In 3 Sorsi – Ci si chiede come mai il Presidente Putin abbia proposto delle riforme costituzionali così importanti nelle scorse settimane. Una risposta possibile è che l’intento sia di riplasmare il ruolo e il peso delle Istituzioni russe e ricreare le condizioni per il rinnovo della sua nomina presidenziale.
1. UN NUOVO SCENARIO PRIMA DEL 2024
Il 15 gennaio scorso Vladimir Putin ha fatto presagire nuovi scenari per il suo futuro politico. Alla fine del suo attuale mandato nel 2024 il Presidente sarà infatti a malapena settantenne e quindi resta da capire quale ruolo abbia deciso di ritagliarsi. In base al programma presentato durante il suo discorso annuale all’Assemblea Federale sembra che Putin intenda cambiare la Costituzione, rafforzando il Parlamento e riservando alla Duma (la Camera bassa) la nomina del Primo Ministro per presentarsi come capo del Governo. Nel periodo precedente al suo passaggio da Presidente a Primo Ministro del 2008, Putin fece, infatti, approvare provvedimenti per rafforzare i poteri del Primo Ministro a scapito sia del Presidente che degli altri membri del Governo. Con l’insediamento al Cremlino di Medvedev, il 7 maggio 2008, Putin venne nominato alla carica di Primo Ministro della Federazione Russa, nuovo ruolo che gli permise di mantenere una posizione centrale nella vita politica russa e di preservare molte delle sue vecchie competenze, pur cambiando ruolo istituzionale. La Costituzione infatti, non consente al Presidente di restare in carica per più di due mandati consecutivi. Invece di eliminare la clausola che impedisce un terzo mandato presidenziale consecutivo, Putin punterebbe quindi a creare le condizioni per restare al potere rivestendo una posizione diversa da quella presidenziale, con la proposta di un referendum per votare i nuovi emendamenti costituzionali come segno di legittimità popolare. Il Presidente poi vorrebbe un super-Consiglio di Stato che riunisca organi federali e locali, al posto dell’attuale, anemico organo consultivo. Nelle Costituzione di una Mosca meno presidenziale, la legislazione russa avrà la priorità su quella derivata dai trattati internazionali.
Le proposte di Putin sono state accompagnate dalle immediate dimissioni del premier Dmitry Medvedev, per il qualei beninformati parlano di un ruolo nel nuovo Consiglio di Stato. Il 15 gennaio 2020 è stato indicato dal Presidente Putin per il ruolo di Primo Ministro Mikhail Mishustin, attuale capo del servizio fiscale federale russo. Il giorno successivo la sua nomina è stata formalizzata dal Capo dello Stato dopo l’approvazione da parte della Duma, che ha confermato la candidatura con 383 voti favorevoli, 41 astensioni e nessun voto contrario. Questo fa pensare a quanto il Presidente ritenga che il successo dell’economia russa sia la chiave per la rinascita politica del Paese.
Fig. 1 – Mikhail Mishustin presiede la prima riunione del suo nuovo Governo, 21 gennaio 2020
2. GLI EFFETTI DELLA PROPOSTA
La riforma proposta tuttavia potrebbe dare il via a una serie di altre proposte e all’assegnazione di nuovi ruoli, come ad esempio quello di Capo del Consiglio di Sicurezza. L’idea è che i membri del Governo Medvedev si siano dimessi per consentire al Presidente di prendere tutte le decisioni che servono per mettere in campo il nuovo assetto che ha in mente. Alla fine il riequilibrio dei poteri potrebbe cambiare tutto o forse niente in Russia, perché, al massimo, ci sarà un nuovo capo dello Stato. Ma il successore di Putin potrebbe avere problemi a governare, perché per la prima volta un Presidente sarebbe costretto a condividere il potere.
Inoltre Putin potrebbe restare in sella come leader politico e diventare di nuovo premier al posto di Mishustin o altri potenziali capi del Governo. Oppure potrebbe persino insediarsi come “padre della nazione” a capo di un potente Consiglio di Stato. Gli scenari sono molteplici e tutto dipenderà da quali cambiamenti costituzionali verranno implementati.
Fig. 2 – Vladimir Putin e Dmitry Medvedev, duo al centro di speculazioni e ipotesi sul futuro politico della Russia
3. PUTIN DOPO PUTIN
Putin non ha dato indicazioni precise su se stesso, se non il favore a due soli mandati per i Presidenti a venire, cosa che esclude una sua nuova candidatura nel 2024. E proprio la suprema incertezza che regna a Mosca dopo il discorso all’Assemblea federale gli permetterà di restare arbitro supremo di tutti i giochi di potere.
Dominatore indiscusso della politica russa, Putin sta celebrando i vent’anni al potere. Nominato Primo Ministro da Boris Eltsin il 9 agosto 1999, divenne infatti Presidente alla fine dello stesso anno e fu poi riconfermato elettoralmente alcuni mesi più tardi. Nel 2008, dopo due mandati presidenziali consecutivi, fu ancora premier sotto la presidenza del fedele Dmitry Medvedev, per tornare al Cremlino quattro anni dopo nel 2012 ed essere riconfermato nel 2018 per altri sei anni, che si concluderanno appunto nel 2024. Comunque vadano le cose, già durante questi anni Putin ha già dimostrato di non aver bisogno di ricoprire la carica di Presidente per essere l’uomo più potente della Russia. Sono in molti a scommettere che neanche stavolta il Presidente accetterà di farsi da parte. Intanto Putin pensa all’economia e prevede un miglioramento delle politiche di welfare per le famiglie con redditi più bassi, a cominciare dall’introduzione di un bonus bebè sulla nascita del primo e del secondo figlio e di sussidi mensili per ogni bambino dai 3 ai 7 anni per incrementare le nascite.