha dichiarato: “Non permetteremo che il Parlamento tocchi il nostro Trattato. Questa è una questione di mana [dignità in lingua Maori, n.d.a.] per il nostro popolo. La nuova generazione è qui e non staremo zitti!”. Paul ha sottolineato l’importanza del trattato come fondamento di una convivenza equa e rispettosa tra Maori e Pākehā (che in lingua Maori indica i neozelandesi di origine europea).
Oltre alle manifestazioni all’esterno, dentro il Parlamento neozelandese c’è stato un momento di forte simbolismo. Alcuni membri della comunità Maori, tra cui attivisti e politici, guidati dalla Parlamentare Hana-Rawhiti Maipi-Clarke, hanno eseguito la tradizionale danza Haka, un potente atto di resistenza e di richiamo alla difesa della cultura Maori. La Haka, simbolo di forza e unità, è stata utilizzata in quel contesto come espressione di protesta contro la proposta di modificare il Trattato Waitangi, mostrando l’intenzione di non accettare cambiamenti che possano minare l’autonomia e la dignità del popolo Maori.

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Fig. 2 – La Haka dei deputati Maori nel Parlamento neozelandese in difesa del Trattato e dei diritti costituzionali del proprio popolo, 14 novembre 2024

3. PROSPETTIVE FUTURE E CONSEGUENZE POLITICHE

La proposta di legge è ora in fase di consultazione pubblica, un processo che durerà sei mesi. Durante questo periodo, gruppi Maori e cittadini potranno esprimere le loro opinioni al riguardo. Sebbene si preveda che il disegno di legge venga respinto, il dibattito ha messo in luce la necessità di rafforzare i diritti dei Maori e avviare un dialogo inclusivo per risolvere le tensioni.
Le proteste sottolineano quanto il Trattato di Waitangi continui a essere un simbolo di identità e autodeterminazione per i Maori, e come le questioni indigene siano sempre più rilevanti nella politica della Nuova Zelanda.

Annachiara Maddaloni

Photo by Dedy_Timbul is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • Il Trattato di Waitangi del 1840 regola le relazioni tra Maori e Governo neozelandese, ma una nuova proposta di legge potrebbe minacciare i diritti delle minoranze indigene.
  • Oltre 35mila persone hanno manifestato contro le modifiche, con interventi simbolici come la Haka in Parlamento, a difesa della cultura Maori.
  • Il dibattito, in fase di consultazione pubblica, evidenzia l’urgenza di proteggere i diritti Maori e promuovere un dialogo inclusivo.

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Annachiara Maddaloni
Annachiara Maddaloni

Appassionata di Asia, fin da piccola ho avuto il privilegio di partecipare a varie esperienze linguistiche e culturali nel Regno Unito e negli Stati Uniti. La curiosità per i contesti multiculturali mi ha portata, a 15 anni, a vincere una borsa di studio per trascorrere un breve periodo in Cina. Durante il percorso universitario ho approfondito gli studi presso la Fu Ren Catholic University di Taipei e la Beijing International Studies University.

Dopo quattro anni in aziende multinazionali, dal 2020 collaboro con l’Istituto Confucio dell’Università Cattolica, dove coordino i progetti editoriali e scolastici legati alla promozione della lingua e cultura cinese in Lombardia.

Contestualmente, da qualche anno ho scoperto una grande passione per l’insegnamento delle lingue. Avere a che fare con le nuove generazioni stimola la mia crescita personale e professionale, oltre a spingermi ad approfondire ciò che succede nel mondo e a verificare con cura le fonti da cui provengono le informazioni.

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